Una valanga di verità come fondamenta della lotta

 

M.J.MAYORAL / V. DE JESÚS – inviati speciali – 9 ago

 

Terrorismo, violazione dei diritti umani e necessità di costruire nuove forme di democrazia, in grado di dare tutto il potere ai popoli, sono stati i temi discussi martedì nei seminari del XVI Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti, che vede la partecipazione di più di 15.000 delegati provenienti da 144 paesi.

 

La denuncia contro il terrorismo ed il suo utilizzo come pretesto per intervenire in altre nazioni e fare loro la guerra è stata l’argomento centrale di un dibattito svoltosi nel Circolo Militare di Forte Tiuna, nel quale Irma, figlia di René González, uno dei Cinque eroi cubani prigionieri nelle carceri nordamericane, ha narrato le atrocità commesse contro questi giovani combattenti antiterroristi.

 

Ha parlato anche Camilo Rojo, che si è soffermato sulle conseguenze che ebbe per lui e gli altri familiari delle vittime l’infame attentato contro l’aereo della Cúbana nel 1976, dove morì anche suo padre.

 

Juan Miguel González, padre di Elián, ha riferito come la mafia di Miami, in combutta con i settori più conservatori dell’impero, pretendeva di togliergli suo figlio e montò un vergognoso spettacolo per approfittarsi a fini politici della sofferenza di una famiglia.

 

Il delegato statunitense Marcial Guerra ha espresso emozionato il suo sostegno alla causa dei Cinque, criticando l’ipocrisia del Governo del suo paese, che proclama la lotta contro il terrorismo mentre da rifugio ad assassini dichiarati come Posada Carriles il quale, nonostante le richieste in questo senso provenienti da tutto il mondo, non è stato ancora estradato in Venezuela.

 

Durante la discussione sul tema, Olga Salanueva ha letto una lettera di suo marito René González diretta a coloro che si sono dati appuntamento al Festival per fare causa comune per un mondo differente. La missiva riconosce la solidarietà internazionale con i Cinque ed esorta la gioventù del pianeta alla continuazione della lotta contro l’imperialismo.

 

Percy Alvarado, ex agente della Sicurezza dello Stato cubana, ha fatto riferimento agli innumerevoli atti di terrorismo contro l’Isola, aventi il proposito di sconfiggere la Rivoluzione. "In conseguenza di queste aggressioni", ha detto, "sono morte 3.478 persone e più di 2.000 sono rimaste ferite o sono state rese invalide ed il paese ha sofferto danni materiali praticamente incalcolabili.

 

Emil Calles, rettore dell’Università ‘Simón Rodríguez’, considera un dovere della gioventù mondiale denunciare le atrocità attualmente commesse. "I crimini contro il popolo iracheno", ha illustrato, "dimostrano fino a che punto possono arrivare il potere mediatico ed i Governi che si auto proclamano difensori dei diritti umani. Dobbiamo mantenerci permanentemente alla controffensiva", ha commentato.

 

Il ricercatore turco Halil Can Emre ha condannato le torture e vessazioni commesse sui prigionieri di guerra in carceri illegali come quello stabilito dagli USA nel territorio illegalmente occupato a Guantánamo.

 

Nel Teatro Teresa Carreño centinaia di delegati hanno discusso su democrazia, partecipazione e ruolo dei giovani nei processi di trasformazione popolare e rivoluzionaria. Oscar Figuera, segretario generale del Partito Comunista del Venezuela, ha opinato che è necessario devolvere a questi concetti il loro vero significato di potere del popolo.

 

DIRITTI IPOCRITI

 

"I diritti umani non esistono in molti paesi del mondo e credo che milioni di persone siano d’accordo su questo. Il problema non è riconoscerlo: la differenza sta nell’atteggiamento che adottiamo", ha affermato Aimone Spinola, uno tra i 15.000 delegati al XVI Festival della Gioventù e degli Studenti.

 

Lo abbiamo incontrato all’entrata d’una sala dibattiti assieme ad altri giovani che volevano partecipare ad uno scambio di idee proprio sull’esercizio dei diritti umani. La sua frase ha un sapore amaro e poi capisco perchè: cinque anni fa ha dovuto abbandonare gli studi in Scienze della Comunicazione nell’Università la Sapienza di Roma e non ha più potuto ricominciare.

