Cuba disporrà di un Centro

 per lo Sviluppo dell’Atletica

 

27 ottobre - In un prossimo futuro il nostro paese avrà un Centro per lo Sviluppo dell’Atletica, come parte di un piano sponsorizzato dall’Associazione Internazionale delle Federazioni dell’Atletica (IAAF), che già dispone di vari impianti simili in diversi punti della geografia del pianeta.

 

Per valutare la possibile costruzione del Centro all’Avana sono arrivati in questa capitale l’italiano Elio Locatelli, direttore dei Servizi dell’IAAF e il giamaicano Linford G. Levy, direttore del centro regionale per lo sviluppo a Porto Rico.

 

Alberto Juantorena, membro del Consiglio dell’IAAF e presidente della Federazione Cubana di Atletica, che ha formulato la richiesta a nome di Cuba per l’apertura del Centro nel territorio nazionale, li ha ricevuti all’aeroporto.

 

Locatelli ha segnalato al giornalista Julio Gómez Llucía che la sua visita era stata programmata tempo fa per valutare i siti proposti dalla parte cubana e ha reso noto l’interesse destato in Lamine Diak, presidente dell’IAAF, a partire della proposta di Juantorena, perché "si tratta di un paese con meriti sufficienti nella continua produzione di sportivi di livello internazionale, cosa che non avviene per caso ma grazie ad una tradizione, una scuola..."

 

Ha anche detto che sarà un Centro internazionale nel quale atleti di altri paesi potranno beneficiare dell’alta preparazione dei professori cubani, i cui allievi sono stati capaci di ottenere rilevanti risultati in tutti i livelli competitivi, soprattutto nel salto, nel lancio e nelle corse ad ostacoli, eventi con i quali si faranno i primi passi.

 

Levy conosce bene il livello scientifico degli allenatori e del sistema di insegnamento a Cuba, perché si è laureato nell’Istituto Superiore di Cultura Fisica ‘Manuel Fajardo’.

 

Si è detto convinto che il Centro di Cuba sarà fondamentale per l’apporto che potrà dare allo sviluppo dell’atletica, soprattutto preparando atleti provenienti dalla zona centroamericana e dell’America Latina in generale, che riceveranno borse di studio per formarsi qui.

 


CUBA: CAPITALE DELLA

 

