Venezuela: la rivoluzione taciuta  

di Ernesto Cardenal
 


Per le strade di Caracas le pareti erano ancora piene di macchie del passato referendum, molte dicendo “Vota No” (che Chávez non se ne vada) ed altre “Vota Sì” (che se ne vada) e molte dicendo semplicemente “No” o “Sì” in lettere di ogni volume. Specialmente mi piacque una che diceva: “Dì di No al Yes”. Mi interessò molto una che diceva “Bolivar Vive, la Lucha Sigue”, perché mi ricordò una scritta che era stata molto frequente nella rivoluzione del Nicaragua e che era “SANDINO Vive, la Lucha Sigue”.

Sandino era stato assassinato 50 anni prima ed era rimasto seppellito nella memoria del paese, ma con la rivoluzione sandinista era resuscitato ed era quello che capeggiava la lotta. Anche qui Bolivar fu estratto dai libri di storia e fu messo per la strada e lanciato a camminare. Mi sembrò che ci fossero ora più scritte a beneficio di Chávez e meno contro rispetto a quelli che vidi sei mesi prima quando venni per partecipare a un festival mondiale di poesia.

Questa volta ero arrivata invitato dal Congresso di Intellettuali ed Artisti in Difesa dell'Umanità e insieme ai 350 partecipanti ci divisero in numerosi gruppi e portati  a vedere le opere della rivoluzione per tutto il Venezuela fino all'Orinoco.

A me toccò visitare le “Colline" di Caracas che sono quelle che in altre parti chiamano “favelas” o “chabolas” o “villas miserias”, e che stanno sui dorsi dominando tutta la città, e sono quelle che ispirarono la famosa canzone ”Casas de cartòn” del venezuelano Alí Primera.

Io le avevo viste sempre da lontano quando visitavo Caracas ed una volta scrissi su di esse “Aquellas luces sobre Caracas sobre los rascacielos los cerros como un cielo estrellado: son las lucecitas tristes de los pobres.
Su cordón de miseria allí en el cielo. En otras partes están ocultos, aquí no. Se ven desde dondequiera, y en pleno cielo”.

Nel nostro gruppo ci fu un professore universitario che, benché vivesse a Caracas, ci disse dopo che non era mai stato prima sulle Colline e che era andato con una certa paura. La povertà che vedemmo è quella che esiste in ogni posto dove ci sono quartieri poveri benché uno non li vede. Ma qui ci trovammo con una gran sorpresa.
Molto, molto dentro a quel quartiere di un milione di abitanti, che è uno dei vari municipi poveri di Caracas, c'era un modernissimo ospedale come potrebbe essere solo un ospedale per ricchi, ma era gratis per tutti e c’era un dentista ed un'ottica. Lì vicino, una farmacia con le medicine ribassate del 85 per cento del loro prezzo. Quelle prescritte nell'ospedale erano gratis. C'erano più in là una fabbrica di calzature ed un'altra fabbrica tessile, gestite da cooperative e costruite per dare lavoro ai disoccupati. Vedemmo una strada con due o tre isolati coperti da murales di belle pitture popolari realizzate dagli abitanti. Nel Centro Comunale chiesi di andare in bagno e trovai alcuni servizi sanitari rifulgenti e lussuosi, migliori che quelli dell’hotel Caracas Hilton dove eravamo ospitati.

Lì davano gratis alimentazione a 90 mila persone e che quel programma esisteva in tutto il Venezuela. Visitammo una Casa di Alimentazione che era una casa privata dove una signora preparava giornalmente cibo per circa 200 persone. Vedemmo un Mercato Popolare, dove i prezzi sono ribassati del 40 per cento, e di queste case ce ne sono in tutto il Venezuela e ci sono anche Mercati ed altri che chiamano Mega-mercati. Sapemmo che 8 milioni di persone sono beneficate con questi alimenti ribassati o gratis, dipendendo dal grado di povertà e che sono più di mezzo milione quelli che sono sfamati dalle Sale da pranzo Popolari.

Ed ora il paese poteva mangiare carne e pollo tutti i giorni, mi dissero sulle Colline. Tutta questa dell'alimentazione è parte del programma sanitario che lì chiamano di “Salute Integrale”: salute relazionata all’educazione, sport, cultura ed alimentazione.
Ed in Venezuela il diritto alla salute è considerato come parte del diritto alla vita. In Venezuela ci sono circa 25 milioni di abitanti e di questi, 17 milioni erano esclusi dal Servizi Sanitario. Ora il 85 per cento della popolazione è coperto dalla sanità pubblica. L'altro 15 per cento utilizza il sistema privato.

