Chi ha paura di Cuba e Venezuela? di Jane Franklin

Chi ha paura dell’alleanza tra

Cuba e Venezuela bolivariano?

 

di Jane Franklin - New York, giugno 2005

 

Per molto tempo c’è stato solo un paese in America Latina che offriva  assistenza sanitaria gratuita ai cittadini. Oggi sono due. I governi di questi paesi pensano che l’assistenza sanitaria sia un diritto umano di base. Cuba, famosa per l’assistenza sanitaria, e il Venezuela, famoso per il petrolio, hanno iniziato uno scambio a beneficio della popolazione di entrambi i paesi. Rispetto al libero mercato, potrebbe rappresentare un esempio di grandissima importanza.

 

Chi si metterebbe contro? Condoleeza Rice, tanto per cominciare, sembra piuttosto frastornata da questa alleanza. In un intervista dello scorso ottobre al Pittsburgh Tribune-Review, l’allora Consigliera per la Sicurezza Nazionale ha affermato che Hugo Chàvez rappresenta un “vero problema” soprattutto se “continuerà a mantenere i contatti con Fidel Castro, perché darà a quest’ultimo l’opportunità di danneggiare nuovamente la politica dell’America Latina”. Perché è così inquieta? Nella stessa intervista Rice elogia la Russia contrapponendola all’Unione Sovietica: “Stanno succedendo cose affascinanti in economia”, ha detto con entusiasmo citando, come esempio di “notevole” progresso, il fatto che “Putin dice alla gente che dovrà pagare l’assistenza sanitaria”. Condoleeza Rice, che viene dall’Alabama, una terra dove molta gente non può permettersi un’assistenza sanitaria adeguata, è ora diventata un membro dell’elite delle multinazionali: è presente nella giunta dei direttori di giganti dell’industria tipo Transamerica, Charles Schwab e Hewlett Packard. Come il capo, il presidente George W. Bush, ed altri membri del gabinetto, ha investito parecchio denaro nell’industria del petrolio e, attraverso la Chevron Corporation,  ha interessi diretti in Venezuela. Nel 1995, anno in cui ha firmato un accordo a Caracas per lo sfruttamento del campo petrolifero Boscan, per un periodo dai 20 ai 30 anni, Chevron ha messo alla sua petroliera più grande il nome di uno dei membri della giunta di direttori: guarda caso, proprio Condoleezza Rice. Dopo di che Rice, nel 2001, è stata nominata Consigliera per la Sicurezza Nazionale. Chevron, onde evitare connessioni ovvie, ha cambiato il nome della petroliera. Ora la Segretaria di Stato è Miss Petroliera 1995, incaricata di applicare la politica USA in tutti gli altri paesi. Non sorprende che sia così scatenata a sostenere iniziative contro Chàvez, come lo sciopero del 2002, che allora devastò l’economia venezuelana. Non sorprende neanche che l’alleanza tra L’Avana e Caracas stia provocando grande costernazione nell’amministrazione Bush. Prendiamo il tema del libero mercato. Per decenni l’Avana si è rifiutata di essere controllata dai meccanismo di mercato di Washington, ad esempio dal Fondo Monetario Internazionale (FMI), perché questi meccanismi comportano una diminuzione del benessere nazionale e un aumento del debito estero. Nel 1985, a Cuba, si è tenuta una conferenza sulla crisi del debito dell’America Latina e i delegati hanno chiesto, senza successo, una revisione totale del rapporto tra nazioni debitrici e nazioni creditrici. Ora il Venezuela è diventato un alleato nella resistenza alla schiavitù finanziaria, anche se, a differenza di Cuba, fa parte di istituzioni finanziarie internazionali come il FMI. Invece di arrendersi all’Area del Libero Mercato delle Americhe, ALCA, che Washington vorrebbe imporre, Venezuela e Cuba hanno fondato l’Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), nello sforzo di unificare i paesi latinoamericani e continuare così, nel secolo XXI, il lavoro del venezuelano Simón Bolívar e del cubano José Martí. Il 14 dicembre i presidenti Fidel Castro y Hugo Chávez hanno firmato un accordo “per un processo di integrazione” che include “l’interscambio di beni e servizi che meglio corrispondano alle necessità economiche e sociali di ambo i paesi”. Un esempio è l’alfabetizzazione: “Ambo le parti lavoreranno insieme e in collegamento con altri paesi latinoamericani per sradicare l’analfabetismo nei paesi terzi” (articolo 5). Il metodo di insegnamento cubano, conosciuto come “Si, si può”, sta aumentando il livello di alfabetizzazione in Venezuela e viene usato in molti altri paesi: Argentina, Bolivia, Ecuador, Haiti, Honduras, Messico, Mozambico, Nuova