Ogni fiore per Camilo

è un sì per Cuba

 



Á.R,ÁLVAREZ - 28 ottobre 2005

 

Nonostante la sua fugace partecipazione alla vita pubblica dell’Isola l’affetto e la devozione popolare per il Comandante Camilo Cienfuegos mantengono dopo 46 anni dalla sua scomparsa tutta la forza e la freschezza di quell’ottobre del 1959.

 

In poco più di tre anni dalla sua incorporazione al gruppo dei futuri partecipanti alla spedizione del Granma in Messico, Camilo lasciò una profonda e impressionante impronta nella storia più recente delle lotte per l’indipendenza nazionale.

 

Durante la guerra di liberazione egli, da semplice soldato, divenne Comandante, il massimo grado che si concedeva nell’Esercito Ribelle. L’ordine fu emesso dal Comandante in Capo Fidel Castro il 15 aprile del 1958.

 

Otto giorni dopo, in una lettera di ringraziamento inviata a Fidel: "…per avermi dato l’opportunità di servire anche di più questa degnissima causa…", Camilo lasciava per sempre il suo sigillo di lealtà ed etica dicendo: "Mi sarà più facile smettere di respirare che smettere d’essere fedele alla sua fiducia!"

 

Per questo non c’era casualità nella sua nomina a Capo della Colonna d’invasione Antonio Maceo, quando, sconfitta l’offensiva estiva della tirannia di Batista, il massimo capo ribelle considerò giunto il momento d’estendere la guerra al centro e all’occidente dell’Isola.

 

Il Comandante in Capo sapeva che per portare avanti la strategica missione doveva contare su due capi abili e con indiscutibili qualità politiche, morali ed umane.

 

Coinvolto in un’impresa simile, così come vive ugualmente nel ricordo del popolo, marciava un altro insuperabile combattente, Ernesto Che Guevara.

 

I nemici di Camilo ovviamente lo presero sempre di mira e per anni organizzarono le più ripugnanti speculazioni sulla sua scomparsa e soprattutto sull’importanza e il peso delle sue idee politiche.

 

L’analisi dei discorsi e degli scritti che ci ha lasciato non ci permettono dubbi: le sue concezioni sull’unità delle forze rivoluzionarie, la sua messa a fuoco di classe, allora come adesso, vitale nella definizione ideologica dimostrano la profondità sociale del suo pensiero e la piena identificazione con la Rivoluzione e con Fidel.

 

Il sette ottobre, tre settimane prima del fatale incidente, Camilo disse: "Dobbiamo andare avanti, dobbiamo stare gomito a gomito con i contadini, gli operai, gli studenti, noi l’Esercito Ribelle fortemente unito con tutti, con lo sguardo verso ll futuro brillante di Cuba!"

 

Seguendo questa linea di pensiero egli aveva sottolineato: "Tutti dobbiamo restare uniti per far sì che la Rivoluzione non venga schiacciata dai poderosi interessi stranieri e dai poderosi interessi annullati dalla Rivoluzione!"

 

Non è casuale che il Che, tanto giusto quanto severo nel definire la condotta umana, lo caratterizzò così: "Nel suo rinnovo continuato e immortale Camilo è l’immagine del popolo", e fu proprio il Che per dimostrare l’immenso affetto e il rispetto per Camino, che dalle pagine della rivista Verde Olivo lanciò l’idea.

 

Da allora ogni 28 ottobre il mare di Cuba si copre di fiori.

 

Per questo ogni fiore lanciato in mare in onore di Camilo supera l’atto formale ed emotivo per diventare una conferma della volontà dei cubani di continuare a combattere la Battaglia delle Idee e mantenere gli sforzi per conquistare tutta la giustizia, nell’edificazione di una società come chiedeva José Martí: "Con tutti e per il bene di tutti".