Caracas 08/08/2005

 

"I giovani hanno tutta la passione, il coraggio e la purezza per fare la rivoluzione in questo mondo"

 

Ha assicurato il Presidente Hugo Chávez inaugurando

il XVI Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti

M.J.MAYORAL / V.DE JESÚS (inviati speciali)

 

"Solo i giovani hanno il coraggio di dare impulso a veri processi rivoluzionari; voi siete i padroni della passione, del coraggio e della purezza della quale il mondo ha bisogno per salvarsi", ha detto lunedì il Presidente Hugo Chávez ai più di 15.000 ragazzi e ragazze di 144 paesi riuniti nella cerimonia inaugurale del XVI Festival.

 

L’incontro si è svolto nel Patio d’Onore dell’Accademia Militare, all’interno del Forte Tiuna. E’ stato prima rappresentato il Giuramento di Simon Bolívar sul Monte Sacro, dopodichè è iniziata una bella sfilata durata varie ore, durante le quali i delegati hanno sfidato la stanchezza ed il calore per testimoniare in maniera assolutamente chiara che sono venuti ad ingaggiare una battaglia per il bene dell’umanità.

 

"Il mondo", ha commentato Chávez ai giovani riuniti, "necessita prima di tutto di una rivoluzione etica, morale e spirituale che abbia come Alfa e Omega, come principio e fine, l’umanesimo rivoluzionario e sociale. Il mondo ha bisogno di una rivoluzione politica che dia impulso a vere democrazie, traboccanti di partecipazione popolare e non alle false democrazie delle elite, che si riempiono la bocca di questo concetto mentre pugnalano i diritti del popolo".

 

Il Presidente ha anche ponderato l’importanza di fare una rivoluzione economica, capace di smontare i meccanismi perversi della dominazione capitalistica.

 

Ha riaffermato la sua fiducia nel fatto che queste lotte per l’umanità avranno nel Festival uno scenario ideale, perchè quest’appuntamento deve servire per approfondire la battaglia delle idee, per creare coscienza ed avanzare nella costruzione e ricerca di percorsi verso migliori orizzonti che, a suo giudizio, dovranno essere socialisti, di un socialismo nuovo, adatto alle sfide del XXI secolo.

 

"Ci troviamo tutti", ha avvertito, "di fronte ad una gigantesca sfida. Non si tratta soltanto di lottare nei limitati scenari nazionali, regionali e continentali; si tratta soprattutto di lottare per la salvezza del nostro pianeta, minacciato dalla voracità dell’imperialismo statunitense che non rispetta limiti, poiché sa di essere il più potente economicamente, militarmente e tecnologicamente. Nonostante il suo potere, l’impero USA non è invincibile e questo dobbiamo dimostrarglielo e farglielo capire ogni volta di più", ha consigliato Chávez ai giovani, che sono venuti al Festival con l’intenzione di dare maggior forza alle loro lotte contro l’imperialismo e la guerra, per la solidarietà e la pace.

 

"Gli USA", ha opinato, "hanno sempre preteso di essere i padroni del mondo; ma da Caracas diciamo loro che non lo saranno, perchè i padroni del mondo saranno i popoli".

 

Il presidente si è riferito con ottimismo alla ricomparsa di leaders e movimenti sociali progressisti nel mondo, dopo gli anni difficili seguiti alla distruzione dell’Unione Sovietica e del socialismo nell’Europa dell’Est. Secondo quanto ha affermato, è fermamente convinto che il germoglio delle rivoluzioni nel mondo è solo all’inizio, perchè queste continueranno ad acquistare forza nei prossimi anni.

 

Ha inoltre sottolineato che in questa lotta l’umanità potrà contare sempre più sul popolo statunitense.

 

Chávez ha nuovamente messo in guardia Washington affinché non si sbagli rispetto al popolo ed alla rivoluzione bolivariani, "poiché se il nemico ci invade, raccoglierà in Venezuela solo la polvere della sconfitta".

 

Ha segnalato che negli anni passati e nel presente continuano ad esistere esempi dimostranti che l’imperialismo può essere affrontato con successo. In questo senso ha messo in risalto i cubani e la loro Rivoluzione, guidata dal Presidente Fidel Castro, al quale ha inviato un caldo saluto.

 

La cerimonia inaugurale, durata circa sei ore, ha costituito uno spettacolo bello e senza precedenti in questo paese. Vi hanno assistito membri del Gabinetto Esecutivo venezuelano e del Corpo Diplomatico accreditato in questa nazione sudamericana.