Zelanda, Nicaragua, Nigeria e Perú. Per creare quella democrazia che George Bush vuole portare nel mondo, c’è qualcosa di più importante? Perché Washington non appoggia l’allargamento dell’alfabetizzazione, tanto necessario per una vera democrazia? L’obiettivo di “sradicare l’analfabetismo nei paesi terzi” fa paura all’amministrazione Bush. Sempre nell’intervista dello scorso ottobre, Rice afferma che “la chiave” per fermare Hugo Chàvez “è mobilitare la regione perché vigili e controlli”. Spiega che “noi non possiamo farlo da soli… ma l’OSA può fare molto”. Il 20 novembre l’“Washington Post” ha appoggiato Rice, già in partenza per il Dipartimento di Stato, con un editoriale titolato “Vigilare sul Venezuela” nel quale si dice che il piano Rice per isolare Chàvez “è una politica del tutto sensata”. Ma la miccia è accesa. A dicembre il Venezuela ha dato avvio alla costituzione dell’Unione Sudamericana (o Comunità Sudamericana di Nazioni) con l’obiettivo di creare una zona di libero mercato tra gli stati membri: Argentina, Bolivia, Brasile, Cile, Colombia, Ecuador, Paraguay, Perù, Uruguay e Venezuela. Un’importante espressione di questa unità è Telesur, un canale televisivo che, da quest’anno, informa sull’America Latina dall’America Latina. A gennaio, una volta assunto il nuovo incarico, la Segretaria di Stato Rice, fedele al suo piano, non ha perso tempo a cercare di distruggere quest’unità. Il Dipartimento di Stato ha inviato lettere ai leader dei paesi latinoamericani perché prendano posizione contro Chàvez nel contenzioso tra Venezuela e Colombia. Nessuno ha risposto all’appello del Dipartimento di Stato. La pressione USA ha dimostrato di essere inutile, aggravando il conflitto. Il presidente colombiano Álvaro Uribe ha chiesto l’aiuto niente di meno che di Fidel Castro. Castro ha mandato il ministro degli Esteri, Felipe Pérez, a Caracas. Anche Brasile e Perù hanno preso parte alla mediazione. Ma, come ha pubblicamente dichiarato Uribe, l’aiuto di Castro, che si è incontrato con Chàvez a Caracas, è stato cruciale per una soluzione pacifica. E’ un’ironia che proprio Cuba sia stata in grado di mediare con successo senza neppure essere membro dell’OSA, perché espulsa nel 1962, quando durante l’Operazione Mangusta, un altro tentativo dopo la Baia dei Porci di buttare giù il governo cubano, Washington tentò di metterle contro i paesi latinoamericani. L’amministrazione Bush e i mezzi di comunicazione hanno intensificato gli attacchi contro Hugo Chávez e Fidel Castro. Quando il 18-19 gennaio è stata confermata al Senato, Rice ha definito Cuba “una ridotta di tirannia”. Anche se l’etichetta di “nazione terrorista” non fa più paura come un tempo, Cuba resta nella lista delle nazione terroriste stilata dal Dipartimento di Stato. Nessuno riesce razionalmente capire come Cuba possa rappresentare una minaccia terrorista, specie dopo che John Bolton, nel 2002, ha affermato, ricavandone un discredito totale, che il sistema era un coperchio per il bioterrorismo. Così oggi il Dipartimento di Stato usa la parola “tirannia” perché Fidel Castro non è stato eletto da elezioni approvate da Washington, il tipo di elezioni che ebbero luogo nel 1901 sotto occupazione americana, paragonabili a quelle del gennaio in Iraq. Dimenticano che, nel 1952, quando Castro si presentò alle elezioni per il Congresso, Washington appoggiò un colpo di stato che mandò al potere un dittatore, il Generale Fulgencio Batista, cancellando le elezioni e sospendendo la Costituzione. Dimenticano che la legge Helms-Burton del 1996 diceva che gli USA consideravano illegale la candidatura di Fidel Castro (o di suo fratello Raùl) alle elezioni. Se a Cuba si tenessero elezioni con i due come candidati, il risultato non verrebbe riconosciuto dagli USA. Hugo Chávez è stato eletto nel 1998 e rieletto nel 2000 con il 59,5% dei voti (nello stesso anno in cui Bush è stato eletto dalla Corte Suprema). Nel 2002 è tornato al governo, due giorni dopo un colpo di stato appoggiato da Washington e acclamato dai mezzi di comunicazione statunitensi, soprattutto dal New York Times. Nel 2004 Chàvez ha vinto un referendum tenuto sotto il controllo degli osservatori internazionali, tra i quali l’ex presidente Jimmy Carter. Malgrado tutto, Rice ha minacciato apertamente il governo legittimamente eletto del Venezuela, affermando che l’OEA deve farsi carico dei “leader che non governano democraticamente, anche