GUANTANAMO

 


metastasi nella Base

 

E.C.PÉREZ 23 luglo 2005

 

 
52 prigionieri nella base di Guantánamo fanno lo sciopero della fame

 



Washington 23/7 - 52 reclusi del campo di prigionieri degli Stati Uniti a Guantánamo, nella zona est di Cuba, stanno facendo uno sciopero della fame, hanno annunciato le autorità statunitensi.

PL ha reso noto che i capi del campo di concentramento stimano che i 52 prigionieri che non accettano cibo stanno protestando, apparentemente per la situazione del loro arresto.

È stato precisato che i detenuti non accettano cibo da quando hanno iniziato la protesta. In un comunicato i responsabili del carcere hanno assicurato che gli indizi indicano che si tratta di un’azione temporanea da parte di alcuni detenuti per protestare contro la continuazione della detenzione.

Questa settimana il segretario alla difesa degli USA. Donald Rumsfeld, ha annunciato che riprenderanno i processi contro i presunti terroristi reclusi nella base.

Personale specializzato segue gli scioperanti che vengono nutriti a forza con endovene e vengono idratati con lo stesso metodo.

Una corte d’appello ha stabilito la legalità dei tribunali militari speciali e con queste misure tutti i 520 detenuti trattenuti nel campo dei prigionieri di Guantánamo potranno affrontare i tribunali militari, ma senza la protezione della Convenzione di Ginevra.
 

Mi indigna come cubano che molte persone del mondo vedano Guantanamo solo come una base navale, un carcere, un centro di torture e altre vessazioni all’essere umano compiute dai militari agli ordini del governo degli Stati Uniti, quelle torture e umiliazioni che sono nate a Guantánamo e poi si sono estese in Iraq.

 

Guantánamo è una cittadina nobile, umile e patriota, che soffre ogni giorno per l’affronto di vedere una parte del suo territorio occupato da questo tumore maligno che ha anche provocato metastasi, con la vergogna mondiale, con più di 550 prigionieri senza diritto a un processo, senza accuse legali, senza visite familiari, torturati psichicamente e fisicamente, umiliati moralmente nella loro religione con i metodi peggiori.

 

La Croce Rossa Internazionale ha denunciato un sistema disegnato con l’aiuto di medici, per spezzare la volontà dei circa 550 detenuti nella base con trattamenti umilianti, isolamenti, temperature estreme, rumori violenti e persistenti e l’utilizzo di posizioni forzate.

 

La relazione ha posto in evidenza che l’obiettivo dichiarato è ottenere informazioni segrete e per questo si utilizza il sistema del trattamento disumano, crudele e degradante.

 

Cuba ha presentato quest’anno, presso la Commissione dei Diritti Umani delle Nazioni Unite - CDH ONU - a Ginevra, un progetto di risoluzione che chiedeva al governo degli USA di permettere che un gruppo di lavoro della CDH visitasse il luogo per conoscerlo e verificare la realtà della denunce e informare la ONU sulla vera situazione dei detenuti.

 

Il progetto cubano non è stato approvato per via della situazione immorale che domina in questa Commissione, ma è stata una vittoria per la posizione di denuncia delle arbitrarietà dei crimini che si stanno commettendo contro quelle persone, in gran maggioranza di origine araba.

 

La circolazione del progetto e la sua votazione hanno meso al muro le autorità degli USA che hanno fatto il possibile e l’impossibile per far sì che la denuncia non si conoscesse e tanto meno si sottoponesse a scrutinio.

 

Non pochi governi si sono uniti alla proposta cubana o si sono astenuti dal voto nonostante le pressioni e le minacce.

 

Inoltre è stata posta in luce la posizione ambigua della Unione Europea che prima aveva denunciato la situazione dei detenuti a Guantánamo, ma che nell’occasione si è piegata alla volontà di Washington per disapprovare la proposta cubana.

 

 

UNA STORIA CHE SI DEVE CONOSCERE

 

 

La situazione che regna a Guantánamo, territorio illegalmente occupato, provoca molte proteste e dichiarazioni, note diplomatiche, denunce internazionali e altri documenti che Cuba ha posto a disposizione dell’amministrazione degli USA e dell’opinione pubblica internazionale.

 

Dal Trionfo della Rivoluzione, nel 1959, la base militare è stata motivazione di provocazioni e aggressioni da parte delle truppe USA e dei contro rivoluzionari che vi trovavano rifugio, molti dopo aver compiuto crimini e altri delitti.

 

Nel 1961 il personale della base provocò la morte, picchiandolo, di un operaio cubano e meno di un anno dopo fu sequestrato, torturato e assassinato un umile pescatore.

 

Due soldati cubani furono uccisi, uno nel 1964 e un secondo nel 1966, con proiettili sparati dall’installazione. Agli inizi del 2002 cominciarono a giungere i prigionieri dall’Afghanistan.

 

Cuba non creò ostacoli alla decisione degli Stati Uniti, pur riconoscendo che il trasferimento non rispondeva alle norme che avevano dato origine all’occupazione dell’installazione.

 

Dopo un certo tempo la comunità internazionale cominciò a conoscere la situazione di torture e di trattamenti aberranti contro i prigionieri nella base, eseguiti per ordine dei capi e con il consenso e l’approvazione del Governo degli USA.

 

In quelle circostanze, il 19 gennaio del 2005, il Ministero degli Esteri di Cuba dichiarò l’indignazione del popolo cubano per le atrocità commesse contro i prigionieri nella base e consegnò alle autorità del Governo degli Stati Uniti all’Avana e a Washington una Nota Diplomatica, nella quale si denunciavano le flagranti violazioni dei diritti umani che il detto governo commette ancora oggi, ogni giorno nel territorio cubano che occupa illegalmente.

 

Ogni giorno si sommano nuove rivelazioni a quelle denunciate dalle autorità cubane su quello che succede nella base e anche se il governo di Bush non ha permesso che una commissione di un’istituzione della ONU svolgesse indagini per verificare le accuse delle quali gli USA sono oggetto, ogni giorno si moltiplicano le verità, assieme alle testimonianze di ex prigionieri che sono stati detenuti per vari anni senza accuse. Le testimonianze vengono pubblicate nei giornali del nordamerica e di altri paesi e mettono in chiaro almeno una parte del grande incubo che è stato il saggio delle atrocità che gli stessi gringos hanno commesso nelle prigioni di Abu Ghraib in Iraq e in Afghanistan.

 

Non c’è stato un consenso favorevole nella Commissione dei Diritti Umani a Ginevra, ma il dito accusatore dei popoli è indirizzato verso coloro che hanno deciso di applicare questa politica di genocidio con il nome di "crociata contro il terrorismo".