Sono passati 25 anni dal volo

 congiunto nello spazio Cuba-URSS


• "Continuo a rimpiangere il cosmo. Anche da lì le stelle si vedono molto lontane

• Gli spazi siderali sono pieni di incertezze e sorprese

• Ma non vedemmo nessun UFO, nè le sue tracce

• I fulmini sono raggi interminabili

• Lo spazio è grigio e la terra è azzurra", afferma il generale di brigata Arnaldo Tamayo Méndez, il primo cosmonauta latinoamericano

 

L.H.SERRANO - 24 settembre 2005

 

 

"Il nostro pianeta è una grande ‘nave’ che galleggia serena nell’Universo e tutti, in un certo senso, siamo ‘cosmonauti’, perchè viaggiamo su di essa come i suoi più valorosi membri dell’equipaggio". Lo ha detto alla stampa il generale di brigata Arnaldo Tamayo Méndez, il primo latinoamericano e meticcio ad andare nello spazio, oggi capo del Dipartimento delle Relazioni Internazionali delle Forze Armate Rivoluzionarie (FAR). Confessa che gli piacerebbe essere un pilota adesso, o girare in orbita attorno alla Terra, ma i nuovi compiti che gli sono stati affidati attenuano la nostalgia.

 

"In ogni modo ho sognato di andare nuovamente nel cosmo, come in quell’indimenticabile 18 settembre 1980, nel quale partimmo dalla base kazaka di Baikonour. E’ passato un quarto di secolo, però mi sembra che sia ieri ed in questo momento sto provando un’emozione grande quasi quanto quella provata negli otto giorni del viaggio, carico di tensione e scienza. Essere cosmonauta – io fui il 97° - ha i suoi miti, non lo nego. Per esempio i bambini ci vedono come extraterrestri, ma non siamo diversi dalle altre persone. Chi vola nello spazio non è assolutamente un Superman. I bambini ci fanno ogni tipo di domanda! Ci vedono come un qualcosa di irreale, fantastico, da fantascienza. Dopo aver volato così lontano, veloce ed alto, uno contrae un grande impegno. Dopo aver orbitato attorno alla Terra ad una velocità di quasi 30.000 km/h, vale a dire più di 8 km al secondo, viaggiando tra le stelle, come viene scritto nei romanzi, se passiamo in automobile con il rosso in una strada qualsiasi, quelli che ci vedono dicono sbalorditi: guardate cosa sta facendo quell’astronauta!"

 

Qualcuno ha chiesto se Romanenko o lui, o gli altri cosmonauti del complesso orbitante, Riumin e Popov, siano entrati in contatto con un OVNI (UFO la sigla in inglese). "Non nego che esistano, ma non sono in grado di provarlo e, oltretutto, non li abbiamo mai visti. Può darsi che, in qualche recondito angolo dello spazio, esista la vita, ma non abbiamo indizi su questo".

 

 

POESIA E COLORI DAL COSMO

 

 

Tamayo dice di essere un cattivo poeta e che per questo non ha scritto una poesia su tutto ciò che ha visto dall’oblò della nave spaziale quando, assieme a Yuri Romanenko, fu viaggiatore cosmico e testimone della realtà di quel volo. Ma le sue evocazioni hanno un contenuto poetico. "Il vuoto del cosmo è pieno d’incertezze, domande, sorprese e timori. Quando mi vidi in quell’abisso insondabile e potetti scorgere la Terra, pensai: "Io vengo da lì! Sono di quella palla! A volte rimanevo a bocca aperta, guardando come il pianeta che abitiamo girava placidamente nello spazio. Io volevo osservare più a lungo quel piccolo mondo così lontano e per fare ciò arrivai a violare il riposo programmato. Lo spazio, al contrario di quel che si dice o pensa, non è azzurro ma grigio. I tramonti del sole sono mille volte più belli. L’atmosfera attorno al nostro pianeta è una grande cupola di cristallo, la Terra è veramente azzurra e la sua vegetazione marrone, mentre i grandi deserti sono di colore beige. Le nostre orbite erano di novanta minuti. Ogni ora e mezza facevamo il giro attorno al mondo ed in questo lasso di tempo vedevamo più di dieci volte la notte e il giorno, qualcosa di meraviglioso, come un racconto sulle fate. Abbiamo visto le tempeste, uno spettacolo impressionante, soprattutto di notte. I lampi sono diversi da quelli che vediamo sulla Terra. Sono raggi quasi interminabili, che si proiettano nell’infinito. Le stelle che sappiamo enigmatiche e irraggiungibili, continuano ad apparire lontane, ma più intense e brillanti. "Nel cosmo il sole quasi brucia. La parte esterna della nave spaziale, illuminata dai raggi solari, si riscalda a più di cento gradi centigradi e si raffredda a meno di cento sotto zero, nella parte oscura".

 

Ha spiegato che a più di 400 km dalla terra il vuoto è assoluto e non c’è ossigeno. Lo impressionavano molto le micro-meteoriti (la cosiddetta polvere cosmica), che urtavano continuamente sui cristalli blindati dai quali osservavano l’insolito abisso siderale.

 

"Le particelle di combustibile, con l’accensione dei motori, vengono proiettate luminose nel vuoto, simili a potenti spari di proiettili traccianti", ha ricordato.

 

 

IL PIANETA VA PROTETTO!