 

"Necessitavo denaro per sopravvivere e oggi ho due lavori senza contratto o garanzie, cioè non ho diritto a niente. La mia situazione è comune a molti giovani in Italia dove, con frequenza i politici e i mezzi di comunicazione commentano le violazioni commesse negli altri paesi ma non guardano quelli quotidiani che si verificano a casa loro. Di quali diritti umani ci parlano se aumentano la privatizzazione dell’educazione e dei servizi di salute? Una persona come me, per avere una casa propria deve riunire i soldi per almeno 200 anni! Tutto questo però non conta nei discorsi ufficiali perchè le leggi ci danno il diritto di avere salute, educazione, una casa, etc. Non abbiamo risposte e non sappiamo come trovare le risorse per esercitare queste prerogative. È tutta una grande ipocrisia! I giovani italiani sciupano molto tempo per cercare un impiego stabile in qualche luogo ma i posti sono scarsi e il mercato del lavoro è troppo flessibile grazie alla promulgazione di nuove leggi e favore dei padroni delle imprese e degli uomini d’affari.

 

Con quest’insicurezza non possiamo fare piani per il futuro e quasi nessuno può vivere del suo salario o fare investimenti a lungo tempo per migliorare le condizioni di vita. In questa realtà ci dobbiamo ribellare, noi, i giovani di tutto il mondo che abbiamo già perso quei benefici rivendicati dai nostri genitori in anni di lotte molto dure del movimento operaio dopo la IIª Guerra Mondiale e per questo è positivo venire a questo Festival, ascoltare le esperienze di lotta e unire le nostre forze!" (María Julia Mayoral)

 

IL VIETNAM NON DIMENTICA

 

Quando parla della guerra, il giovane Donh Manh Hung deve reprimere un nodo alla gola. Quella sferrata contro il suo popolo si scatenò per dieci anni, lasciando un’eredità ancora ben visibile, che continua a mietere vittime.

 

Decine di bimbi nascono ancor oggi deformi ed affetti da malattie congenite, lascito perenne di quell’infamia dell’impero nordamericano contro il popolo vietnamita.

 

Anche se preferisce non evocare il passato dei suoi progenitori, ammette che questi hanno ragioni molto valide per trasmettere ai giovani l’esperienza vissuta dal loro paese e specialmente per invitare a pensare in un modo razionale sulle conseguenze della politica guerrafondaia del Governo USA.

 

"Abbiamo ben fondate ragioni per denunciare questo fatto ed i suoi effetti devastanti. Quel che è successo in Vietnam costituisce una lezione storica; è qualcosa che il mondo non deve dimenticare".

 

Donh Manh è uno dei più di 160 membri della delegazione vietnamita al XVI Festival Mondiale della Gioventù e degli Studenti. Quando passeggiano per le strade di Caracas, questi figli della Patria di Ho Chi Minh suscitano l’ammirazione dei venezuelani, i quali sanno apprezzare lo spirito patriottico di un popolo che, nonostante la tragedia vissuta, non serba rancore.

 

"Molta gente non vede similitudini tra quanto avvenuto in Vietnam e quel che sta succedendo in Iraq. Ma in sostanza è lo stesso. Questa invasione conferma il desiderio di dominazione globale da parte dell’impero. Tocca in primo luogo ai giovani denunciare queste atrocità e cercare il sostegno dell’opinione pubblica per fermare i soprusi commessi contro l’umanità".

 

Argomenta che nessuna occasione è più propizia di questa per rivendicare i diritti dei popoli, promuovere la lotta contro l’imperialismo e dare impulso alla battaglia per la pace e la solidarietà. "Occorre essere sufficientemente lucidi da rendersi contro che è necessario vivere in pace e che il mondo andrebbe avanti meglio se fosse retto da un sistema più giusto e senza l’ostacolo rappresentato dall’imperialismo". (Ventura de Jesús)

 

"LA VOSTRA LOTTA E’ ANCHE LA NOSTRA"

 

I delegati nordamericani presenti in questo Festival comprendono quel che si dice ed il perchè a proposito di Bush e di coloro che, assieme a lui, rappresentano gli interessi imperiali. E non solo lo comprendono, ma lo condividono, perchè sono ugualmente vittime di entrambi.

 

"Anche noi ci consideriamo tormentati dallo stesso fantasma", dice l’avvocatessa Muna Coobtee, residente a Los Angeles, California.

 

Lei, assieme ai suoi compagni di lotta Marcial Guerra e Jennifer Calwel, ha una posizione ben chiara. "Non possiamo in alcun modo identificarci con le pratiche orribili del nostro Governo. La sua politica estera non è niente di più che l’estensione della politica condotta nel nostro stesso paese".

