Cuba mostra bassi  tassi

di presenza dell’AIDS

2 dic. 2005



Quando le tendenze mondiali nella trasmissione dell'AIDS sono in continuano aumento, Cuba esibisce un tasso di presenza, tra la popolazione sessualmente attiva, tra i più bassi del mondo.

Secondo i dati del Centro Nazionale di Prevenzione di ITS/HIV/AIDS, dall'inizio del suo programma nel 1986, nel paese si sono registrati circa  6700 sieropositivi al HIV. Di loro, 2700 hanno sviluppato la malattia e 1300 sono già deceduti.

L’80% dei colpiti sono uomini che fanno sesso con altri uomini (HSH). La principale via di trasmissione sono le relazioni senza protezione ed i giovani acquisiscono sempre maggiore peso nella propagazione del virus, poiché la percezione del rischio è bassa, soprattutto tra gli adolescenti.

L’appello è sempre più urgente, si ha bisogno di sforzi molto più intensi e consacrare ogni 1 dicembre come Giorno Mondiale nella lotta contro l'AIDS, è solo un piccolo granello alla prevenzione e alla promozione della mortale patologia.

In questa occasione la campagna porta come slogan "Fermiamo l’HIV/AIDS, manteniamo il nostro impegno" ed è diretta a frenare il corso della patologia includendo la scuola, la famiglia, gli artisti, la comunità, le istituzioni di salute ed i governi locali.

D’accordo con la relazione 2005 del Programma delle Nazioni Unite sull’HIV/AIDS (ONUSIDA) e l'OMS, emerge, nel caso dell'America Latina, l'elevata copertura del trattamento che si offre in Argentina, Brasile, Cile, Messico, Uruguay, e Venezuela.

In questo contesto, Cuba offre in maniera gratuita a tutti i malati e portatori dell'Isola che lo richiedono i più moderni trattamenti che includono medicamenti antiretrovirali prodotti dall'industria farmaceutica locale.

Il dossier, intitolato "Situazione dell'epidemia di AIDS, dicembre 2005, riflette inoltre come in Costa Rica e Panama, dove è migliorato notevolmente l'accesso al trattamento antiretrovirale, la mortalità per AIDS sembra che stia diminuendo.

D'altra parte, chiarisce il documento, in altre zone, specialmente nei paesi più poveri dell'America Centrale e la regione andina del Sud-America, i progressi sono stati più lenti.

Così, esemplifica, meno di mille ecuadoriani ricevevano trattamento antiretrovirale nel 2004, mentre sono minimi gli sforzi per lanciare questo tipo di terapia in Salvador, Guatemala, Honduras, Nicaragua e Paraguay (OPS, 2005).

D'altra parte, afferma il testo, alcuni sviluppi recenti nella regione dei Caraibi (Bahamas, Barbados, Bermuda, Repubblica Dominicana e Haiti) permettono un moderato ottimismo.

La relazione avverte che, nonostante il calo registrato nel tasso d' infezione in alcuni paesi, il numero totale di persone che vivono con l’HIV é continuato ad aumentare in tutte le regioni del mondo, salvo nei Caraibi.

Nel 2005, secondo i dati dell’ONUSIDA, si sono prodotte altri cinque milioni di infezioni. In questa forma, attualmente il numero di persone che vivono con l’HIV, in tutto il mondo, ha raggiunto il livello più elevato, passando secondo alcune cifre stimate da 37,5 milioni nel 2003 a 40,3 milioni nel 2005.

In questo ultimo anno, aggiunge ONUSIDA, più di tre milioni di persone sono decedute per causa di malattie relazionate con l'AIDS, e di esse, più di 500 mila erano bambini.

Gli aumenti più forti hanno avuto luogo in Europa orientale ed Asia centrale (con un aumento del 25% e 1,6 milioni d'infezioni), ed Asia orientale, dove il consumo di droghe intravenose e il mercato del sesso stanno sviluppando l'epidemia.

L'Africa subsahariana continua ad essere la regione più colpita nel mondo, col 64% delle infezioni (più di tre milioni di persone).