CULTURA DELLO SPORT

di Marzio Castagnedi - 22/08/2005 -
 

Bastano i semplici numeri e le nude cifre del medagliere dei recentissimi mondiali di atletica di Helsinki, per aprire un ventaglio di considerazioni e di conclusioni molto chiare. Vediamo. Primi gli USA, il ricco colosso da 300 milioni di abitanti, poi a distanza la Russia da 160 milioni di anime ma orfana delle medaglie di nazioni un tempo nell'Unione Sovietica, come per esempio Bielorussia e Ucraina. Al terzo posto la sorprendente squadra dell'Etiopia con notevoli vittorie di squadra sia femminile che maschile ma, che fa medaglie nelle sole gare di fondo dei 5 e 10 mila metri. Chi spunta poi al quarto posto assoluto nel medagliere mondiale? Ma Cuba, la sensazionale e formidabile squadra cubana espressione di una piccola isola del Terzo mondo di 11 milioni di abitanti. Cuba quarta, con due ori, tra cui il nuovo primato mondiale del lancio del giavellotto femminile di Osleidys Menendez, e con quattro secondi posti d'argento uno dei quali, quello del nuovo talento Moya nell'alto, aveva l'oro fino all'ultimissimo salto del russo Krymarenko. Il tutto sotto gli occhi del mito cubano Javier Sotomayor a cui appartiene da dieci anni il non avvicinato record mondiale del salto in alto con 2 meri e 45. Cuba quarta, dunque, su oltre 160 nazioni partecipanti e 40 andate a medaglie. Cuba che lascia dietro grandi nazioni come Francia, Germania, Inghilterra, Spagna, Giappone, Polonia e il colosso Cina (una sola medaglia d'argento) per non parlare di squadre titolate come Australia, Canada, la padrona di casa Finlandia e la "piccola Italia", tutte a fondo classifica con una sola striminzita medaglietta di bronzo. Cuba quarta, Italia trentaseiesima, un risultato che si commenta da solo. Se usciamo dai mondiali di atletica e pensiamo alle Olimpiadi che contengono tutti gli sport, le conclusioni non sono poi molto diverse. Basterebbe prendere le ultime quattro edizioni dei Giochi Olimpici da Barcellona 92 ad Atlanta 96, a Sidney 2000 e Atene 2004. Se si fanno le somme e le medie dei risultati si trova Cuba nelle prime dieci potenze sportive al mondo e con in più un record fantastico come l0incredibile quinto posto assoluto ai Giochi di Barcellona. Tutto ciò, ripetiamo, opera di un piccolo paese povero dei poveri Caraibi, di una piccola nazione sottoposta per motivi di discriminazione e persecuzione politica, a una quantità di blocchi ed embarghi. Da quello economico e commerciale a quelli diplomatici e culturali. Ma ancora una volta Cuba risponde coi risultati e coi fatti di un popolo vivo, intelligente e colto. Ecco la parola chiave è proprio "cultura". Cuba ottiene i risultati perchè ha cultura. Sport come servizio sociale, completamente gratuito, sport aperto a tutti e  praticato collettivamente, e poi la guida di vere e proprie scuole. E' da questa base che poi emergono le individualità eccellenti. Scriveva il "Corriere della Sera" di lunedì 15 agosto, che" la Menendez e la Calatayud portano a Cuba premi per 260 mila dollari; un pò resteranno giustamente a loro, ma buona parte di quelle vincite andranno a finanziare la scuola superiore di sport cubana". Ecco, appunto, senso sociale, scuole, istituzioni pubbliche, maestri istruttori e allenatori esperti, atleti generosi e impegnati in allenamenti costanti e seri. Lo sport, dunque, come servizio sociale di massa e come uno degli aspetti della cultura complessiva di un Paese. Tra i commentatori televisivi delle ultime Olimpiadi di un anno fa ad Atene, l'ultimo giorno il professor Dal Monte se ne uscì con una sua speciale classifica commisurando la quantità di medaglie vinte dalle squadre alla popolazione complessiva di ciascuna nazione. Il ballotaggio si restrinse alla fine tra Australia (25 milioni di abitanti) e Cuba. Ma alla fine prevalse Cuba con il miglior rapporto tra l'alto numero di medaglie vinte e la sua bassa quantità di popolazione. In pratica il professor Dal Monte dimostrò che Cuba non solo esprime una delle migliori formazioni olimpiche in assoluto, ma che è anche in proporzione la "maggior potenza sportiva mondiale". Piaccia o no, non si tratta di opinioni ma di fatti, dati obiettivi, statistiche più volte confermate. D'altra parte, girando per esempio per la città dell'Avana, queste realtà si vedono ad occhio. Se passate davanti al palazzo dello Sport, poi scoprite che percorrendo un buon chilometro dell'avenida di Rancho Boyero e poi svoltando a sinistra per un'altro chilometro dell'avenida de Santa Catalina esiste una vera e propria distesa verde con decine di campi all'aperto per fare ginnastica, atletica, base-ball, calcio, pallacanestro, pallavolo. In altre strade e vie centrali della capitale cubana succede di imbattersi in campi sportivi più o meno improvvisati. Lungo un'importante arteria come la calle 23, per esempio, si incontrano diversi posti dove molte decine di ragazzi giocano a pallacanestro e altri gruppi si allenano allo judo sotto la guida dei loro insegnanti. Uguale spettacolo si vede all'incrocio tra la calle 12 e avenida Linea nel del quartiere del Vedado in piena città: campi, tabelloni, reti. Se non avete fretta potete assistere in ogni ora della giornata a lunghi incontri informali e partite amichevoli. Ancora, più avanti lungo la Quinta Avenida, il più bel viale dell'Avana dove stanno quasi tutte le ambasciate straniere, all'incrocio con la calle 60 c'è un frequentato campo sportivo con annessa pista da corsa. Dalla villa dell'ambasciatore italiano, posta proprio davanti al campo, si possono vedere gruppi di giovani cubani impegnati in vari sport. Sto parlando di impianti sparsi per la città, impianti semplici non recintati e con attrezzature modeste aperti sempre a tutti e a disposizione della popolazione sia per puro svago e divertimento che per qualche allenamento specifico. Gli impianti sportivi ufficiali della città dell'Avana, quelli veri e professionali con stadio Olimpico, velodromo, campi da tennis ecc. stanno tutti all'Avana del Este nella vera e propria "ciudad deportiva" che fu sede dei Giochi Panamericani alla fine degli anni 80. Ma ancora in città le sorprese non mancano. Una volta notai, stando in una spaghetteria-pizzeria all'aperto in Playa in calle tercera, alcuni lavori in un'area adiacente vicino a una scuola. Tornai una settimana dopo e vidi un un grande scavo in corso, e infine dopo un'altra settimana mi trovai di fronte a una bella piscina di 33 metri a sette corsie nuova di pacca e con palazzina-spogliatoio. Così, in due settimane, la scuola  elementare e media s'era fatta la piscina a disposizione di 400 scolari. Ecco dunque le strutture che sono alla base dei risultati: sport di massa come cultura popolare e scuole  d'alto livello di specializzazione. E' così poi che un piccolo paese di 11 milioni di abitanti arriva quarto ai mondiali di atletica o ottavo alle Olimpiadi. E ciò non avviene solo negli sport. Avviene anche negli studi artistici, per esempio all'Isa (Istituto Superior de Arte) o nel Conservatorio del Teatro Roldàn, alla scuola Internazionale di Cinema e tv, alla scuola del Ballet Nacional de Cuba, o alla scuola di Scienze Mediche dell'Avana che sforna ogni anno alcune migliaia di nuovi giovani medici di molti Paesi dell'America Latina. Laurea in medicina completamente gratis. Questa è Cuba. Eppure non c'è giornale o rivista o radio o tv italiana che voglia fare un viaggetto nell'isola delle Antille per documentare questi innegabili successi (poi indiscutibilmente rispecchiati e confermati in statistiche, risultati e classifiche). Che Cuba sia in proporzione la maggior potenza sportiva mondiale, lo ha dimostrato il professor Dal Monte, non lo imponiamo noi. No, alla stampa italiana Cuba interessa solo saltuariamente, soprattutto quando c'è qualche problema da sfruttare con sciacallaggio giornalistico per fini politici. Noi insistiamo nelle nostre tesi che sono dimostrate con precise e reali documentazioni. E rilanciamo l'idea ai direttori dei giornali sportivi e non. Mandate a Cuba qualche serio cronista a verificare come si fa a stare in cima alle graduatorie dello sport e della cultura. Ci sono tanti paesi che ne hanno tanto bisogno!