Ora si sono decongestionati i servizi di emergenza. La gente oramai non andava negli ambulatori per la disattenzione che gli altri governi avevano in tema sanitario. Ora nei quartieri poveri, selve, pianure e montagne ci sono servizi medici per tutti quelli che erano esclusi, con moderni centri di diagnosi con raggi X ed elettrocardiogrammi ed endoscopie ed ultrasuoni, tutto gratis per tutti.

Ci sono 20 mila medici per i poveri, quasi tutti cubani che ricevono una media di 250 famiglie ognuno. Sono alloggiati dalla comunità e vivono nelle stesse condizioni dell'altra gente.

I medici venezuelani non sono stati formati per questo e per questo motivo, ci sono pochi venezuelani tra loro.

E questa è la differenza tra se c’è stata una rivoluzione o no.

Sulle colline di Caracas dove siamo stati, i medici cubani si alloggiavano in case del quartiere ed una donna che ospitava uno di loro mi disse: “A me pagano uno stipendio per il servizio che gli do, ma se non fosse così lo farei lo stesso per il sacrificio che fanno per noi”.

Quei medici lavoravano di mattina nella loro clinica e di pomeriggio visitavano i pazienti nelle loro case. E non posso dimenticare una dottoressa cubana che irradiava tanto amore con tutti che sembrava una Madre Teresa giovane.

Stavano terminando di alfabetizzare il milione e mezzo di analfabeti che c'erano in Venezuela. Prima, qualunque tipo di educazione era fuori della portata dei poveri, ma ora 13 milioni di venezuelani stavano studiando. Si danno lezioni anche negli ultimi angoli del Venezuela e agli indigeni della selva, ai quali si insegna nella loro lingua e su testi stampati per loro.

Ci sono anche le Scuole Bolivariane per i poveri nelle quali non si paga nemmeno l’iscrizione e danno colazione, pranzo e merenda di mattina e di pomeriggio, e di queste ce ne sono più di mille in Venezuela.

Queste scuole hanno anche sport, calcolatrici, Internet, psicologi, cure mediche, ed in esse c'è logicamente poca diserzione. Molte famiglie di classe media e medio bassa, incominciano a ritirare i loro figli dalle scuole private, mi dicono, perché queste sono migliori ed inoltre non costano niente.

Le università erano gratis ma con un filtro con il quale i poveri non erano ammessi, ed i giovani stanno preferendo l'Università Bolivariana invece della statale o privata. Questa Università è una, ma ha sette sedi.

Nei municipi esistono anche alcuni "Nuclei Universitari" per chi non può andare fino a queste sedi ed è stata chiamata "municipalizzazione" dell'Università.

Cuba contribuisce anche all'educazione con consulenti e con video ed opuscoli.
Per me è stata anche una sorpresa vedere una collezione di libretti tascabili della quale si pubblicano un milione di esemplari ognuno e sono dati gratis alla popolazione. Ci sono 20 titoli editati.

Ho saputo anche che nel paese stavano per aprirsi 6 mila Centri di Internet con l’utilizzo di computer gratis.

Racconto tutto questo perché so che si ignora all'estero.

Il programma sportivo ha varie migliaia di Professori Sportivi Comunitari.
Adesso nei quartieri sono comuni le attività che prima erano esclusive di una minoranza che poteva pagare una lussuosa palestra.

C'è educazione fisica e sport nelle scuole ed anche ginnastica basilare per le donne, ginnastica musicale, aerobica e ballo-terapia, attività fisiche per gli obesi, per ipertesi, per donne incinta ed anche per quelli del Club dei Nonni (quelli della terza età).

Ci dicevano che sulle Colline, i vicini non si conoscevano, né si salutavano ed ora hanno un gran spirito comunitario. L'acquisizione di titoli di proprietà lo stavano facendo comunitariamente, perché era impensabile che facessero il rilevamento catastale e tutto l’iter per acquisire un titolo a livello individuale quando erano milioni quelli che erano senza titolo.

Prima tutte le colline erano illegali e nessuno aveva mai avuto la speranza di acquisire un titolo.

Lì esiste un trasporto di taxi locali che sono jeeps, perché solo le jeeps possono percorrere quel labirinto di strade strette in colline ripide. Questi autotrasportatori fanno il servizio gratis quando è necessario, per esempio in casi di emergenza. Ed essi contribuirono al riscatto di Chávez quando tutti scesero dalle colline durante il tentativo di golpe.