 

 

Cuba e i farmaci: quando non

si specula sulla malattia

martedì 29 novembre 2005 di gorri

 

Aids, farmaci e speculazione. In questo non si può dimenticare, però, l'eccezione rappresentata da Cuba: la piccola isola è stato uno dei primi paesi al mondo a considerare la diffusione dell'HIV come un problema da non sottovalutare, abbinando un efficace metodo di prevenzione a cure gratuite per coloro che hanno contratto il virus; dal 1986 a Cuba s'integrano in un programma i quattro fattori per la prevenzione e il controllo dell' HIV/AIDS, orientati dall'Organizzazione Mondiale della Salute: l'educativo, la sorveglianza epidemiologica, l'assistenza e cura, e la diagnosi e le ricerche . Allo stato attuale, pur essendo in una delle zone del mondo più a rischio, la diffusione è inferiore allo 0,1 %. Non solo: le autorità cubane sono riuscite a fermare la trasmissione del virus attraverso le trasfusioni del sangue e l'uso endovenoso di medicinali. Sull'isola si è riusciti a fermare il contagio ai neonati durante il parto ed è garantito l'accesso gratuito all'assistenza medica a coloro che hanno contratto il virus. Gli operatori di strada omosessuali dei centri di prevenzione AIDS svolgono azioni specifiche nei luoghi informali di incontro. Si muovono soprattutto di notte distribuendo preservativi, lubrificanti e pieghevoli informativi nei luoghi - strade e piazze - d'incontro gay. In ogni provincia è presente il gruppo HSH (Hombres que tienen Sexo con otros Hombres). Si tratta di primi embrioni di gruppi gay che si muovono con lo spirito e le pratiche dei gruppi di volontari nel campo dell'informazione anti AIDS. Non mancano, all'interno delle attività dei gruppi HSH, momenti di riflessione sull'omosessualità in sè, come dibattiti e proiezioni di film (quelli del gruppo della capitale sono organizzati dagli scrittori gay della rivista letteraria Extramuros).
A Cuba nessuno può essere licenziato dal lavoro perchè sieropositivo; i malati di AIDS, inoltre, hanno a disposizione un programma ambulatoriale in base al quale possono scegliere tra vivere nelle case di cura o con le loro famiglie.
Esistono, inoltre, esperienze che difficilmente ci si aspetterebbe di incontrare in un paese del cosiddetto "terzo mondo", come quella del Progetto Culturale "Montagna Magica", sul quale si trovano informazioni all'indirizzo:


http://users.quipo.it/bancoideasz/magica.htm


A causa dell'embargo che dura ormai da 40 anni, inizialmente a Cuba non erano disponibili farmaci retrovirali. Oggi la bio-tecnologia è stata sviluppata in modo da poter manifatturare varie tipologie di farmaci che vengono forniti ai pazienti in modo del tutto gratuito. Tali farmaci presto verranno messi a disposizione dei vicini stati caraibici ad un costo inferiore ai prezzi di mercato. Non è difficile ipotizzare un futuro in cui tali medicinali verranno richiesti anche dai paesi africani.

 

 

 

 

LA LOTTA CONTRO IL HIV/AIDS NELLA MAGGIORE DELLE ANTILLE

“Cosa posso chiedere di più?”

 

 A.D. PÉREZ  25 agosto 2005

 

Bruna, giovane e attraente. Mostra orgogliosa il suo ventre ingrossato, segno inequivocabile di una gravidanza giunta quasi al suo termine. “E’ una bimba mezza inglese e mezza italiana, ma verrà al mondo a Cuba”, mi racconta Raffaella Garutti. Nata 34 anni fa a Ferrara, una città vicina a Venezia ed è attualmente Ufficiale del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo (PNUD) nella Maggiore delle Antille, incaricata della gestione di tre progetti di cooperazione internazionale con l’Isola per affrontare la pandemia del VIH/SIDA (AIDS la sigla in inglese). Raffaella arrivò a l’Avana nell’autunno del 2000, lavorando nell’Ufficio del PNUD nell’ambito del suo Programma di Sviluppo Umano Locale (PDHL/Cuba), un’iniziativa di appoggio decentrato che si è già estesa alla metà delle 14 province cubane ed al Municipio dell’Avana Vecchia, con il suo Centro Storico.

 

“Sono rimasta per circa due anni nel PDHL e poi ho lavorato per altri due come rappresentante nell’Isola di un’organizzazione non governativa spagnola. Nell’ottobre 2004 sono tornata al PNUD e mi sono fatta carico del programma sul VIH/SIDA”, dice.

 

E come sta andando questo sforzo?, domando. “Cuba fa parte di una regione, quella dei Caraibi, con un aumento esplosivo della pandemia. Ma il caso cubano non è quello tipico dell’area, visto che il livello d’infezione continua ad essere molto basso se paragonato con quello di altri paesi”, afferma Raffaella. “A Cuba il contagio si produce principalmente tra uomini che fanno sesso con altri uomini, mentre è molto basso quella fra donne, con una proporzione di quattro uomini per ogni donna.

