MIAMI LA MAFIOSA


L'FBI ha preferito ignorare

 gli 8 AK di S. Álvarez

 

J.G.Allard-19 dicembre 2005

Omaggio alle vittime cubane del terrorismo

 

 

L’arsenale trovato in possesso di Santiago Álvarez e del suo complice Osvaldo Mitat dai Servizi d’Immigrazione nordamericani (ICE), che ha portato i due terroristi in carcere, non costituisce la prima avventura del "protettore" di Luis Posada Carriles nel mondo del traffico d’armi e del terrore.

Sabato 10 marzo 2001, Santiago Álvarez Fernández-Magriñá si è presentato nello stand della ditta Miami Police Supply nella fiera del Centro delle Convenzioni di Coconut Grove, ubicato nel 2700 South, Bay Shore Drive, a Miami. Ha comprato tutti in una volta 8 fucili AK-47 per 2.712 dollari (339 per ognuno), 8 rivoltelle Makarov per 1.112 dollari (139 per ogni rivoltella) e 2.000 pallottole da AK per 400 dollari.

 

Álvarez era accompagnato da Ihosvani Suris de la Torre, membro dell’organizzazione paramilitare Commandos F-4, con sede in via 14, angolo Flager e diretta dal noto terrorista Rodolfo Frometa Caballero.

 

Hanno pagato in contanti, ma non hanno portato via la merce. Secondo la legge, la riceveranno entro 5 giorni, dopo i controlli di sicurezza. Si suppone che tali acquisti non siano comuni e che il FBI di Miami, allora diretto dall’agente speciale Héctor Pesquera, disponga di tutti i mezzi per venire a conoscenza in tempo utile di una transazione simile che, evidentemente, ha uno scopo sospetto.

 

Con un budget milionario e con le sue centinaia di agenti, non può passare inosservato al FBI un acquisto d’armi così importante, almeno tra quelli effettuati in strada, che deve avere un qualche motivo criminale.

 

Una breve indagine avrebbe rivelato rapidamente agli uomini della Polizia Federale l’identità dei compratori.

 

Tuttavia, non è successo nulla. Senza la minima difficoltà, Suris ha raccolto gli 8 AK-47, le 8 Makarov e le 2.000 pallottole nei giorni 22 e 23 marzo seguenti.

 

In modo evidente, Suris era convinto del fatto che il suo acquisto non era normale. Ha portato le armi da un amico chiamato Carlos Deschamps, dove le ha custodite fino a quando egli personalmente le ha presentate a Santiago Álvarez nel parcheggio della caffetteria ubicata in via 135 North West, angolo 5ª Avenida, a Miami, allo scopo di formalizzare l’acquisto dell’armamento.

 

Quell’acquisto assai sospetto è stato seguito da altri di ogni tipo di equipaggiamenti paramilitari, divise, stivali, asce, coltelli e altri munizioni in vari negozi.

 

Santiago Álvarez è un personaggio molto noto in tutta la comunità della Piccola Havana come un capo della mafiosa Fondazione Nazionale Cubano-Americana (FNCA).

 

Coloro che frequentano i circoli estremisti sanno che l’individuo è un capo dell’ala paramilitare e che ha a che fare con l’organizzazione e col finanziamento delle attività terroristiche.

 

A quanto pare, nessuno degli acquisti è stato scoperto dagli investigatori dell’agente speciale Pesquera...

 

 

QUANDO SURIS È RIAPPARSO NUOVAMENTE SULLA COSTA DI CUBA

 

 

Alle 18:20 del 26 aprile seguente, truppe guardacoste cubane hanno catturato nei pressi di Sagua la Grande Suris de la Torre e due complici, Santiago Padrón e Máximo Pradera, tutti quanti residenti nella contea di Miami-Dade ed hanno confiscato le armi comprate nella Miami Police Supply - fucili d’assalto AK-47, rivoltelle semiautomatiche Makarov - le stesse armi la cui vendita non è mai interessata a Héctor Pesquera e ai suoi agenti.

 

La TV cubana, settimane dopo, nel suo programma Tavola Rotonda, ha riservato una sorpresa ai telespettatori: un video nel quale si vedeva Ihosvani Suris de la Torre, quando già era stato arrestato, conversare al telefono col suo capo a Miami Santiago Álvarez.

 

Suris ha chiesto al terrorista di Miami protetto dal FBI di Héctor Pesquera se doveva continuare col progetto di provocare un’esplosione nel cabaret Tropicana dell’Avana, visitato ogni giorno da centinaia di turisti, come era stato indicato da Álvarez. Questo individuo, senza sapere che il suo mercenario era detenuto, lo ha incoraggiato a continuare nel criminale progetto.