 

Secondo Marcial tutte le manifestazioni di ripulsa che sta ascoltando qui nei confronti degli USA sono contro l’imperialismo che lì detiene il potere e non contro il popolo. "Riteniamo questa reazione un atto di solidarietà con la nostra gente, ma nemmeno questo ci alleggerisce la coscienza. Abbiamo di fronte a noi la sfida di ottenere che l’Amministrazione Bush fermi le sue guerre di conquista, le sue aggressioni al Venezuela ed a Cuba, le sue occupazioni di Haiti ed Iraq e che faccia rientrare in patria le forze militari dispiegate in più di 800 basi militari nel pianeta.

 

"Sono queste le nostre richieste. Il 24 settembre prossimo realizzeremo proteste di massa in diverse città; circonderemo letteralmente la Casa Bianca. Solleciteremo inoltre la liberazione dei Cinque Eroi cubani prigionieri nelle carceri statunitensi ed esigeremo l’estradizione di Luis Posada Carriles in Venezuela.

 

"Il mondo deve sapere che negli Stati Uniti esiste una forte opposizione alle pratiche fasciste del Governo ed in difesa dei nostri diritti civili, sempre più minacciati".

 

Secondo Jennifer, un sondaggio compiuto questa settimana rivela che solo il 38% della popolazione appoggia l’invasione dell’Iraq. "Questo dice chiaramente che la gente si sta già chiedendo le ragioni per le quali quel paese è stato invaso. Si stanno già vedendo meglio gli effetti negativi che la guerra ha prodotto anche su noi stessi".

 

Giovani come loro e persone in generale di molti settori USA rappresentano una componente cruciale di rifiuto in questo paese delle avventure imperialiste. Condannano inoltre l’utilizzo politico della cosiddetta "crociata contro il terrorismo" e l’appropriazione fraudolenta di valori e concetti come democrazia, libertà e diritti umani.

 

"Il nostro paese dilapida incalcolabili risorse nell’industria militare, mentre una regione come l’America Latina è flagellata da fame e miseria. E’ lo sterminio silenzioso del quale sono responsabili le diverse amministrazione del mio paese", sottolinea Jennifer a nome di tutti gli uomini e donne di buona volontà e del popolo statunitense.

 

"A questi milioni di persone che soffrono per tali cause, va la nostra solidarietà ed il nostro sostegno e gli diciamo che la loro lotta sarà la nostra", aggiunge. (Ventura de Jesús / María Julia Mayoral)

 

L’IMPERIALISMO SUL BANCO DEGLI ACCUSATI

 

Caracas – Saranno circa 200 le denunce presentate durante la Tribuna Antimperialista il 13 e il 14, nel Poliedro di Caracas, come parte del programma del XVI Festival Mondiale della Gioventù e gli Studenti.

 

David Velásquez, presidente del Comitato Nazionale Preparatorio lo ha annunciato ed ha aggiunto che tra i tanti temi, il Foro esaminerà lo sfruttamento del medio ambiente e le risorse naturali, gli embarghi e i blocchi, la presenza delle basi militari e l’occupazione, il sistema capitalista come modello di sfruttamento e dominazione e tutto quello che riguarda i diritti umani da parte delle potenze imperialiste.

 

Egli ha dichiarato che le accuse sono ben sostenute e verranno valutate da personalità e specialisti in temi giuridici.

 

Miguel Madeira coordinatore del Comitato Organizzatore Internazionale e Presidente della Federazione Mondiale della Gioventù Democratica, ha commentato che: "Negli ultimi quattro anni l’aggressività del governo di Washington è decisamente cresciuta e per questo il movimento giovanile mantiene il suo carattere antimperialista. che non si chiama così perchè l’incontro si svolge in Venezuela o perchè Hugo Chávez è presidente di questa nazione, ma perchè è questo lo spirito che mantiene dalla sua fondazione e che manterrà in futuro!"

 

Egli ha spiegato che il Festival si sta sviluppando con differenti temi di dibattito, conferenze, seminari, incontri settoriali, eventi di solidarietà, attività culturali e sportive e nelle Case Club.

 

Ogni giorno è dedicato a una regione e si terminerà con i festeggiamenti per il 60º della vittoria sul fascismo.

 

Gli organizzatori hanno sottolineato la buona accoglienza della popolazione venezuelana al forum giovanile e hanno criticato la posizione del governo degli Stati Uniti che, con la sua impotenza, ha inventato "un clima d’insicurezza" per convincere i giovani dell’Unione a non visitare la patria di Bolívar, ma nonostante tutto gli USA sono ben rappresentati, ha detto ancora David Velázquez. (Ventura de Jesús)