I : anche le loro

 

 famiglie sono vittime

 


21 nov. '05 (PL)

 


Il 12 settembre 1998 Olga Salanueva assistette all'arresto di suo marito René González; nessuno dei due potevano sospettare che l'accanimento contro di loro e le loro figlie era appena cominciando.

Catturato per comunicare a Cuba le azioni terroristiche organizzate e portate a termine dai raggruppamenti controrivoluzionari di Miami, René fu accusato di essere un agente segreto straniero non registrato e cospirare per danneggiare gli Stati Uniti.

Secondo Olga, a dispetto di queste accuse, se avesse cooperato con le autorità statunitensi oggi sarebbe in libertà e vicino ai suoi esseri più cari. “Ma pretesero concessioni incompatibili con la sua dignità e principi di uomo leale”  ha denunciato.

A differenza di Gerardo Hernández, Antonio Guerriero, Ramón Labañino e Fernando González, egli, in primo grado, non fu accusato di cospirazione per commettere assassini, ha ricordato facendo riferimento ad una delle ingiuste accuse della causa dei Cinque (come sono comunemente conosciuti).

“Ciò lo mise in condizioni di essere usato come testimone dalla Procura per argomentare le bugie scagliate contro i suoi compagni”.

“Facendo così René sarebbe stato l'agente "dichiarato" di Cuba di cui essi avevano bisogno. Tuttavia, dalla sua intransigenza é derivata una maggiore condanna in giudizio e la posteriore crudeltà contro sua moglie che fu fermata il 16 agosto 2000 con accuse migratorie.

Come René anche lei sentì la severità e l’odio delle incarognite autorità giudiziali degli Stati Uniti, imparentate con le organizzazioni anticubane di Miami.

Durante i tre mesi di prigione ai quali fu sottomessa, le permisero di vedere la sua piccola figlia in un'occasione e le negarono le più elementari garanzie, fino a che fu dichiarata escludibile e deportata verso Cuba.

A cinque anni dal suo ritorno a Cuba, Olga afferma che questo momento ha segnato l'inizio di un'altra lunga tappa di torture psichiche ed accanimenti, sistematiche negazioni del visto affinché lei e sua figlia Ivette possano visitare René.

Molti sono stati i momenti di angoscia e scoraggiamento per i Cinque ed i loro parenti, benché senza perdere la speranza, rinnovata, il passato 9 agosto, quando si conobbe che le condanne erano revocate.

Realmente fu la prima volta che la giustizia si manifestava in questo caso, l'unica volta che si mostrò nelle 93 pagine della sentenza emessa dai tre giudici della Corte di Appello di Atlanta. “Ci riempì di fiducia, di speranza ed allegria” assicura la moglie di René González.

“Ma ora ,quasi dopo tre mesi, arriva la notizia che, per istanza della Procura,questa sentenza sarà riconsiderata dal plenum integrato da 12 magistrati dell'undicesimo circuito di appello di Atlanta”.

“Sono nuove bugie del governo degli Stati Uniti, una manovra per allungare i tempi della loro detenzione, perché sanno bene che questo processo, legalmente e moralmente, l'hanno già perso”.

“Come nel caso anteriore non c'è un termine determinato affinché i magistrati si pronuncino”. “Mentre”, sostiene Olga, loro sono in carcere, i figli continueranno a sperare per i genitori, le madri per i loro figli e le mogli resteranno coi loro sogni da realizzare”.

A Washington poco gli é importato che in maggio di questo anno il Gruppo di Lavoro sulle Detenzioni Arbitrarie della Commissione di Diritti Umani dell'ONU aveva dichiarato che la privazione della libertà dei Cinque, da settembre del 1998, era arbitraria ed illegale.

“Nel frattempo loro continuano a rimanere isolati in cinque carceri come colpevoli criminali , soffrendo tutti i rigori sotto una falsa sentenza di colpevolezza che é già stata annullata. Sono, pertanto, ostaggi degli Stati Uniti”.