 

“La percentuale di infettati tra i giovani da 15 a 44 anni è dello 0,07%, il tasso più basso in tutta l’area caraibica ed uno dei più bassi del mondo.

 

“Ciò riflette”, aggiunge Raffaella, “l’intenso lavoro d’informazione e prevenzione che il paese sta sviluppando tra la popolazione ed il notevole impegno delle autorità nazionali nella lotta contro il VIH/SIDA, senza il quale non sarebbero esistite le basi per il successo di oggi. Sono 19 le istituzioni cubane che partecipano molto attivamente nei progetti che stiamo concretizzando nel paese ed appartengono ai più diversi settori: salute, educazione, approvvigionamento alimentare, comunicazione sociale, società civile ed organizzazioni non governative, alle quali vanno aggiunte, naturalmente, le istituzioni dell’ONU”.

 

E come si materializza questo sforzo? “Le persone, volontariamente, ricorrono ai servizi sanitari, anonimamente o meno e si sottopongono alle prove che determineranno se sono rimasti infettati. Nel caso che la prova risulti positiva, i pazienti vengono assistiti dal sistema sanitario e, in caso di necessità, ricevono un sostegno totalmente gratuito sia in medicine – compresi i costosissimi antriretrovirali – che in supporto alimentare, servizi di consulenza e di sostegno familiare.

 

“E’ necessario continuare con l’enfasi messa da Cuba sulla prevenzione. Esiste un livello molto alto d’informazione dei cittadini su quello che è il VIH/SIDA, fornita grazie alla partecipazione attiva dei mass-media. Anche le istituzioni giovanili, sociali, professionali e comunitarie sono ugualmente attive in questa campagna, che è riuscita a mantenere la percentuale d’infezione al livello più basso di tutta la regione.

 

“Come le ho già detto”, aggiunge Raffaella Garutti, “abbiamo molti progetti in corso d’opera: quello finanziato da ONUSIDA (l’agenzia della Nazioni Unite direttamente preposta della lotta contro la malattia); quello del Fondo di Sicurezza Umana, la Tubercolosi e la Malaria.

 

“Oltre al PNUD, sono attive altre istituzioni dell’ONU insediate nel paese, che fanno tutte parte del Gruppo Tematico sul VIH/SIDA del Sistema delle Nazioni Unite a Cuba e che includono anche il Fondo della Popolazione (UNFPA), le Organizzazioni Panamericana e Mondiale della Salute (OPS/OMS); l’Organizzazione per l’Agricoltura e l’Alimentazione (FAO), il Fondo per l’Infanzia (UNICEF), l’Organizzazione per l’Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO) ed il Programma Mondiale degli Alimenti (PMA).

 

“All’inizio di luglio il Fondo Mondiale, dopo una riunione a L’Avana che ha esaminato l’andamento dell’esecuzione del progetto nei suoi primi due anni, ha confermato l’erogazione di 14 milioni e mezzo di dollari per finanziare la seconda sezione, questa volta di tre anni. Questo progetto”, sottolinea la funzionaria del PNUD, “è stato qualificato dal Fondo Mondiale come il migliore tra quelli portati avanti nei 133 paesi nei quali opera quest’istituzione”.

 

I rappresentanti del Fondo Mondiale hanno svolto un attivo programma di lavoro. Hanno visitato i centri di prevenzione ed assistenza medica – tra i quali il prestigioso Istituto di Medicina Tropicale ‘Pedro Kouri’ –, si sono incontrati con le autorità nazionali ed hanno effettuato scambi con i rappresentanti della società civile, compresi uomini che fanno sesso con altri uomini e persone che vivono con VIH e SIDA.

 

“Mi sento molto soddisfatta dei successi conseguiti nell’Isola nell’ambito della mia sfera lavorativa e ciò, naturalmente, grazie alla serietà ed interesse che le autorità nazionali hanno messo in questo lavoro così umano di prevenzione e assistenza, nonché al sostegno degli altri attori internazionali, tra i quali le istituzioni delle Nazioni Unite”, dice Raffaella Garutti.

 

Piani? “Voglio tenere la mia bambina qui a Cuba, prendermi cura di lei assieme a mio marito e continuare a lavorare nel mio campo assieme a gente così nobile, efficiente ed impegnata, che ha fatto diventare questo paese un modello da imitare. Cosa posso chiedere di più?”