INTERVISTA A GORE VIDAL*
 

Bush è una specie di maniaco

 

che assalta il paese che vuole



• "E’ dalla guerra contro il Messico che esiste questo spirito di spoliazione delle altrui risorse"

 • Secondo Vidal "non esiste in quest’Amministrazione un cervello che possa macchinare un qualcosa come l’11 settembre

• Né per prevenirlo né per orchestrarlo"

• E aggiunge: Due uragani hanno messo in evidenza davanti a tutti negli USA che non abbiamo un Governo"

 

MARC COOPER – The Nation (tratto da La Jornada) – 15 nov.'05

 

"L’Amministrazione di George W. Bush rappresenta una minaccia per gli altri paesi, per le libertà e i diritti negli Stati Uniti", sostiene lo scrittore statunitense Gore Vidal, per il quale a partire dalla "nostra guerra contro il Messico, nel 1846, che ebbe l’obiettivo di appropriarsi della California, siamo stati animati da un puro intento di spoliazione".

 

Vidal, uno dei più prolifici scrittori nordamericani e senza dubbio uno dei più chiari nell’esprimere le sue visioni politiche considera che, "se è esistito un grande motivo per mettere formalmente sotto accusa il Governo, questo è l’11 settembre". Non si è mai verificato un atto di negligenza come questo".

 

Marc Cooper, uno degli editori di The Nation, ha intervistato Vidal nella sua casa di Hollywood poco dopo il suo 80° compleanno.

 

 

-Nell’introduzione al suo nuovo libro, "América Imperial", sostiene che le quattro parole più dolci del vocabolario statunitense sono "I told you so" ("Te lo dije"). Che voleva dire?

-Oh, di tutto. Il principale pezzetto di saggezza che ho voluto proporzionare, che ho ottenuto da Thomas Jefferson e che lui a sua volta prese da Montesquieu, è che non si può mantenere una repubblica ed un impero nello stesso tempo. I romani non hanno potuto. I britannici sono riusciti ad arrangiarsi soltanto fino ad un certo punto, per poi andare in rovina. Venezia fu un impero ed anche gli Stati Uniti. In ogni caso, queste repubbliche si sono perse. A partire dalla nostra guerra contro il Messico, nel 1846, che ebbe l’obiettivo di appropriarsi della California, siamo stati animati puramente dalla brama imperiale della spoliazione.

 

-Da questo punto di vista, quanto è differente l’Amministrazione Bush? Presenta aspetti di novità o si inserisce nello stesso arco storico?

-Ci sono molte differenze. Il macchinario è cambiato. Esistono armi nucleari e batteriologiche. Possiamo uccidere molta più gente. Ma abbiamo avuto cose inimmaginabili per me e per la maggior parte degli statunitensi; abbiamo avuto un Governo che si è messo contro tutti i paesi della Terra. Li abbiamo insultati tutti.

 

-Tom DeLay, leader della maggioranza del Congresso, è sotto processo. Bill Frist, leader della maggioranza del Senato, è sotto indagine della Commissione di Sicurezza e Scambio e abbiamo visto la debacle di Michael Brownie Brown e dell’Agenzia Federale per la Gestione delle Emergenze. Non sarà che alla fine il Governo cadrà sotto il suo stesso peso?

-Sotto la sua mancanza di peso (dice ridendo). Credo sia questa la frase che lei sta cercando.

 

-Qualcosa come un’insostenibile leggerezza?

-Si, un’insostenibile leggerezza. O meglio: oggi tocca a DeLay e domani non più. Si, credo che stia crollando. Le accuse contro DeLay non sarebbero state presentate se due uragani non avessero messo in piazza, soprattutto negli USA, il fatto che non abbiamo un Governo. E nella misura nella quale lo abbiamo non solo è corrotto, ma costituisce anche una minaccia per gli altri paesi, per le nostre libertà e i nostri diritti.

 

-Se davvero il Governo crollerà per la sua mancanza di peso, che succederà dopo?

-La legge marziale: sarà questo il passo successivo. Bush è come una superficie di cristallo. Uno può vedere in ogni momento i vermi che si contorcono nella sua testa. E’ il primo indizio di quel che ha nella testa: una mentalità da giunta militare.

 

-E la giunta militare è...

-Cheney, che sta a capo di tutto, sospetto. E alcuni altri operatori seri. In ogni modo ho notato per la prima volta che questo era quel che Bush aveva nella mente quando si è reso conto che gli uragani sfavorivano le sue relazioni pubbliche. E si è messo a pensare che i suoi amici si contenderanno la presidenza nel 2008. Allora, qual’è la prima cosa che fa? Qual è la prima cosa che viene a mente ad un dittatore? Di togliere la Guardia Nazionale ai governatori. La Guardia è agli ordini dei governatori, ma Bush dice sempre che la darà ai militari. Hanno questo in mente: il controllo militare.

 

-Prevede una dittatura militare? E che gli statunitensi la sosterranno?

