Il nostro popolo ha dimostrato che sa affrontare e vincere anche i nemici più poderosi

Frank Pais

 

Discorso pronunciato dal Generale dell’Esercito Raúl Castro Ruz, Secondo Segretario del Comitato Centrale del PCC e Ministro delle Forze Armate Rivoluzionarie, nell’omaggio postumo ai Combattenti del Secondo Fronte Orientale "Frank País" caduti durante la Guerra de Liberazione o morti dopo il trionfo della Rivoluzione, in occasione del 47º anniversario della fondazione di questo Fronte, nel Complesso Storico del municipio di Segundo Frente, in provincia di Santiago de Cuba,

11 marzo 2005 "Anno dell’Alternativa Bolivariana per le Americhe"

 

"Familiari dei combattenti del Secondo Fronte Orientale "Frank País",

i cui resti riposeranno in questo Mausoleo.

Familiari dei Cinque Eroi prigionieri dell’Impero.

Dirigenti, generali e ufficiali,

fondatori e combattenti de questo Fronte di guerra .

Compagne e compagni tutti:

 

La dura realtà della guerra ci ha fatto provare molte volte il dolore di seppellire in questi luoghi cari e coraggiosi compagni!

 

Li ha accolti questa terra generosa che protegge, in luoghi sconosciuti, i resti mortali degli schiavi fuggiti che preferirono la solitudine dei boschi alla triste esistenza schiava; degli eroici mambí nelle guerre d’indipendenza, dei combattenti sociali, dei contadini e degli operai morti in combattenti impari o vilmente assassinati.

 

Il trionfo del primo gennaio del 1959 ha significato il culmine di un’importante fase della nostra Rivoluzione, per la giustizia e la sovranità nazionale e l’inizio nello stesso tempo di un’altra fase.

 

Eravamo coscienti che questa sarebbe stata molto lunga e difficile!

Il Comandante in Capo lo avevbarbudosa detto a tutti i membri del piccolo gruppo che aveva iniziato nuovamente la guerra, l’8 gennaio, e giungendo nella capitale, con uno straordinario gesto di fiducia nella popolazione e dando il segnale dei nuovi tempi, nel messaggio indirizzato ai cubani Fidel riaffermò quell’idea e disse:

"Siamo giunti a un momento decisivo della nostra storia: la tirannia è stata sconfitta, l’allegria è immensa e senza dubbio resta molto da fare... non ci dobbiamo ingannare credendo che d’ora in avanti tutto sarà facile! Forse invece tutto sarà più difficile!"

 

Da allora sono passati 46 anni che sono stati il periodo più trascendente e fruttifero della storia della nazione cubana.

 

È stato un lungo viaggio, un cammino aspro, come disse il poeta. Quanto sudore sangue e sforzi del nostro popolo per far terminare le ingiustizie, creare una vita nuova, sana e colta, libera e degna, per difendere la Patria dalle aggressioni dell’impero, dagli attacchi dei terroristi, della genocida guerra economica, dalla campagna mediatica di volgari menzogne e brutali calunnie contro l’Isola, i suoi lavoratori, i suoi dirigenti, contro il nostro regime sociale...

 

Il nostro socialismo è infinitamente più democratico, giusto, equo, umano e solidale dell’imperialismo feroce che c’è nel nord brutale e turbolento, più pericoloso che mai oggi, con il governo dei falconi del fascismo del XXI secolo, che pretendono di essere i padroni del mondo, con le armi, il denaro, le menzogne, il ricatto, lo sfruttamento e le guerre di aggressione preventiva e a sorpresa.

 

È stato il popolo che ha difeso e difenderà questa grandiosa opera costruita con tanto amore. Nelle sue fila hanno marciato con esemplare modestia quelle poche migliaia di uomini e donne che con volontà e ottimismo da Don Chisciotte decisero di sommarsi alla lotta frontale contro la tirannia.

 

In quell’impegno molti hanno dato la vita e vanno inclusi tutti quelli che sono morti in combattimento a Cuba o in altre terre del mondo.

 

Oggi depositiamo le ceneri di un centinaio di combattenti in queste cime invitte, scenari della battaglia di Maximo Gómez, Antonio Maceo, Calixto García, José Maceo, Guillermon Moncada e Flor Crombet.

 

Li accoglie nel suo seno questa porzione di terra cubana che è esempio di ribellione dei contadini del Realengo 18 e di altri coraggiosi combattenti per la libertà e la giustizia.

 

Il nostro popolo ha dimostrato che sa affrontare e vincere i nemici più poderosi.

 

Lo fece Carlos Manuel de Céspedes nel 1868 all’inizio della guerra tra i grandi patrioti scarsamente armati e l’esercito spagnolo. La decisione irrinunciabile espressa nell’immortale Protesta di Baraguá e il re inizio della guerra necessaria organizzata da José Martí.

