Un nome percorre la montagna: Yanin

 

J.Balan Neyra - 2dicembre 2005

 

 

Una donna magra di circa 26 anni è arrivata accompagnata dalla suocera, com’è tradizione in questi luoghi alti e sperduti della geografia del Pakistan.

 

Sono quasi le 19:00 e in una tenda da campo dei medici cubani a margine del sentiero, il dialogo diventa molto difficile. La dottoressa Yanín Ortiz Collado rivolge le domande in inglese, la suocera della donna risponde in urdu. Il linguaggio dei segni s’impone e cominciano a rompersi le barriere della comunicazione.

 

Nonostante la necessità d’assistenza medica, date le vecchie abitudini dei residenti di queste montagne prossime alla frontiera con la Cina, diventa imbarazzante che una donna si svesta per farsi un esame medico. Con pazienza e delicatezza, la dottoressa cubana raggiunge il suo scopo.

 

Comincia un arduo lavoro e pochi minuti dopo nasce una bambina dal peso di circa 9 libbre. È la quarta dei suoi figli. Le pakistane sorridono. Abbracciano la dottoressa. La nonna, come prescritto dalla tradizione, introduce l’indice della mano destra nel palato della neonata, la bacia molto allegra e chiede alla dottoressa di fare lo stesso.

 

Già la bambina ha un nome: Yanin. La sua omonima, la dottoressa cubana arrivata da molto lontano per aiutarla a nascere, si copre i capelli con uno shador azzurro, capo femminile tradizionale pakistano regalato dalla famiglia, che, combinato con le sue doti naturali, la rende più bella.

 

Per giungere fino a Banna, nella valle di Allai, abbiamo percorso poco più di 7 ore di strada. Le ultime due tra i paesaggi, dove ci sono le vette coperte di neve e un’infinità di polvere e pietra che costeggiano tutta la cordigliera, con piccole casupole al fondo. In mezzo a questo panorama, gli elicotteri si muovono costantemente come gigantesche libellule. Ci troviamo a 3.100 metri sopra il livello del mare.

 

Al margine del sentiero, tra varie tende da campeggio occupate da professionisti di differenti paesi, ci sono quelle dei cubani. In una si trova l’infermeria, in un’altra l’ambulatorio per le donne e in un altra ancora quello d’emergenza.

 

Quando il sole sta ancora tentando di vincere la nebbia originata dal freddo, i residenti cominciano a scendere da molti angoli di questo bello scenario naturale sconvolto dalla tragedia. In centinaia vengono alla ricerca di una mano amica che guarisca il loro dolore. Ogni giorno sono più di 350 i casi assistiti. Le donne, indossando i loro vestiti che appena permettono di vedere i loro occhi, preferiscono le dottoresse cubane per farsi assistere.

 

Circa 800 metri al di sopra, in una spianata coperta da alberi e costeggiata dal letto di un fiume, le 28 donne e i 42 uomini giunti da Cuba accorciano il tempo per lasciare pronto l’ospedale da campo che con servizi di raggi X, ultrasuono, reparto chirurgico, reparto di ospedalizzazione con 20 letti e un altro di terapia intensiva con 6, offrirà assistenza medica a circa 190.000 abitanti delle 33 comunità della regione.

 

"All’inizio, molte persone ferite arrivavano al luogo e incontravamo serie difficoltà per assisterle perchè i medici erano insufficienti, ma con l’arrivo del gruppo cubano, la situazione è cambiata. I dottori cooperano molto con noi, si preoccupano per i pazienti e li ringraziamo molto per questo", ha segnalato il maggiore delle Forze Armate pakistane Ayaz Hussein.

 

"Siamo sicuri" – ha aggiunto – "che la popolazione apprezza il loro sforzo, nonostante la barriera della lingua. Offrono loro psicoterapia e la gente preferisce andare dai medici cubani anche se nell’area lavorano professionisti pakistani e di altri paesi".

 

"Le donne si sentono molto a loro agio con le dottoresse cubane perché all’inizio mancava il personale femminile. Per motivi religiosi, qui è molto difficile per le donne spiegare i loro problemi di salute ai medici uomini. Adesso le dottoresse cubane le assistono e perciò ringraziamo il vostro paese, specialmente il vostro presidente", ha concluso.

 

Gli uomini continuano ad innalzare tende da campeggio mentre alcune donne ne approfittano per fare il bucato nelle fredde acque del fiume. Gli "uccelli di ferro" non smettono di volare tra le alte montagne, evacuando feriti e malati e prestando aiuto a coloro che hanno sopportato qui il forte terremoto dell’8 ottobre.

 

Yanin, la cubana, s’impegna per terza volta nel dare a queste terre un nuovo figlio. Ci sono dei rischi con la partoriente. Decide di evacuarla. Mi viene in mente una strofa dell’inno di Pakistan: "L’Ordine di questa Terra Sacra, è il potere della fratellanza della gente".

