Il Summit segregazionista

delle Americhe

 

J.CARRASCO MARTIN

 

2 novembre Mar Del Plata, Argentina. - La Rambla si vedeva attraverso le griglie con le quali sono stati recintati 250 isolati di Mar del Plata, parte sostanziale della severa operazione di blindamento con il quale è stata chiusa un’intera area della città balneare. Quest’operazione prevede il sorvolo di aerei militari e la protezione dello spazio aereo da parte di potenti radar, la vigilanza navale e terrestre eseguita da varie migliaia di effettivi della polizia, compresi 2.000 che parlano l’inglese giunti dagli USA per "proteggere" il loro presidente George W. Bush.

 

Tutto perché questa città, situata a 400 Km a sud di Buenos Aires, è sede del IV Summit delle Americhe, in contemporanea con il Summit dei Popoli, affollato da migliaia di persone giunte da tutto il continente. Una delle attività principali di quest’ultima iniziativa è opporsi alla presenza non gradita del presidente del Nord.

 

Intanto Bush sta continuando a mostrare la sua ossessione di tentare nuovamente di negoziare l’ALCA con interlocutori dalle posizioni molto differenti, varianti dall’accettazione tacita, passando per la reticenza rispetto ad un legame che li compromette troppo e che arrivano all’aperta e dignitosa sfida al piano di Washington di inghiottirsi economie e sovranità. Quest’ultimo è il caso del Venezuela, il cui presidente Hugo Chavez, ha detto senza giri di parole: "L’ALCA è morto, lo stanno seppellendo i popoli del continente".

 

Come c’era da aspettarsi, non sono state affatto facili le trattative per un documento finale e sono stati impiegati tutti i diplomatici e le diplomatiche USA per l’America Latina, che hanno fatto tutto il possibile per raggiungere quell’irraggiungibile obiettivo, che continuano a perseguire ma attraverso gli accordi bilaterali e regionali chiamati Trattati di Libero Commercio (TLC). Ma nemmeno questi appaiono completamente credibili al continente, tanto meno ai popoli che lo abitano.

 

Lo slogan e l’argomento della riunione erano altre cose difficili da conseguire adesso per i 33 paesi presenti nell’incontro dei presidenti e tanto meno realizzabili in caso d’applicazione delle politiche contrassegnate dalle famigerate sigle ALCA o TLC: la creazione di posti di lavoro per lottare contro la povertà e creare una governabilità democratica.

 

L’America Latina è un continente di disoccupati. Sono 18 milioni gli uomini e le donne ufficialmente senza lavoro.

 

L’integrazione neoliberista che propongono gli USA è un invito definito nefasto per l’America Nostra da José Marti e ancor prima di lui dal ‘Libertador’ Simon Bolivar. Costituisce in realtà un progetto annessionista, realizzato esclusivamente "attraverso la mercantilizzazione della stessa vita umana", come ha segnalato un dirigente della Centrale dei Lavoratori Argentini (CTA).

 

Queste riunioni presidenziali sono nate nel 1994 a Miami. La zona off-limits dei quartieri della classe media e alta di Mar del Plata, risponde anche allo spirito segregazionista che ha dato origine a questi Summit quando venne esclusa l’Isola dalla città che da alloggio a terroristi della mafia anticubana. Dal 1º gennaio 1959 Cuba è una spina nel fianco di Washington e nemmeno con un feroce blocco le è servito a togliersela.

 

Secondo quanto è trapelato, il presidente Bush ha preparato richieste per tutti i presidenti della regione nelle quali sostanzialmente si interessa, più che alla creazione di posti di lavoro per risolvere i gravi problemi socio-economici, alla sua "necessità" di rafforzare la sicurezza di fronte "alla seria minaccia rappresentata dal terrorismo internazionale", punto di vista molto debole se abbiamo presente che un terrorista internazionale come Luis Posada Carriles ha praticamente in tasca la green card, la residenza e perfino la restituzione della cittadinanza statunitense, perché lui sì è uno dei terroristi dell’altro Bush.

 

Per quanto riguarda l’ALCA si parla di una proposta più "flessibile" e senza un termine rigido per quanto riguarda i tempi, tenendo presente che quando venne concepito il progetto l’obiettivo era quello di renderlo operativo nel 2005. I termini sono arrivati alla scadenza e Bush se ne andrà a mani vuote, proprio perché da una parte il vigile popolo continentale non gli ha permesso di chiudere il suo cerchio di morte e dall’altra si sono verificati cambiamenti per quanto riguarda i Governi, con più di un presidente defenestrato dalla mobilitazione popolare e altri costretti a risolvere o almeno a pensare ai problemi dei loro connazionali. E così non è stato possibile imporre nessuna marcia forzata per l’applicazione dell’Accordo.

 

L’equipe di Bush pretenderà di sottoporre il Governo bolivariano del Venezuela di Hugo Chávez a un isolamento continentale, agitando nuovamente fantasmi che molto tempo fa caddero nel ridicolo e che, alla lunga, non sortirono nessun effetto nemmeno quando vennero utilizzati contro Cuba, nonostante le risoluzioni dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA) che convoca, o fa finta di convocare, questi Summit delle Americhe.

 

Ma l’impero non va considerato totalmente sconfitto. Ricordiamo che quando la bestia viene ferita o rinchiusa i suoi artigli sono più pericolosi.