 

Nonostante la diffusione di questa confessione pubblica, Santiago Älvarez non ha dovuto rispondere alla minima domanda degli uomini dell’agente speciale Pesquera.

 

Mesi prima il FBI ha saputo, ma ha preferito ignorare, che lo stesso Santiago Álvarez ha finanziato, sempre con i soldi dell’FNCA, Luis Posada Carriles, Pedro Remón, Gaspar Jiménez e Guillermo Novo Sampoll perchè acquistassero gli esplosivi C-4 col proposito di distruggere l’anfiteatro dell’Università di Panama, dove avrebbe parlato il Presidente cubano davanti a una folla di studenti, lavoratori e rappresentanti delle comunità indigene.

 

Dopo l’arresto di quei cospiratori, Santiago Álvarez ha continuato a passeggiare libero sul territorio USA, nonostante la sua attiva partecipazione al crimine.

 

Ancora peggio, ha viaggiato varie volte da Miami a Panama per portare ai quattro reclusi i soldi e gli orientamenti della sua organizzazione, fino a quando la sua attività è stata formalmente denunciata all’Interpol.

 

Adesso nessuno nell’apparato giudiziario della Florida, nel Servizio d’Immigrazione e ancor meno nel FBI, osa aprire l’esplosivo dossier dell’arrivo di Posada negli USA, concepito, finanziato e realizzato da Álvarez per mezzo del suo battello Santrina.

 

Nessuno ha toccato il dossier anche se il crimine costituisce una gravissima violazione delle leggi di sicurezza degli USA.

 

 

I RICATTATORI NELLO SCHERMO

 

 

Nipote di un complice dell’assassino dell’eroe studentesco cubano Julio Antonio Mella e figlio di un assassino batistiano che riuscì a essere Senatore per Matanzas, Santiago Álvarez Fernández-Magriñá è stato membro dei commandos dell’Operazione 40 creati dalla CIA per lavori sporchi legati all’invasione di Playa Girón. Poi si è legato a Manuel Artime, controrivoluzionario identificato con la stessa agenzia di servizi segreti.

 

La Tavola Rotonda Informativa della TV cubana che ha rivelato gli ultimi particolari biografici di Álvarez ha dato ai telespettatori maggiori elementi che spiegano la totale inerzia della polizia federale nordamericana nei confronti di Álvarez, dei suoi AK-4 e di tanti altri misfatti noti a tutta la Miami mafiosa.

 

Attraverso una serie di spezzoni di programmi della televisione di Miami, dove sono recentemente apparsi i leader estremisti di questa città, si è potuto osservare la grande operazione di ricatto e minaccia che si sta sviluppando nella Florida del Sud per evitare che Álvarez venga sottoposto ad un processo fuori da Miami, dove potrebbe davvero dover affrontare una giustizia non compiacente.

 

Vari altri terroristi, oltre a José Basulto, hanno testimoniato ultimamente di fronte alle telecamere delle emittenti di Miami sulle loro attività criminali contro Cuba e sull’aiuto ricevuto dalle autorità statunitensi.

 

Per esempio José Enrique Dauza, che si dice "avvocato e amico di Posada", ha rivelato senza provare vergogna alcuna l’attività che realizzò con complici in territorio nordamericano "protetti dalla CIA e dal Governo degli USA".

 

"Disponevamo di ogni tipo di armi e queste armi che si suppone siano federali sono sparse per tutta Miami da 40 anni", ha aggiunto.

-Le cose non sono cambiate dopo l’11 settembre?, gli ha chiesto l’animatore del programma.

-"Nell’anno ’91 io disponevo ancora di un carico d’armi, di AK-47 con esplosivi per un’operazione che stavamo per compiere a Cuba..."

-Questa è una violazione della legge di neutralità.

-"Chiaro", ha risposto Dauza. "Ed io ero l’incaricato di fornire il cover per trasportare le armi e portarle al luogo da dove usciva il battello".

 

L’assassino e torturatore Félix Rodríguez Mendigutía, amico personale di George Bush padre, non ha nascosto di perseguire la liberazione del "protettore" di Posada utilizzando pressioni politiche.

 

-"Tutto quello che è alla nostra portata lo possiamo fare in contatto con diverse autorità di questo paese, in contatto personale che... io credo che non vale la pena discuterlo qui, però faremo certamente il possibile per aiutare al nostro compagno".

 

Félix Rodríguez torturò e trafficò droga in Vietnam, partecipò all’Operazione Condor, ordinò l’uccisione di ‘Che’ Guevara in Bolivia e diresse, assieme a Posada, il traffico di cocaina in cambio di armi nella base salvadoregna di Ilopango, durante lo scandalo Iran-Contras.