 

Il Festival è proseguito oggi, martedì, con la realizzazione di seminari, conferenze e dibattiti.

 

 

LA GIOVENTU’ DEL MONDO IN UN’ALTRA GIORNATA DI LOTTA

 

 

Caracas – Il "patio de armas" dell’Accademia Militare del Venezuela, all’interno di Forte Tiuna, era pieno di giovani che cantano alla speranza e alla vita. In ogni momento ripetevano nelle parole d’ordine la loro volontà di Patria o Morte, impugnando bandiere cubane e venezuelane; ce ne erano così tante che veniva da pensare ad un campo pieno di farfalle in primavera. Era il momento dell’unificazione della delegazione multinazionale di Cuba al XVI Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti. Si è verificata quasi tre ore prima dell’inizio della sfilata inaugurale del grande meeting internazionale, al quale hanno partecipato 15.000 giovani provenienti da circa 140 paesi.

 

I ragazzi appena arrivati dalla Maggiore delle Antille si sono riuniti in un solo drappello. Tra loro ci sono 125 studenti con borsa di studio nell’Isola provenienti dall’Africa e da altri paesi latinoamericani, ai quali si sommano 500 collaboratori cubani, che da mesi stanno prestando aiuto al popolo di Bolívar in campi come la Salute e lo Sport.

 

La dottoressa Yofaidi Pérez è una di questi internazionalisti. Lavora per la Missione ‘Barrio Adentro’ e parla a nome dei suoi compagni. Assicura che qui ha compreso meglio che la vocazione del rivoluzionario non ha frontiere. Ricorda che i Cinque Eroi prigionieri politici dell’impero fanno parte della delegazione cubana, anche se non possono essere presenti fisicamente, in quanto si trovano illegalmente e brutalmente imprigionati nelle carceri statunitensi.

 

Anche Pedro Orlando Medina, del Burò Nazionale della UJC, è salito sul podio per condividere i sentimenti di coloro che si auto-identificano come combattenti di prima linea per la verità e la giustizia.

 

"Soltanto con eroismo e amore possiamo far nostri i sogni che siamo venuti a difendere nel Festival", afferma il giovane, il quale sottolinea la necessità di serrare le fila contro il terrorismo e la guerra.

 

Il cantautore Kiki Corona, con la sua emblematica canzone Saberse cubanos, ha dato inizio all’incontro, breve ma intenso come i vulcani in eruzione. Da lì, dal Forte Tiuna, la delegazione di Cuba ha marciato fino alla Avenida de los Próceres, dove tutti i delegati al Festival hanno iniziato a riunirsi dalle ore 16 di lunedì, per assistere alla sfilata ed alla cerimonia inaugurale dell’evento, quest’ultimo con la preziosa partecipazione del Presidente Hugo Chávez.

 

La Avenida de los Próceres è lunga e ampia, ma le sue dimensioni parevano restringersi sempre più man mano che si riempiva di delegati, venuti da quasi tutte le parti del mondo. C’erano bandiere di numerosi paesi e le parole d’ordine si succedevano, scagliandosi contro l’imperialismo e la guerra, a favore della pace.

 

Attorno alle 17 le bandiere erano diventate migliaia, trasformandosi in un gigantesco mare in tempesta ed impugnate come simboli di lotta e d’avvenire.

 

Metteva allegria ascoltare la parola socialismo inserita in molti slogan. A quanto pare ci stiamo lasciando definitivamente alle spalle i tempi di scoraggiamento, confusione ed apatia vissuti dopo la caduta del campo socialista in Europa orientale e nell’URSS. Tra i tanti slogan pronunciati uno ripeteva: Non vogliamo il capitalismo, il nostro futuro è il socialismo.

 

Con l’avvicinarsi della sera lungo la Avenida de los Próceres è diventato sempre più difficile aprirsi il passo. La gioventù del mondo si è ritrovata qui unita, compatta, decisa ad iniziare un’altra giornata di lotta. Attorno alle 18 sono cessati rapidamente i canti ed i balli interpretati dalle diverse delegazioni. Si è fatto silenzio per intonare l’inno ufficiale della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Poco dopo è cominciata la sfilata, durate per ore. E’ stata l’anticamera della cerimonia inaugurale, dove tutti aspettavano con ansia l’intervento di Chávez. (María Julia Mayoral)