se sono stati eletti democraticamente”. L’annientamento da parte degli USA di governi legittimamente eletti non è nuovo, come si è dimostrato in Brasile, Cile, Repubblica Dominicana e Haiti, per citarne solo alcuni. Attualmente in Venezuela si sta attuando una riforma agraria. Per lo stesso motivo la CIA nel 1954 annientò il governo eletto in Guatemala. Proprio il direttore della CIA, Porter Goss, nella testimonianza data il 16 febbraio al Comitato di Intelligence del Senato, ha citato il Venezuela tra i “possibili scoppi del 2005” perché “Chàvez sta consolidando il suo potere attraverso l’uso di tattiche tecnicamente legali che gli consentono di attaccare i suoi oppositori e intromettersi, con l’appoggio di Castro, nella regione”. Una delle pratiche statunitense per realizzare “un cambio di regime” è stato l’omicidio di massa, documentato durante le udienze del Comitato Speciale di Intelligence del Senato dopo la guerra del Vietnam, quando, per un breve periodo di tempo, alcuni membri del Congresso cercarono di modificare alcune delle pratiche più criminali della politica estera e nazionale degli USA. Fidel Castro è da sempre un obiettivo. Il 23 febbraio, in uno sferzante discorso  davanti alla OSA, il ministro degli Esteri venezuelano, Alí Rodriguez, ha detto: “Le accuse assurde contro il governo non ci interesserebbero se non esistessero una serie infinita di fatti i quali provano che quando si fanno certe dichiarazione è perché, prima o poi, ci sarà un attacco… E’ successo con Allende, è successo con la Repubblica Domenicana, col Guatemala e in molti altri casi. Per questa ragione non possiamo sottovalutare le informazioni dei servizi di intelligence sull’eventuale assassinio del presidente, un uomo che si è più volte sottoposto al voto del popolo venezuelano e che ogni volta è stato legittimamente eletto”. Rodrìguez ha ricordato che l’Articolo 1 dice che l’OSA “non ha altro potere che quello espressamente concesso da questi Statuti, nessuna disposizione l’autorizza ad intervenire in affari che sono sotto la giurisdizione interna degli stati membri”. Ha detto ai membri dell’OSA che, con il dovuto rispetto, il Venezuela “insiste sulla necessità che la giustizia sociale sia considerata una componente fondamentale della democrazia”. Il ministro degli Esteri ha aggiunto che “la democrazia in un paese come il Venezuela, che vive una condizione di grande povertà, è quella di dare alla gran maggioranza del paese l’opportunità di partecipare perché vincere la povertà è la prima ragion d’essere del governo”. Immaginate un governo che considera che la sua prima ragion d’essere  superare la povertà. Prima o poi la gente si chiederà: perché Washington si oppone a Cuba, quando è chiaro che Cuba non rappresenta una minaccia per la nostra sicurezza nazionale? Rice la chiama “ridotta di tirannia”, ma la ragione vera è l’esempio che Cuba, che ha disperatamente bisogno di sanità ed istruzione, sta dando al resto del mondo. Fidel Castro rifiuta di dir al popolo che “deve pagare per l’assistenza sanitaria”. E ora Hugo Chàvez, con l’aiuto di Cuba, sta facendo lo stesso in Venezuela. Con i medici cubani che vanno in giro per il mondo, la paura dell’esempio cubano aumenta tra coloro che non hanno alcuna intenzione di affrontare la grande questione del nostro tempo: i milioni di persone che in tutto il mondo non hanno sufficiente assistenza medica e sono analfabeti. Il 18 febbraio, dall’Honduras, Mary Anastasia O´Grady, una delle più accese oppositrici di Castro e Chàvez, ha scritto sulla pagina degli editoriali del Wall Street Journal che Cuba ha inviato, nel 1998, 350 medici nell’Honduras, quando l’uragano Mitch ha devastato il paese già colpito dalla miseria.  O´Grady è preoccupata perché i medici cubani sono rimasti a curare la popolazione e perché 600 honduregni stanno studiando medicina a Cuba per adeguare al loro ritorno l’assistenza sanitaria del paese. O´Grady chiama i medici cubani “la fanteria di Fidel” con “un potenziale di indottrinamento, una maniera di preparare il terreno nei paesi poveri perché siano pronti quando si presenterà l’opportunità politica, com’è successo ultimamente in Venezuela”. Per un essere razionale, la capacità di Cuba di dare assistenza medica e la disponibilità del Venezuela di lavorare con Cuba in questo impegno sono invece la dimostrazione di una volontà del tutto diversa: la volontà della cooperazione disinteressata.