-Sostengono qualsiasi cosa. E nello stesso tempo non sostengono niente. Tratto con molti giornalisti europei, molto addentro alla politica statunitense, ma mi fanno domane sciocche come: "A Kerry non è andata molto bene. Chi sarà il prossimo leader dell’opposizione che potrà arrivare alla presidenza?" Io gli rispondo: In primo luogo The New York Times non lo intervista e, se appare come un possibile vincitore, non appare in tv nelle fasce orarie di maggior ascolto. E’ eliminato in partenza. O lo fanno passare per stupido, come con Howard Dean quando amplificarono il suo famoso ululato. Questo fece la CBS per farlo passare come un maniaco. Sono molto abili! Se i media sono completamente controllati dall’establishment corporativo – o qualsiasi altra frase che descriva coloro che ci governano – non arriva al pubblico nessuna informazione che possa essergli utile.

Nessun Alfiere Bianco verrà riconosciuto dalla stampa o visto in televisione.

Non avrà modo di arrivare alla gente. E questo è un fatto permanente nella nostra situazione...Se potesse concretizzarsi un’opposizione reale alla cricca del petrolio e del gas che si è appropriata di tutti e tre i poteri, credo che dovrebbe scaturire dalla base. Dovremmo trovare il modo di pubblicizzare per mezzo di Internet l’Alfiere Bianco o l’Alfiere Nero, o chiunque venga a salvarci.

 

-Quali sono le tre o quattro cose principali che l’Alfiere Bianco dovrebbe dirci per motivarci, come lei dice, a preservare la repubblica?

-In primo luogo dovrebbe permetterci di conservare il denaro che guadagnamo. Perchè la maggior parte di noi soffre un enorme peso fiscale.

 

-Questo è quel che dicono i repubblicani.

-Lo dicono, ma non sono sinceri. Quel che vogliono davvero dire è: "Noi, coloro che hanno denaro, non vogliamo che i nostri figli paghino imposte sulle loro eredità. Non vogliamo pagare imposte sui nostri enormi introiti. Non vogliamo pagare imposte sui profitti delle nostre grandi corporations" e lo hanno ottenuto. Chi si mette contro di loro deve dire che le corporations verranno gravate di una maggiore imposizione fiscale, com’è sempre stato. La gente lo capisce e se non lo capisce glielo si può spiegare in dieci minuti.

 

-Che farebbe l’Alfiere Bianco con l’esercito?

-Dimezzerebbe il suo bilancio annuale. In questo modo risparmieremmo molto denaro. Potremmo ricostruire molte dighe. Non abbiamo più bisogno di questo bilancio...Non possiamo vincere nessuna guerra. Non possono imporci nuovamente il reclutamento forzato. Siamo già alla fine di questo regime. Dobbiamo incrociare le dita perchè non si sia anche alla fine di questo paese.

 

-Uno degli aspetti in cui le cose sembrano migliorate nel nostro paese è quello dell’omofobia. Adesso si dibatte cortesemente sul matrimonio omosessuale.

-Non so quanto questo tema interessi. Parli con chiunque nell’esercito e si accorgerà che la situazione è ugualmente negativa che quando prestai tre anni di servizio, durante la Seconda Guerra Mondiale. I sospettati di attività sessuale con persone dello stesso sesso venivano rinchiusi o emarginati. Era così e continua ad esserlo. Una tematica come il matrimonio omosessuale serve solo a mantenere viva l’omofobia.

 

-Quindi, lei non lo difende?

-No, perchè so con quale proposito se ne parla... Si prende un argomento come il matrimonio omosessuale, che non riguarda il 99.9% della popolazione e si insiste in continuazione. Questo prova che tutti i democratici sono folli, o tutti omosessuali. Se qualcuno si vuole sposare bene, ma perchè dev’essere affar mio?

 

-Se prendiamo un momento storico, per esempio 40 anni fa; a metà degli anni ’60, quando lei aveva la metà della sua età attuale, pensava che gli Stati Uniti avrebbero preso questo indirizzo?

-Non ho mai creduto che un presidente si sarebbe azzardato a favorire una guerra preventiva. Non ho mai pensato che saremmo arrivati a questo, ad avere come presidente una specie di maniaco che attacca verbalmente e fisicamente qualsiasi paese voglia. I padroni di questa nazione normalmente sono stati abbastanza astuti. Sapevano quel che volevano. Di sicuro non volevano pagare imposte. Non volevano che qualcuno li facesse saltare un giorno come avvenuto l’11 settembre. E se c’è stata una grande causa per mettere formalmente sotto accusa il Governo, questa è stata l’11 settembre. Non si è mai verificato un atto di negligenza come questo.

 

-Non starà insinuando che l’Amministrazione Bush abbia permesso che l’attentato avvenisse...

-No. Non dico niente di tutto ciò. Se ci fosse stato un qualche complotto perverso tra il nostro Governo e la squadra di attentatori dell’Arabia Saudita in un paese come il nostro, almeno due dei suoi protagonisti sarebbero già apparsi in tv, intervistati da Barbara Walters. Il nostro paese è così: non sappiamo mantenere i segreti. No; è impensabile. I retroscena dell’11 settembre sono stati pianificati molto meticolosamente. Non esiste in questo Governo un cervello che possa macchinare un qualcosa come l’11 settembre. Né per prevenirlo né per perpetrarlo.

 

* Gore Vidal ha ricevuto il 9 di questo mese il Premio Letterario 2005 del Pen club statunitense nella città di Los Angeles per la sua carriera come narratore, drammaturgo e saggista.