 

 

 

  Se ha potuto farlo Cuba,

 

lo possono fare tutti

 


• Intervento del primo vice ministro degli Affari Esteri della Repubblica di Cuba, compagno Bruno Rodríguez, nella Seconda Conferenza Internazionale dei Donatori sul Pakistan, svoltasi a Islamabad il 19 novembre 2005.

 

 

Signor Presidente:

Signor Segretario Generale:

Signor Primo Ministro:
 

Il 9 ottobre scorso, il presidente della Repubblica di Cuba Fidel Castro Ruz, ha inviato al presidente Musharraf le più sentite condoglianze e solidarietà, accompagnate da un’offerta d’assistenza. Il 12 ottobre, in un messaggio personale, ha offerto l’invio di 200 medici, 85 dei quali sono arrivati a destinazione nelle successive 48 ore. Il 17 ottobre, con una maggior conoscenza della gravità della tragedia e della disperata situazione di decine di migliaia di vittime, Cuba ha deciso di inviare 30 attrezzature mediche chirurgiche per realizzare non meno di 20.000 operazioni in 90 giorni.

 

Disponendo di nuovi dati sulla catastrofe e di fronte al rischio di una nuova ondata di morti, viste le possibili epidemie e l’imminente arrivo dell’inverno, il presidente Fidel Castro ha proposto, il 20 ottobre, di aumentare il personale medico fino a 800 specialisti, 130 dei quali sono giunti 72 ore dopo.

 

Il 26 ottobre, in una Conferenza come questa a Ginevra, Cuba ha proposto di aumentare il personale medico e di inviare 3 ospedali da campagna. Il giorno seguente sono arrivati a Islamabad altri 130 medici e paramedici cubani.

 

Il 5 novembre, in un’emozionata conversazione con il presidente Musharraf, il presidente Fidel Castro ha aumentato a 30 il numero degli ospedali da campagna da inviare e la cifra di medici a quanti fossero necessari in quella situazione.

 

Il personale sanitario cubano è arrivato con 100 tonnellate di medicinali, strumentazione e materiale chirurgico, per lavorare con le proprie risorse. Abbiamo portato anche 150 tonnellate di attrezzature mediche e ospedaliere.

 

Signor Presidente:

Signor Segretario Generale:

Signor Primo Ministro:

 

Non vengo a fare degli annunci, né delle promesse, bensì a dare testimonianza degli atti e dei fatti.

 

Il contingente medico cubano in Pakistan è composto oggi da 789 medici, più della metà dei quali sono specialisti ed hanno esperienza in disastri. Il 44% di questi sono donne. Dispone anche di 315 paramedici, tutti quanti laureati all’università o tecnici. Figurano inoltre 128 lavoratori di supporto, compresi 80 ingegneri e tecnici fondamentalmente in elettro medicina, che lavorano all’installazione dell’equipaggiamento medico.

 

Sono stati installati 17 ospedali da campagna e se ne stanno installando altri 13. Dispongono della più moderna tecnologia per offrire, tra l’altro, servizi di chirurgia, ultrasuoni, elettrocardiogramma, raggi X e laboratorio clinico.

 

Si trovano nelle località più colpite dal terremoto come Balakot e Musaffarabad, nonchè dalle basse temperature come Banna Alai, Maira, Thakot, Beshan, Gahri Habibullah, Hattian, Danna, Battal, Jared, Abbas Pur e Oghi.

 

I nostri medici stanno lavorando con profonda dedizione in 7 campi di evacuati, in altri 4 ospedali da campagna pachistani o internazionali e in 4 ospedali della rete sanitaria del paese.

I loro risultati iniziali sono i seguenti:

Sono stati assistiti 60.000 pazienti.

Sono state realizzate 2.000 operazioni.

Più di 200 persone sono state salvate dall’imminente pericolo di morte.

Le comunità assistite sono state dichiarate libere dal rischio di epidemie e dispongono d’assistenza medica universale e sistematica.

È stato concluso un diagnostico preliminare per lanciare un servizio di riabilitazione, protesi e ortesi che coprirà le necessità della popolazione.

Si sta effettuando uno studio per dare inizio ad un servizio di chirurgia oftalmologica per restituire la vista alle persone nelle zone sinistrate che soffrono, tra le altre malattie, di cateratta, ptosi palpebrale, pterigium e retinopatia diabetica.

È in fase avanzata un progetto da proporre alle autorità pachistane per la preparazione negli ospedali da campagna di studenti di medicina del 4º e 5º anno come specialisti.

Il Governo cubano ha deciso di offrire un ampio programma di borse di studio in medicina per i giovani pachistani dalle comunità rurali.

Signor Presidente:

Signor Segretario Generale:

 

Sono stato inviato qui il 21 ottobre per coordinare la cooperazione cubana sul terreno ed ho visitato decine di località, specialmente nella regione montagnosa del Nord.

 

Sono stato testimone del notevole sforzo del Governo e delle autorità locali nell’attenzione ai superstiti e alle vittime. Devo rendere omaggio alle Forze Armate del Pakistan per l’opera prestata in condizioni assai difficili, nel salvataggio e nella protezione dei sinistrati. Sono stato molte volte assieme ai nostri medici, assieme alle vostre unità del genio, mentre ripristinavano l’accesso a siti fino a quel momento inaccessibili.

