I popoli delle Americhe innalzano
 

le loro bandiere di lotta



M.J.MAYORAL / I.FRANCISCO

 

 

Mar del Plata, 1  novembre. – Il complesso Polisportivo di questa città balneare è strapieno di speranze e aneliti di lotta, impersonati dall’incalcolabile numero di uomini e donne di tutto l’emisfero, riunitisi qui per dare inizio al III Summit dei Popoli.

 

E’ un appuntamento imprescindibile in questi tempi di flusso dei movimenti sociali nella regione, la cui crescente maturità li porta ad unire le forze, a costruire percorsi di lotta con la ricchezza della differenza e del pensiero collettivo, contro l’imperialismo statunitense ed i suoi piani di dominazione e morte.

 

Anche se ogni paese deve percorrere le sue peculiari strade, è certo che per la terza volta i movimenti stanno vivendo un momento assai significativo. Questa volta con una prospettiva più ampia: delineare piani a breve e lungo termine per combattere i tentativi di Washington di “inghiottirsi” economicamente, politicamente, socialmente e spiritualmente la regione; affrontare la povertà, la militarizzazione ed il debito estero.

 

Confidano nella possibilità di un’America migliore e la difendono con veemenza; vogliono l’integrazione dei popoli, la sovranità popolare ed una giusta distribuzione delle ricchezze.

 

Discuteranno per cinque giorni su questi temi, valutando quanto fatto finora e precisando meglio quale debba essere la direzione dei comuni sforzi.

 

Alle 20 ora locale (le 19 a Cuba), le migliaia di persone riunite nello stadio inneggiano a ‘Che’ Guevara, vivo simbolo ispiratore delle attuali battaglie.

 

Formano una moltitudine differenziata per età, provenienza, militanza politica, credo religioso, organizzazioni e movimenti sociali d’appartenenza, ma si stringono come un pugno chiuso per esprimere le loro convinzioni antimperialiste, il rifiuto del fascismo annidato nella presidenza dell’impero yankee. Lo ripetono nelle loro parole d’ordine, lo hanno scritto in decine di cartelli e bandiere collocati in diversi punti della città.

 

La delegazione cubana, guidata dal presidente del Parlamento Ricardo Alarcón, viene applaudita con molto affetto. I 300 figli della Maggiore delle Antille ricevono una manifestazione di gratitudine per essere venuti dalla loro degna terra, esempio di resistenza. Il gesto verrà ripetuto più tardi dai nostri compatrioti, tra i quali ci sono i familiari dei Cinque Eroi sequestrati dal Governo degli Stati Uniti; famosi intellettuali, artisti, glorie dello sport, atleti di primo piano ancora attivi, leader di organizzazioni di massa e sociali, giuristi, contadini, giornalisti, studenti, membri dei più recenti programmi della Rivoluzione.

 

Il concerto inaugurale inizia con il video-clip della canzone Di que No, del gruppo cubano Hoyo Colorao, cioè con un appello contro la guerra, a favore della vita e della pace. Quando i ragazzi del gruppo musicale saranno già sul palcoscenico la melodia verrà cantata in coro da tutto il pubblico. Seguono le interpretazioni di Sara Mamani, con musica folkloristica del nord-ovest argentino: Lo spettacolo continuerà così per diverse ore, con la presenza di diversi gruppi, sostenitori dell’importanza della cultura come arma di lotta.

 

L’attività di questo III Summit dei Popoli, nonostante si sia aperta ufficialmente in serata, era iniziata già dalla mattinata con diversi incontri, tra i quali citiamo quello sostenuto tra i familiari dei Cinque Eroi e gruppi di solidarietà con questi combattenti contro il terrorismo. Nella sessione pomeridiana si è svolto un importante dialogo tra universitari del nostro paese e di altre nazioni sudamericane.