“Scesero dalle colline arrabbiati” si dice, e liberarono il presidente. Nello stesso momento in cui scoppiava tutto il Venezuela.

Bisognava vedere la lucentezza degli occhi di ragazzi e ragazze quando parlavano dei loro progetti comunitari ed anche quelli degli uomini e donne di età matura e dei vecchi.

Esistono Circoli Bolivariani per organizzarsi in qualunque classe di compito comunitario, come rispondere alle necessità del quartiere, formare una cooperativa, ottenere un prestito. Basta chiamare ad un telefono affinché uno di questi Circoli venga costituito. E ci sono in tutto il Venezuela.

C’è chi critica tutto questo come eccesso di spontaneismo, ma è una maniera di resistere all'immobilità burocratica dello Stato. Si sta creando un stato parallelo. Uno sente parlare molto male del governo; dei ministeri che fanno molto poco. Il governo è pieno di burocrati di amministrazioni passate e secondo le attuali leggi, non possono essere rimossi.

Allora la rivoluzione si sta facendo a parte, per causa popolare. E quello che Chávez vuole è la piena partecipazione popolare. C’è chi vede la rivoluzione come un stato dentro lo Stato ed è perché, date le circostanze del Venezuela, non poteva essere altrimenti.

Esistono le chiamate “borse di studio” che sono di 100 dollari al mese, una quantità vicina al salario minimo e di queste ce ne sono 400 mila in tutto il Venezuela. Tutti i poveri che lavorano in progetti comunitari hanno questa borsa di studio e anche tutti i poveri che insegnano o studiano o stanno avendo qualche formazione. Domandai chi le finanziava e mi dissero che era attraverso il petrolio.

È una socializzazione del reddito dell’industria petrolifera.

Studiare è ora una forma di impiego e li si paga per imparare.

I ministeri che incidono sui programmi sociali contribuiscono, ma con intoppi burocratici.
La maggior parte del lavoro lo fa lo stesso paese con infinite organizzazioni. In realtà Chávez “ha nazionalizzato” il petrolio.

Mi disse una donna: “Il petrolio è già dei venezuelani. Nuotavamo nel petrolio e non sapevamo niente del prezzo, della produzione ed in che cosa si usava tutto questo. Ora sappiamo ogni giorno come viene quotato il prezzo del barile di petrolio”.

Chávez è l'unico presidente, dicono, che è stato con i poveri. Ed un'altra donna mi disse: “L’amore si paga con amore , per questo motivo lo amiamo tanto”.

Sono stato sulle Colline per due volte, in due posti diversi.

L'esercito del Venezuela ha una particolarità speciale ed è che è l'esercito di Bolìvar, e si chiama Esercito Liberatore.

È un esercito marcato da Simón Bolívar ed i militari di ogni rango sanno che per Bolìvar la democrazia era un sistema per dare la massima felicità al paese. C'è anche la particolarità che quell'esercito non è mai passato dalla Escuela de las Americas.
La formazione l'hanno avuta in Venezuela ed è stata una formazione umanista. Hanno studiato scienze politiche, si sono laureati all’università e lì si sono confrontati con gli universitari. La rivoluzione di Chávez non è una rivoluzione estemporanea e non è solo sua, ma è una rivoluzione che si è creata durante vari anni nei quartieri.

Questi militari studiavano Marx e molti altri autori, tra essi Mao Tse Tung. Lì presero coscienza di dover dare felicità al paese e che un esercito doveva essere agente di cambiamento sociale.

Quelli graduati con Chávez si sono laureati e sono diventati istruttori di nuovi ufficiali. Inviati ad affrontare le guerriglie si trovarono più con la povertà della popolazione che con i guerriglieri. Loro stessi erano poveri, come Chávez che era stato un bambino scalzo che vendeva dolci per strade.

A differenza di altri eserciti latinoamericani quello del Venezuela non è mai stato una casta e da questo esercito del paese povero, poi gemellatosi con gli ex guerriglieri, è nata la rivoluzione bolivariana.

In Venezuela uno sente continuamente la parola “bolivariano”. Ma non è una parola vuota, come era stato nei discorsi ufficiali degli altri governi.
Si tratta niente meno che di riprendere il sogno di Bolivar. Bolivar sognò l'unificazione dei paesi dell'America Latina ed intraprese una crociata per riuscirci. Fu il primo uomo nel nostro continente che si rese conto del pericolo che gli Stati Uniti significavano per noi.

Senza un governo Americano unificatore, diceva, i nostri paesi si vedrebbero avvolti in guerre civili e alla mercé di banditi, che è quello che è accaduto.

