Dichiarazione della OSPAAAL:

 

 

 solidarietà con le lotte dei popoli

 

dell’America Latina e dei Caraibi

 

 

L’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA) ha cominciato ad illuminare i popoli spogliati ed oppressi dell’America Latina e dei Caraibi grazie ai passi dati da Cuba e dal Venezuela con l’inizio della realizzazione a un livello superiore di una cooperazione solidale di nuovo genere e con l’integrazione che si stava già sviluppando tra i due paesi e dimostrando ancora una volta che l’utopia è realizzabile quando nasce dal più profondo del cuore dei dimenticati.

 

Ne fanno fede la dichiarazione congiunta de 14 dicembre del 2004 con gli accordi firmati dal presidente Chávez e da Cuba, che contrastano con il proposito annessionista dell’Area di libero commercio ALCA e dei suoi succedanei, i trattati di libero commercio che negli ambiti bilaterali o sub-regionali rappresentano gli stessi vecchi obiettivi di colonizzazione condannati da vasti settori della società civile di Nuestra America.

 

In questo nobile e umano impegno non restano dimenticate le masse dei neri oppresse e spogliate nello stesso territorio degli Stati Uniti del nord America, vittime del mercato e del disastro economico e sociale provocato dal neoliberismo, come i loro fratelli e sorelle del terzo mondo.

 

Nelle ultime settimane la vivacità delle lotte popolari che si stanno librando in America Latina ha raggiunto un vero auge e il fatto più rilevante è costituito dal movimento del popolo dell’Ecuador che ha provocato la fuga dell’ex presidente Lucio Gutiérrez.

 

In Bolivia cresce lo lotta popolare contro il furto delle ricchezze nazionali da parte delle trans nazionali e ugualmente si mobilitano la coscienza e la solidarietà a favore del giusto reclamo di uno sbocco sul mare per questo fraterno paese.

 

In Nicaragua grandi manifestazioni popolari hanno denunciato l’approfondimento della povertà che ha caratterizzato il governo di Enrique Bolaños, che si deve dimettere dal suo posto di presidente.

 

Dal Cile giungono notizie delle vigorose espressioni di condanna espresse da un ampio settore sociale e soprattutto tra gli studenti per la visita della segretaria di stato nordamericana in questo paese.

 

In Messico si notano le grandi mobilitazioni che si sono svolte in appoggio al governatore dalla capitale, Andrés Manuel López Obrador, oggetto di una manovra fallita di manipolazione con un processo denunciato come torbido e politicizzato, per impedire la sua presentazione nelle elezioni presidenziali del 2006, poiché sinora egli è il candidato più favorito stando alle inchieste.

 

Cuba mostra una vera rianimazione della sua economia e lascia dietro a sè il periodo speciale, adattando nuove misure di beneficio popolare che approfondiscono la giustizia sociale e l’umanesimo come caratteristiche che sono inerenti a questo processo rivoluzionario dal trionfo della Rivoluzione del 1 gennaio 1959 e che oggi costituiscono la parte integrale di centinaia di azioni che formano i programmi sociali della Battaglia delle Idee. Si riaffermano l’ammirazione e il rispetto che la Rivoluzione cubana suscita in vasti settori della comunità e dell’opinione pubblica internazionale com’è stato dimostrato nella recente sessione della Commissione dei Diritti Umani dove l’ipocrisia, la manipolazione, il deficit morale e la doppiezza dimostrate dell’amministrazione di George W. Bush sono state definitivamente smascherate.

 

L’ostilità statunitense indirizzata alla destabilizzazione e all’isolamento di Cuba per creare un contesto che faciliti un intervento militare è fallita, ma questo non significa che sia scomparsa la demenza aggressiva che impera nella Casa Bianca contro al Rivoluzione cubana, la Rivoluzione bolivariana e i popoli latino americani in generale affamati di giustizia sociale e di una vera democrazia partecipata che permetta di svolgere il ruolo che corrisponde nella creazione del proprio destino. In quest’ambito il detto Plan Colombia costituisce un altro pericoloso esempio cercando con tutti i mezzi di schiacciare la resistenza del popolo colombiano e di controllare il resto della zona con le iniziative regionali andine per dare legittimità alle loro nefaste ambizioni. Per questo hanno usato ancora una volta la spregevole Carta Democratica della Organizzazione degli Stati Americani, OEA, che non ha mai perso la sua categoria di ministero delle colonie degli USA, come dimostrano le recenti e scandalose scaramucce che hanno condotto all’elezione di un nuovo segretario generale e i tentativi di intervento negli affari interni dell’Ecuador. Si tratta della stessa OEA che ha appoggiato ipocritamente l’usurpatore Pedro Carmona, che ha cercato di usurpare il potere in Venezuela con un colpo di stato fascista nell’aprile del 2002. E che ha mantenuto un silenzio senza pudore davanti alla fraudolenta elezione che ha portato Bush alla presidenza degli USA nel novembre del 2000.

 

Nel suo foglio di servizi molto sporco non va dimenticato lo smantellamento dei governi costituzionali di Jacobo Arbenz in Guatemala e di Juan Bosh in Repubblica Dominicana, per fare solo due esempi.

 

In un continente dissanguato dal neoliberismo, Rumsfeld e Condoleezza Rice, una strana combinazione, hanno di nuovo parlato del solito fantasma della destabilizzazione della regione in questo caso dei governi di Cuba e del Venezuela, con il vano obiettivo di trovare formule per contenere l’ondata popolare già incontenibile contro il sistema di dominio imperialista nella regione e per preparare l’opinione pubblica ad azioni più forti contro i due paesi, senza escludere la stessa invasione militare.

 

I figli di Bolívar, Martí e del Che hanno dimostrato reiteratamente nella storia la propria capacità per sfidare il potere dell’impero in circostanze svantaggiose per ottenere la vittoria.

 

La segreteria esecutiva dell’Organizzazione di Solidarietà dei Popoli di Africa, Asia e America Latina - OSPAAAL - reitera la sua completa solidarietà con i popoli in lotta in America Latina e nei Caraibi, mentre condanna energicamente le minacce e l’intromissione imperialista negli affari interni che costituiscono una flagrante trasgressione dei diritti dei popoli sovrani e della libera determinazione oltre a una abietta mancanza di rispetto del principio di non intervento.

 

 

Segreteria Esecutiva della OSPAAAL
9 maggio del 2005