 

Circa trecentomila militari spagnoli combattevano nel nostro piccolo territorio nel XIX secolo: era l’esercito coloniale più poderoso mai visto in America! Un soldato per ogni sei abitanti dell’Isola, includendo anziani, donne e bambini.

 

Nonostante quella mobilitazione militare senza paragoni, la Spagna era già praticamente vinta quando gli espansionisti nordamericani, dopo un secolo di agguati, intervennero nel confitto per impadronirsi di Cuba.

 

Il 1° gennaio del 1899 entrarono all’Avana le truppe dell’impero nascente, ma quel nuovo giogo coloniale venne rotto per sempre esattamente 60 anni dopo, quando all’inizio del 1959, proprio il 1° gennaio, trionfò la Rivoluzione.

 

I mambí sì che questa volta entrarono a Santiago di Cuba nelle 72 ore successive e disarmarono l’obbrobrioso esercito al servizio della tirannia, creato durante quella prima occupazione dei gringos per garantire il loro dominio dopo la dissoluzione del glorioso esercito Mambí.

 

Compagne e compagni:

 

vorremmo come omaggio postumo ai combattenti caduti, ricordare alcune idee essenziali espresse da Fidel circa 30 anni fa, nel primo congresso del PCC.

 

...L’esercito ribelle è stato l’anima della Rivoluzione, dalle sue armi vittoriose è sorta libera, bella, stimolante e invincibile la nuova Patria.

 

I suoi soldati hanno rivendicato il sangue generoso versato in tutte le battaglie per l’indipendenza e con il proprio sangue hanno fondato il presente socialista di Cuba.

 

Le armi sottratte all’oppressore nella lotta epica sono state consegnate al popolo e si sono fuse con la popolazione per farne, da allora e per sempre, un popolo armato.

 

Quando... non esisteva ancora (...) il PCC, che sarebbe nato dopo, l’esercito è stato il fattore di coesione e unità di tutto il popolo e ha garantito il potere dei lavoratori e del sistema della Rivoluzione...

 

E... quando è stato fondato il Partito, avanguardia della nostra classe operaia, simbolo e sintesi degli ideali, le aspirazioni e la storia della Rivoluzione cubana dai giorni gloriosi della Demajagua sino ad oggi, continuatore dell’opera del Partito Rivoluzionario dei Martí, degli intrepidi fondatori del Partito Marxista Leninista di Cuba... il nostro esercito, erede a sua volta dell’eroismo e della purezza patriottica dell’esercito di liberazione e continuatore vittorioso delle sue lotte, ha depositato nelle sue mani le bandiere della Rivoluzione e da quel momento e per sempre è stato il più fedele, disciplinato, umile e deciso seguace.

 

In questi tempi di minacce crescenti, di aggressiva ciarlataneria a proposito di transizioni e re instaurazione del capitalismo, è opportuno ricordare a quella gente che Popolo, Esercito e Partito formano un invincibile blocco monolitico.

 

Questa è la semplice risposta a chi nel mondo si chiede, amici e nemici, com’è possibile che quest’Isola così piccola sia stata capace di resistere a tante aggressioni per tanti anni.

 

Il più straordinario esempio è quello dell’eroica lotta di quasi cent’anni, guidata da milioni di cubani che non hanno mai temuto di affrontare la più poderosa potenza imperialista impegnata a reinstallare il suo dominio sulla nostra Patria.

 

Nella sua storia il nostro popolo e stato obbligato ad affrontare grandi imperi che hanno preteso di sottometterlo ed è disposto a continuare a lottare per tutto il tempo che sarà necessario, per cui oggi è vigente più che mai quanto disse il Comandante in Capo durante il primo congresso:

 

Patria o morte...VINCEREMO!"Finche esisterà l’imperialismo, il Partito, lo Stato e il Popolo presteranno servizi per la difesa con la massima attenzione, la guardia rivoluzionaria non verrà mai tralasciata perché la storia insegna con molta eloquenza che chi dimentica questi principi non sopravvive al suo errore!"...

 

Preparati sempre meglio per compiere il sacro dovere di preservare l’indipendenza della Patria e contribuire con il nostro lavoro e il nostro talento a edificare il nostro socialismo, fomentando la battaglia delle idee e offrire il nostro aiuto solidale ai popoli fratelli, è il solo omaggio davvero degno per i combattenti inumati in questo Pantheon di montagna!

 

Nel cuore del territorio che abbiamo liberato 47 anni fa con più coraggio che armi, alla base del monte Micara, che serve da monumento, giacciono i resti dei compagni caduti e qui arde la fiamma eterna che li accompagna con tutta la gloria del Secondo Fronte Orientale "Frank País".

 

Molte grazie! Popolo, Esercito e Partito formano un invincibile blocco monolitico, un’immagine dell’omaggio postumo ai combattenti del II Fronte Orientale "Frank País García!"