Chávez ha ripreso il sogno di Bolivar.

Quello che pretende non è solo venerare una figura che tutti i suoi predecessori hanno venerato, bensì continuare con l'opera storica e politica che non completò, e fare sì che il Liberatore non sia solo un mito bensì una realtà attuale.

Chávez lottò arduamente nell'Assemblea Nazionale, davanti ad una forte opposizione, fino a riuscire a cambiare il nome al paese affinché si chiamasse Repubblica Bolivariana.

Non fu un capriccio, né una stravaganza come si è voluto far credere e nemmeno una banalità. Quel cambiamento portava un'intenzione nascosta, diceva in linguaggio cifrato che si riannodava il sogno dell'unificazione dell'America Latina in Venezuela.

Quel nome venne cancellato durante le poche ore del colpo di stato contro Chávez e questo rivela molte cose. Il golpe è fallito e Bolìvar continua ad essere un progetto politico ed un programma di governo.

Il Piano Bolivar è un vasto piano di partecipazione dell'esercito nelle opere sociali.
I militari sono stati da tutte le parti pulendo strade, dipingendo scuole, riparando cliniche, costruendo abitazioni, facendo parchi, mettendo servizi igienici nelle scuole. Il Piano Bolivar ha unito le Forze armate coi poveri.

Bisogna vedere la familiarità che esiste ora tra i civili e gli uniformati che erano prima obbligati ad usare pallottole di piombo per reprimere i manifestanti. Questa unione di civili e militari è stata sempre una meta di Chávez.

L'opposizione attacca Chávez perché è un militare ed è per questo che dicono la "militarizzazione" del governo. Bisogna ricordare che la rivoluzione peruviana fu di militari e che il generale Torrijos fu militare così come lo fu il colonello Jacobo Arbens del Guatemala come che tanto il tenente Báez Bone del Nicaragua quanto il generale Seregni dell'Uruguay proveniva dai quartieri popolari.

In realtà la rivoluzione del Venezuela si appoggia su due pilastri: il paese e l'esercito.

Una rara caratteristica della rivoluzione del Venezuela è che è una rivoluzione senza partito. Chávez ha voluto creare un partito di governo, ma sembra che dopo i due grandi partiti che prima si alternavano al governo e che ora sono liquidati, al paese oramai non lo attrae nessun partito.

È anche una rivoluzione che non si definisce in nessun modo se non come “bolivariana”.

È una rivoluzione “senza teorie”, come ci ha detto il sindaco di Caracas, un militare che era stato capo della contra insurgencia e venne attratto dagli insorti e passò alla clandestinità insieme a loro.

È una rivoluzione di elementi eterogenei, perché abbiamo visto Hugo Chávez inaugurare il Congresso “In Difesa dell'Umanità” avendo al suo fianco il Ministro degli esteri che prima era stato un guerrigliero nello stato di Falcòn.

A Chávez l'accusano di essere un capo antidemocratico, benché non esista un solo prigioniero politico e non abbia chiuso nessun mezzo di comunicazione, radio, giornale o televisione. E malgrado abbia il record di avere vinto nove elezioni e che il suo governo è l'unico nel mondo nel quale il paese può destituire il suo governante con una legge presentata da lui stesso.

Se in qualche modo bisogna qualificare questo governo dovrebbe essere di costituzionale.

Chávez sta citando sempre la Costituzione e mostrandola in un'edizione miniatura che porta sempre con sé ed il popolo fa la stessa cosa.

“Democrazia con giustizia” è un motto che Chávez ripete molto. Ed insiste anche che la democrazia deve essere rappresentativa: che è quella che si vede tutti i giorni in Venezuela; e non l'altra che era solo votare per uno dei due partiti.
Si accusa il governo di corruzione ed è vero, ma il governo ha inviato ai tribunali grandi quantità di casi affinché li investighino o sanzionino e la Procura e la Contraloría - che pure sono corrotte- non lo fanno.

Sono vizi di una burocrazia ereditata che non si sono potuti sradicare. Secondo le leggi ancora vigenti, i burocrati sistemati dai governi precedenti non possono essere destituiti benché siano corrotti o incompetenti. Per questo motivo la rivoluzione usa altre strade.

Questa rivoluzione sta diventando una vera alternativa al neoliberismo. I micro crediti stanno creando una nuova classe di impresari e l'economia è cresciuta del 12 per cento. Il Venezuela ha avuto entrate simili a quelle dell'Arabia Saudita, ma l’80 per cento della popolazione era povera. Ora, per la prima volta, le entrate del petrolio sono per la popolazione.

