Reclama il Senato messicano

la fine del blocco



4 novembre 2005 (PL) - Il Senato della Repubblica si è sommato al crescente coro di voci, che in Messico, reclamano la sospensione immediata del blocco economico, finanziario e commerciale che il governo degli Stati Uniti mantiene contro Cuba.

La Camera Alta ha approvato all'unanimità (76 voti a favore) un documento che sollecita il presidente Vicente Fox Quesada ad istruire la rappresentanza messicana all'ONU affinché promuova il voto in questo senso.

Il testo cerca di mantenere la posizione contenuta nel comunicato promosso dal XV Vertice Ispanoamericano di Salamanca, in Spagna, sulla necessità di mettere fine al blocco, inclusa l'applicazione della Legge Helms Burton.

Argomentando la proposta, il senatore Raymundo Cárdenas, del Partito della Rivoluzione Democratica, ha evidenziato che negli ultimi tempi le votazioni dell'Assemblea Generale dell'ONU sono state praticamente unanimi esigendo l'eliminazione dell'embargo.

“Hanno votato contro solo due paesi - tra loro raffiguravano proprio gli Stati Uniti - ma la maggioranza dell'umanità, sulla questione, non é dello stesso parere del nostro vicino del nord”.

Secondo Cárdenas, i calcoli politici domestici continuano a determinare il fatto che Washington mantenga il blocco e lo rafforzi.

Ha ricordato che non solo l'ONU ha trattato il tema, ma è stato affrontato da molte istanze multilaterali, tra queste, l'ultimo Vertice Ispanoamericano.

Ha citato testualmente l'accordo adottato nell'appuntamento di Salamanca che ha reiterato il più energico rifiuto della pratica di leggi e misure contrarie al diritto internazionale, come la Legge Helms Burton, ed ha esortato il governo nordamericano a porvi la parola fine.

Inoltre, ha sollecitato le autorità di questo paese a compiere le disposizioni delle 13 successive risoluzioni promosse dall'Assemblea Generale dell'ONU e a cessare il blocco economico, commerciale e finanziario che mantiene contro l'isola.

Secondo quanto stimato dal governo cubano, da quando il blocco é entrato in vigore, nel febbraio 1962, ha causato danni diretti per più di 82000 milioni di dollari.

Questa cifra non include i 54000 milioni di dollari imputabili a danni causati per sabotaggi ed azioni terroristiche stimolati, organizzati e finanziati dagli Stati Uniti, né il valore derivato dalle onerose condizioni creditizie che sono imposte a questa nazione caraibica.