 

 

"All’ONU, trattando il tema dell’inquinamento ambientale, abbiamo visto che se non ci uniamo nella lotta contro questo fenomeno, la Terra e soprattutto la nostra specie saranno in pericolo. Questa è stata una preoccupazione anche dei rappresentanti di circa 50 paesi che annoverano cosmonauti tra i loro cittadini. Noi che abbiamo avuto il privilegio di vedere il nostro pianeta da lontano, di contemplarlo tutto, abbiamo ponderato tutto ciò.

 

"Se lo paragoniamo con il resto dell’Universo, non è così grande. Va protetto affinché non vada perduta la sua preziosa componente umana, evitando la sua distruzione, lenta o rapida che sia.

 

"Ci minacciano due grandi pericoli: l’inquinamento e l’utilizzo degli armamenti. A ogni persona corrispondono 15 o 20 Kg di TNT degli arsenali attuali. Solo un grammo basterebbe per distruggere un essere umano. Perciò devono sparire le armi di sterminio di massa e un giorno anche quelle convenzionali.

 

"Esiste un’altra grande tragedia: la fame. Tutti i giorni sembra che esploda una bomba atomica piccola o media in America Latina perché sono milioni i morti per la fame, la denutrizione, la sottoalimentazione, la mancanza di medicinali e di medici. Dobbiamo applaudire alle investigazioni spaziali per il benessere dell’uomo.

 

"Il cosmo, per quanto riguarda l’utilizzo pacifico, è redditizio per molte ragioni e fatti: l’utilizzo di satelliti per le comunicazioni, la televisione, i pronostici meteorologici, l’elaborazione di carte geografiche, il ritrovamento di risorse sotterranee e la previsione dei disastri naturali, che può salvare migliaia di vite. "Paura? Sì, l’ho avuta, ma la si domina. Uno pensa sempre che è possibile un incidente, qualche avaria come la perdità della pressurizzazione. Ma con buone conoscenze e preparazione la paura non diventa panico. "Alcuni secondi prima del decollo, la certezza di essere a bordo di una nave spaziale che verrà sparata verso il cosmo ti spaventa ed influenza lo stato d’animo. Venire spinto da un razzo poderoso verso l’ignoto non è come viaggiare in una provincia. È andarsene dal pianeta, trovarsi in breve tempo a un’altezza sorprendente", ha raccontato il cosmonuata cubano.

 

 

L’INDUSTRIA NEL COSMO

 

 

Ha detto che quando era già in orbita si vedeva la Terra come una sfera irraggiungibile. Come se il ritorno fosse quasi impossibile.

 

"Beh, certamente essere cosmonauta – lo sanno bene i miei colleghi Romanenko e Popov - è un affare assai rischioso ma certamente appassionante. Sono già 450 persone che hanno provato quest’esperienza, compresi due turisti, gente ricca e audace che ha pagato l’avventura come se il cosmo fosse un nuovo polo dell’industria turistica. "E parlando d’industria nel cosmo, in realtà non si scarta l’utilizzo dello spazio extraterrestre, voglio dire su larga scala, per l’attività industriale nel senso produttivo del termine. Esistono materiali come i semiconduttori – per citare un solo caso - che sulla Terra non si possono produrre. E’ già stato fatto invece nello spazio ed in futuro ci saranno impianti di fabbricazione in orbite vicine alla Terra".

 

 

IL VOLO SU MARTE

 

 

A proposito del volo su Marte, Tamayo ha commentato che preoccupano molto gli effetti dell’assenza di gravità, il poco ossigeno all’interno dei veicoli spaziali, il flottaggio con il quale si convive e un fenomeno chiamato "il cambiamento della formula del sangue". Sarebbe maggiore l’azione della mancanza di gravità nei confronti del corpo umano. I medici dicono che provocherebbe la perdita di calcio nelle ossa, un altro problema serio da risolvere. "È un viaggio molto lungo. Preoccupano molto gli alimenti, il peso che deve caricare la nave. Addirittura si pensa di allestire un orto a bordo per mangiarne i prodotti. Si studia il modo di vincere la mancanza di gravità, bilanciarla o perfino di evitarla. Si propone di creare un sistema centrifugo che origini una gravità artificiale. Non è facile ottenerlo tecnicamente, ma si conosce il metodo in teoria. Dovrebbe essere una gravità molto simile a quella reale che l’uomo conosce".

 

Tamayo ha evocato così l’atterraggio: "Quando tornammo dal cosmo provai molte impressioni. Quando toccai la Terra respirai a fondo e mi dissi: ‘Sono già nel mio ambiente’. Uno si vede solo lassù a 450 Km di altezza e certamente prova uno stress molto grande. Ci tranquillizza soltanto il sapere che abbiamo compiuto una missione molto importante e che rappresentiamo il paese.

 

"Credo, o a volte ho pensato, che il volo nello spazio è una cosa contraddittoria. Da una parte è un enorme progresso scientifico. Ma dall’altra un regresso, nel senso che ti allontana dalla società, dall’umanità. Certo, è un sacrificio transitorio per il bene dell’uomo e della pace. Questo compensa tutto.

 

"La mia età? 63 anni. Ma come disse mia madre, sono molto più giovane perché quando atterrò la nostra nave e mi vide, mi disse: ‘Sei nato, figlio mio, sei nato!’. Quindi ho solo 25 anni, non è vero?"