 

Ho anche visto che le necessità di aiuto d’emergenza e della ricostruzione sono enormi. So che se questo aiuto non arriverà con estrema urgenza, molte persone moriranno come conseguenza delle dure condizioni dell’inverno dell’Himalaya.

 

L’aiuto internazionale è semplicemente insufficiente e lento. Va incrementato in un numero di ore che faranno la differenza tra la vita e la morte. Vedo come scende la temperatura ogni sera e come la neve avanza verso le piccole valli, dove i medici cubani condividono la vita difficile e umile e il freddo con i pazienti.

 

Aspettare o contribuire con meno di quel che si può, sarebbe un egoismo imperdonabile che nessuno potrebbe dimenticare. Il mondo industrializzato spende ogni anno 1.000 miliardi in armi e altrettanti soldi in pubblicità; 400 miliardi in droghe illecite, 105 miliardi in alcolici, 17 in cibo per animali da compagnia e 12 miliardi in profumi. I paesi ricchi incassano ogni anno 436 miliardi in servizi del debito e 100 miliardi in dazi.

 

Sarebbe profondamente immorale e ingiusto mercanteggiare sull’importo indispensabile di 5,2 miliardi in aiuti d’emergenza e ricostruzione per questa nazione, che ha appena subito una delle più grandi catastrofi della storia.

 

Se Cuba, un paese piccolo, lontano e bloccato, ci è riuscita, tutti possono, specialmente i paesi ricchi e sviluppati. Il nobile popolo del Pakistan lo merita.

 

Sono stato testimone del dolore e della sofferenza della gente più umile.

 

Lancio questo appello a nome degli eroici e modesti medici cubani, che stanno compiendo una vera prodezza umanitaria e dal più profondo delle mie esperienze di queste settimane.

 

Sento che devo parlare anche a nome di Zaled, un bambino di 5 anni, il cui braccio era sorretto soltanto da un fascio di nervi e muscoli, ma che ancora si poteva salvare. A nome della bambina di appena 10 anni che nell’ospedale da campagna di Attar Shisha assiste suo fratello Safir di 8 anni, convalescente da un’enorme ferita alla testa. Sono i due unici superstiti della loro famiglia. A nome dell’innocente bambina di 7 anni, che quando è arrivata con i nostri medici a Thakot ci ha portato Pérvez, il suo fratellino di cinque anni , con la speranza che gli potessimo restituire la gamba perduta.

 

A loro nome e a nome di molti come loro, mi rivolgo alla vostra sensibilità e coscienza.

 

Signor Primo Ministro:

Tante grazie.

 

 

  

 

 

Cuba ha offerto aiuti

 

medici al Pakistan  

 

 

10 ottobre 2005 (PL) - Cuba ha offerto al Pakistan l’apporto di almeno 200 medici preparati per le situazioni di disastri e gravi epidemie, con la missione di aiutare le vittime del terribile terremoto che ha devastato questa regione asiatica. 

 

Il presidente Fidel Castro  ha inviato una lettera al presidente del Pakistan, Pervez Musharraf, nella quale comunica la disposizione dell’Isola d’inviare questi specialisti con i medicinali necessari. Cuba ha risposto così alla domanda del presidente Pakistano che ha chiesto aiuti alla comunità internazionale.

 

La lettera spiega che il contingente  può essere pronto in 24 ore e viaggerà con aerei cubani. Il Capo dello Stato di Cuba ha comunicato a Musharraf che le spese di trasporto e alimentazione dei questi medici verranno garantite da  L’Avana.

 

Inoltre ha chiesto alle autorità del paese colpito di esprimere una valutazione delle prime  necessità, per poter aggiustare la risposta umanitaria dell’Isola.

 

I 200 medici pronti per andare a Islamabad fanno parte del contingente internazionale Henry Reeve, creato da Cuba dopo il passaggio dell’uragano Katrina nel sud est degli Stati Uniti, che però non hanno apprezzato l’offerta d’aiuto dell’Isola.

 

Questa forza di medici ha lavorato in Guatemala, dove centinaia di professionisti della salute si sono uniti alle brigate sanitarie di Cuba che operano in molti dipartimenti del paese del quetzal, colpito ora dalla tormenta tropicale Stan.

 

Anche in Messico e El Salvador sono morte molte persone e ci sono danni notevoli alle cose, causati da questa tormenta.

 

I due paesi hanno ricevuto la stessa offerta da Cuba, che ha annunciato d’avere pronti 600 medici con i medicinali di pronto soccorso per aiutare i danneggiati centro americani.

 

Stando a calcoli preliminari sono almeno 40.000 i morti in Pakistan dove il terremoto ha avuto l’epicentro in Cachemire.

 

Centinaia di migliaia di danneggiati sono senza aiuti per via del blocco delle vie di comunicazione distrutte o intransitabili e molte persone sono prigioniere delle macerie.