Chávez non ha mai firmato nessun accordo col Fondo Monetario Internazionale e al contrario, nei vertici latinoamericani ha proposto agli altri governi di creare un Fondo Monetario Latinoamericano, affinché i nostri paesi concedano prestiti a loro stessi.

Nessuno gli ha dato retta e Chávez dice che quei vertici non servono a niente. Una volta ha detto agli altri presidenti: “Noi passiamo da vertice in vertice ed i nostri paesi da abisso in abisso”.

Ha anche raccontato che la prima volta che assisté a un vertice latinoamericano ed incominciò a litigare con gli altri presidenti, Fidel Castro gli passò un foglietto: “Prima io ero l'unico diavolo, ora siamo due”.

Ora il maggiore alleato che ha Cuba è il Venezuela, ed il maggiore alleato del Venezuela è Cuba. “Bolivar e Martí sono un solo paese unito” ha detto Chávez… …Chávez racconta che Fidel gli disse che era cristiano ma nell’aspetto sociale ed ha aggiunto che invece lui è cristiano nell’aspetto sociale ma anche religioso, anche se un po' di meno.

Io potrei dire ai due quello che dice il P. Mario di Oliveira del Portogallo: che a Dio non interessa la religione, bensì la politica (e in questo non fa altro che copiare i profeti).

In quanto alla religione, la gerarchia cattolica, insieme agli impresari e all'oligarchia, è contro il processo rivoluzionario ed è negativa come quella del Nicaragua o peggio.

Fedele alla sua estrazione popolare, Chávez mantiene la fede semplice delle classi umili venezuelane. Dice che la Costituzione è quasi sacra, perché l'unico libro sacro è la Bibbia. Cita molto la Bibbia nei suoi discorsi, ma con una certa libertà, come quando dice che Cristo disse: “Date a Cesare quello che è di Cesare, ed al popolo quello che è del popolo”. Cristo non hai mai detto questo, ma lo spirito è lo stesso.

I suoi discorsi sono lunghi come quelli di Fidel, una conferenza stampa può essere di due ore ed il suo programma domenicale “Pronto Presidente”, può essere di sei o sette ore.

Attira gli ascoltatori come Fidel, benché il suo stile sia differente: molto aperto e giocoso, raccontando aneddoti e facendo digressioni senza perde il filo, cantando e ricordando versi, citando Bolivar e gli altri liberatori, con frequenti risate tanto sue come del pubblico, con interventi che vengono urlati dal pubblico, a cui a volte risponde con gran rapidità o intavola un dialogo con chi l'ha interrotto.
In Chávez c'è un sorriso permanente che fa diventare radiante il suo viso mezzo meticcio e mezzo mulatto, col quale le classi popolari devono sentirsi molto identificate.
Ha anche una maniera molto peculiare di guardare negli occhi, fissamente, come chi guarda qualcosa di speciale.

Ma la rivoluzione venezuelana non è solo un leader carismatico ma dietro ha un popolo.

I nemici hanno fatto la caricatura di un carisma che sembra comico, e di una popolarità che è totalitarismo.

La cosa sicura è che in Venezuela sta cambiando la vita per moltissimi.

Nel 1999, Chávez in Cina davanti alla tomba di Mao dichiarò che il Venezuela si era alzato come l'aveva fatto la Cina 50 anni prima con Mao Tse Tung.

Ed è così, benché l'ignorino i mezzi di comunicazione del Venezuela e quelli internazionali.

La rivoluzione cubana è stata calunniata da sempre come lo fu quella del Nicaragua. Con quella del Venezuela la tattica è stata quella di non parlarne. Un'insegnante in Spagna mi domandò come era possibile che lei, essendo insegnante universitaria, non sapeva nulla della rivoluzione del Venezuela. Gli dissi che era per le fonti di informazione che lei aveva.

Perché 9 multinazionali dell'informazione producevano il 90 per cento dell'informazione mondiale e questa era in base ai loro interessi.

E la rivoluzione del Venezuela non era tra i loro interessi. Quando mi domandavano su quelle colline che cosa si diceva all'estero di quello che loro stavano facendo, stetti male nel dovergli dire che non si diceva niente.

I rivoluzionario venezuelani ignorano che la loro rivoluzione è ignorata.

”La bella rivoluzione”, come la chiama Chávez, è una rivoluzione taciuta. Nonostante tutto, “Bolivar vive y la lucha sigue”.

E siamo sicuri che continua, “Dios mediante y mi Comandante Jesus Cristo” come ha detto Chávez.


Rebeliòn – 10 Gennaio 2005