GUANTANAMO

Da tre anni detenuto senza accuse. Da un mese fanno lo sciopero della fame.

 

 

 

L.GALASSI (Peace Reporter) - da Rebelión - 21 ottobre 2005

 

128 detenuti stanno facendo da un mese lo sciopero della fame a Guantánamo. Protestano contro le orribili condizioni della loro detenzione. Contro le squadre di assassini che, di notte, entrano nelle loro celle ma soprattutto perchè da tre anni, cioè da quando sono stati imprigionati come “combattenti nemici”, non sono state espresse precise accuse contro di loro.

 

David Remes è l’avvocato di diversi detenuti dello Yemen.

 

Domanda: “Avvocato Remes, in che condizioni si trovano i prigionieri?”

 

D.R.: “In pericolo di morte. Sono stato nel carcere di Guantánamo dal 31 agosto al 4 settembre ed ho potuto vedere sei dei miei clienti. Due fanno lo sciopero della fame. Lo dico perché, dalla mia precedente visita alla fine di luglio, erano dimagriti notevolmente. Stavano davvero male...

 

Domanda: “ Lei quanti reclusi rappresenta, in totale?”

 

D.R.: “Il mio studio, Covington and Burling di Washington, rappresenta 19 prigionieri dello Yemen. Il 20% dei reclusi di Guantánamo ha questa nazionalità. Con questo sciopero della fame i reclusi vogliono protestare per la detenzione indefinita e i maltrattamenti che derivano dalle visite di squadre speciali incaricate di calmare disturbi e ribellioni e che di notte entrano nelle celle e li picchiano. Nella prigione opera un gruppo chiamato IRF, Immediate Response Force. Sono uomini vestiti di nero che portano caschi come quelli dei motociclisti e scudi di plastica. Entrano nelle celle e picchiano i prigionieri”.

 

Domanda: “Li picchiano per calmare i disordini o con l’obiettivo di intimidirli?”

 

D.R.: “Credo che si utilizzino falsi pretesti come “presunte infrazioni” contro i guardiani... Un pretesto. La punizione non è certo proporzionale all’offesa eventuale. 30 membri dell’IRF che vanno in una cella a picchiare un prigioniero che- forse- ha offeso una guardia, utilizzano un pretesto per maltrattarli. Sono in molti e tutti picchiano lo stesso detenuto.

 

Questo era il motivo di base del primo sciopero della fame. L’ultima protesta, invece che ha messo due dei miei difesi in pericolo di morte, si deve al fatto che sono stati imprigionati usando come motivazioni “fonti segrete”, senza accuse formali e per un tempo illimitato. E’ una protesta generale, non chiedono semplicemente cucchiai o forchette di plastica per mangiare, non chiedono più tempo libero. Protestano per le circostanze particolari per cui sono stati reclusi. Non fanno lo sciopero della fame per dettagli della vita quotidiana: lo fanno perché sono essere prigionieri ad libitum per prove segrete, senza la possibilità di ricorrere ad un tribunale civile che possa confutare le motivazioni che hanno provocato la loro reclusione.

 

Domanda: “ Ma non esiste una sentenza della Corte Suprema del 2004 che stabilisce che i detenuti possono essere processati da una corte federale americana?”

 

D.R.: “Il governo federale ha sostenuto che le corti federali non hanno competenza su Guantánamo, perché Guantánamo non forma parte del territorio sovrano degli EE.UU! ed è stata allegata anche la questione dell’extra-territorialitá. La Corte Suprema ha riconosciuto che Guantánamo è, a tutti gli effetti, un territorio americano perché vi si applicano le leggi americana. Una legge federale, per esempio, la Federal Endangered Species Act, protegge specie in pericolo dell’isola, come l’iguana. Non esiste un motivo per cui si possa differenziare Guantánamo da qualsiasi altro territorio o Stato degli USA. E la Corte Suprema ha decretato, nell’aprile del 2004, che i prigionieri avevano il diritto di presentare un ricorso al Governo che deve motivare la loro reclusione. Il governo degli Stati Uniti ha però interpretato in modo molto restrittivo la sentenza della Corte Suprema, basandosi sul fatto che i prigionieri non hanno diritti tutelati dalla legge, e questa è la realtà, che non hanno diritti garantiti dalla Costituzione degli Stati Uniti nè garanzie del Diritto Internazionale.

 

Questa “inconsistenza giuridica” della loro posizione o, in altre parole, l’impossibilità di protestare per l’illegalità della loro situazione, fa sì che se un prigioniero presenta un ricorso presso un tribunale civile, quest’ultimo non ha altra scelta che quella di respingerlo. In sostanza, i prigionieri che possono presentare i ricorsi che sono solamente pezzi di carta inutili, perché i prigionieri non hanno diritti di sorta. In questo modo, il Governo ha trasformato la sentenza della Corte Suprema in una vuota formalità”.

 

Domanda: “Cosa succederà adesso? I prigionieri non avranno possibilità d’appello?”

 

D.R.: “Questo è il nodo della questione. Stiamo combattendo, stiamo analizzando il sistema giudiziario statunitense. Il giudice federale Joyce Hens Green ha stabilito che la possibilità di mettere un ricorso non consiste solo nella presentazione di un pezzo di carta automaticamente respinto. Questo giudice sostiene che la Corte Suprema offre ai prigionieri il diritto d’esigere dal governo una giustificazione della reclusione e che gli stessi prigionieri devono avere diritti tutelati dalla legge. Ma un altro giudice è arrivato alla conclusione opposta e ha dato la ragione al governo. Ora i due giudici hanno fatto appello e il Tribunale d’Appello del distretto di Columbia sta esaminando le due tesi”.

 

Domanda: “Per quando si attende una risposta?”

 

D.R.: “In alcuni mesi, forse un anno. E intanto, i reclusi rifiutano di mangiare. Alcuni sono in condizioni molto gravi. Sono all’ospedale militare e li nutrono a forza, in vena. Nella prigione si continua ad usare l’isolamento come forma di punizione. Ci sono le squadre degli assassini. Immagini 30 uomini armati di bastoni che entrano in una cella!”

 

Domanda: “Lei ha detto al Washington Post che alcuni reclusi potrebbero anche morire?”

 

D.R.: “ Sì, certo. Lo sciopero di luglio è terminato quando il governo ha promesso che avrebbe considerato la situazione dei reclusi. Tutte promesse incompiute. Si sono burlati dei prigionieri, li hanno presi in giro. Questa volta sono decisi a fare lo sciopero della fame fino alla fine, se sarà necessario.

 

Alcuni di loro sono assolutamente convinti sacrificarsi per la causa generale. Il governo vuole evitare che muoiano, per via della cattiva immagine che deriverebbe per gli Stati Uniti. Ma non so davvero come manterranno in vita persone che non vogliono assolutamente mangiare. Persone che si stanno lasciando morire.