Tre ragioni in più

contro il blocco

 

• Amaya, Ashley e Aicha, nonostante siano nate sotto le
limitazioni imposte dagli Stati Uniti contro Cuba per più di quarant’anni,

godono come tutti i cubani di uno dei migliori sistemi di Sicurezza Sociale del mondo


 

LOURDES PÉREZ NAVARRO - 11 novembre 2005

 

Amaya, Ashley e Aicha, nate il 28 settembre nell’ospedale della capitale Ramón González Coro, sono una fonte d’allegria per la famiglia ed il personale medico. E non per niente. Si tratta del primo parto trigemino del XXI secolo in questo luogo (il precedente fu nel 1999) e le piccole godono di ottima salute.

 

"Le mie figlie hanno molti padri e zii", assicura la madre, Onix Naranjo Fernández, che prova gratitudine per le premurose cure ricevute a partire dal momento stesso della constatazione che tre nuove vite si stavano formando nel grembo della donna (la gestazione è stata prolungata fino alle 35 settimane) da parte dei dottori José María Chema, Alfredo Nodarse, José Oliva (della Sala di Genetica), Roberto Guzmán e Laura Asa (Ipertensione), così come delle infermiere, dei lavoratori sociali e del resto del personale dell’ospedale e del focolare materno Ismaelillo, situato in Kholy e Calle 30, dov’è rimasta per quasi tutto il periodo della gestazione.

 

E’ chiaro che per questa giovane bibliotecaria, che lavora come sovrintendente all’alloggiamento nella scuola-ospedale Salvador Allende – uno dei centri impiegati nell’Operazione Miracolo – e per suo marito, Reinerio Sandy Robert, meccanico-montatore della ECOA 40, "ricevere tre creature in un colpo solo, quando già abbiamo il nostro piccolo Pedro Erith, non è facile".

 

Ma i due genitori e le loro figlie possono contare su delle garanzie. Oltre all’assistenza medica gratuita, alla dieta rafforzata e ai benefici della licenza di maternità, hanno avuto fin dall’inizio il sostegno di vicini ed amici, del delegato della circoscrizione, della delegazione municipale della FMC e dei lavoratori sociali, che – ha commentato Onix – "sono stati tenuti al corrente dell’andamento della gravidanza e, tra l’altro, "ci hanno fatto avere le culle, ci hanno regalato una carrozzina per gemelli, catinelle, vestitini per le bambine..." Inoltre, lo stesso giorno della nostra visita ha ricevuto la notizia che molto presto le verrà assegnata un’abitazione ed elettrodomestici. Quando lo ha saputo non sapeva come contenere la gioia: "Immaginatevi. La famiglia è cresciuta così tanto che l’appartamento si è fatto piccolo".

 

Onix è la regola e non l’eccezione. Lo Stato socialista mette tutto il suo impegno nella creazione delle condizioni che permettano lo sviluppo delle potenzialità di ogni essere umano mediante un’adeguata politica economica e sociale.

 

A Cuba il sistema della Sicurezza Sociale garantisce la più ampia protezione al lavoratore ed alla sua famiglia, così come per quella parte della popolazione le cui necessità essenziali non sono assicurate, o che per le sue condizioni di vita o di salute richieda protezione e non possa risolvere le loro difficoltà senza l’aiuto della società.

 

Ogni anno vengono destinate più risorse alla sicurezza e all’assistenza sociale. Nel 2005 per esempio, nonostante il periodo speciale e la guerra economica imposta dagli Stati Uniti, è stato dedicato a questo fine il 19,1% del bilancio dello Stato. Molto di più potrebbe essere fatto se non esistesse il blocco che, secondo calcoli prudenti, è costato al paese non meno di 82 miliardi di dollari in questi 45 anni.

 

 

NON RETROCEDEREMO NEMMENO PER RIPRENDERE FIATO

 

 

Prima del trionfo della Rivoluzione il panorama era molto diverso. Nel 1959 esistevano solamente 59 casse di sicurezza sociale o ritiro che proteggevano meno della metà dei lavoratori, la maggior parte delle quali svuotate da politici corrotti; pensioni miserrime e bassi salari.

 

Il Governo degli Stati Uniti si illude di poterci far tornare a questa situazione, portando avanti il piano annessionista di Bush presentato nel maggio 2004, nel quale annuncia la riforma dell’attuale sistema di Sicurezza Sociale.

 

Nel cosiddetto processo di "transizione" verrebbero smantellati i servizi fondamentali dei quali oggi dispongono tutti i cubani ed impiantati al loro posto schemi rispettosi delle esigenze neoliberiste, con le note conseguenze d’esclusione ed emarginazione dei settori sociali che dispongono di meno risorse. Il finanziamento proverrebbe dalle vendite delle proprietà dello Stato.

 

Il piano colonialista sorvola il fatto che la Sicurezza Sociale cubana è tra le migliori del mondo: protegge il 100% dei suoi lavoratori, familiari e popolazione in generale. Invece negli Stati Uniti – secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro – copre soltanto il 95% dei lavoratori ed in America Latina la protezione oscilla tra il 10% e l’80%; in Africa è ancora più bassa.

 

E’ questa la proposta di Bush? Quella di aumentare l’età pensionabile per i due sessi a 67 anni, come negli USA? Oggi il 15% della popolazione cubana ha più di 60 anni e nel 2025 sarà il 25%, ma l’invecchiamento non è un fattore negativo, è il frutto dello sviluppo della Rivoluzione e dell’attenzione agli anziani che, fra gli altri benefici, comprende il recente aumento delle pensioni, sia per i pensionati come per i protetti dall’assistenza sociale.

 

Programmi come il servizio alimentare in mense comunitarie o dei centri di lavoro e l’assistente sociale a domicilio che assiste gli anziani che vivono soli e si preoccupa delle loro necessità alimentari sono rivolti anche a loro.

Secondo il piano annessionista che verrebbe applicato in una "Cuba Libera" dopo il crollo della Rivoluzione che si illudono di ottenere con un blocco sempre più duro Mercedes, la nonna delle tre gemelline, che dispone della sua pensione, invece che dedicarsi a prodigare cure e affetto alle sue nipotine, dovrebbe tornare a lavorare mentre Onix non sarebbe beneficiata dalla prestazione economica (del 100% del salario nelle prime 12 settimane successive al parto e del 60% fino a quando le piccole compiranno un anno di vita), stabilita dalla Legge sulla Maternità.

 

Ma Bush dimentica la cosa più importante nei suoi progetti che puntano a privarci delle nostre conquiste: fare i conti con i cubani.