Chavez ha nazionalizzato la Venepal,

 ponendola sotto il controllo operaio

 "Vogliamo liberarci dal capitalismo"

 

Jorge Martin (da www.lariposte.com) - 25 gennaio 2005

 

Il 19 gennaio, nella Sala Ayacucho del palazzo presidenziale di  Caracas, Chavez ha firmato, alla presenza di lavoratori e dirigenti  sindacali della Venepal, il decreto n. 3438, che espropria i padroni  della Venepal. Ora l'azienda sarà gestita congiuntamente dai  lavoratori e dallo Stato.

 

 E' una vittoria importantissima per gli operai della Venepal. Ma è anche un grande passo in avanti per la rivoluzione bolivariana.

 

 Venepal è uno dei principali produttori venezuelani di carta e  cartone. La fabbrica è situata a Moron, nello stato molto  industrializzato di Carabobo.

In passato, l'azienda dava lavoro a 1.600 persone, controllava il 40% del mercato nazionale e figurava tra le più importanti di questo settore in America latina.

 

Tuttavia, i suoi vecchi dirigenti l'anno condotta a perdere progressivamente porzioni di mercato e di guadagni.

 

Nell'aprile 2002, contemporaneamente al colpo di stato fallito contro Chavez, alcuni dei suoi principali azionisti avevano assistito alla “cerimonia per l’elezione del... presidente", il golpista Pedro Carmona.

 

In seguito, durante la serrata padronale di dicembre 2002-gennaio 2003, i lavoratori hanno dovuto lottare contro i tentativi dei dirigenti di paralizzare la fabbrica.

 

 Nel luglio 2003, i proprietari hanno dichiarato fallimento. Come  risposta, i lavoratori hanno occupato la fabbrica e cominciato ad  assicurarne la produzione sotto controllo operaio. Rowan Jimenez, un  militante sindacale membro del comitato d'azione, spiega come,  durante l'occupazione "i lavoratori hanno organizzato la produzione, battuto ogni record di produttività e ridotto gli sprechi ad un livello inedito". Dopo 77 giorni di lotta, giunse una tregua, ma non durò molto. Il 7 settembre 2004, l'azienda ha cessato ogni attività e la lotta dei lavoratori è ricominciata.

 

 Fin dall'inizio della lotta, i lavoratori hanno sostenuto la rivendicazione, proposta dall'ala marxista del movimento bolivariano - la Corrente Marxista Rivoluzionaria - della nazionalizzazione dell'impresa sotto controllo operaio. Vi furono molte manifestazioni a Moron e a Caracas e sono state organizzate azioni di solidarietà da parte di lavoratori di altre imprese, in particolare dai salariati che, nella regione di Carabobo, sono associati nella nuova confederazione sindacale UNT.

 

 Finalmente, il 13 gennaio, dopo molti mesi di lotta, quando una delegazione di lavoratori della Venepal  si è recata a Caracas per chiedere una soluzione, l'Assemblea nazionale ha dichiarato che Venepal e le sue infrastrutture dipendevano "dall'utilità pubblica e dall'interesse generale". Quella decisione prefigurava il decreto 3438 firmato qualche giorno dopo da Chavez. È stato il risultato della lotta e della resistenza dei lavoratori della Venepal che hanno sollecitato e ottenuto il sostegno della popolazione locale.

 

 Nel discorso pronunciato durante la cerimonia della firma del decreto, in presenza di molti lavoratori e dirigenti sindacali dell'UNT, Chavez ha spiegato "Noi creiamo in questo modo un nuovo modello di società, e per questo  sono così arrabbiati a Washington [...] Il nostro modello di sviluppo implica un cambiamento nell'apparato produttivo, la classe operaia dev'essere unita, e deve imparare e partecipare".

 

 Di fronte a Chavez, è andato alla tribuna il lavoratore più anziano della Venepal. Ha descritto i quattro mesi di sciopero ed evocato i sacrifici che avevano dovuto sopportare. Edgar Peña, segretario generale del sindacato dei salariati della Venepal, ha spiegato come i lavoratori avevano allestito un progetto che dimostra che l'impresa poteva essere vantaggiosa e che ciò poneva le basi di una espropriazione. Peña ha chiesto inoltre che la Guardia nazionale assicuri la protezione degli impianti, poiché certi avversari non rinunceranno all'idea di sabotarli. Infine, egli ha spiegato che quando ricomincerà la produzione, tra qualche settimana, i primi prodotti saranno destinati ai programmi sociali del governo - le "Missioni" - "a vantaggio della classe operaia".

 

 Nel suo intervento, Chavez ha dichiarato che il capitalismo è un modello che si basa sulla schiavitù, "e questo spiega la collera di Washington. Sono arrabbiati perché vogliamo liberarci dal capitalismo; nello stesso modo erano in collera, molti anni fa, a causa delle idee di Simon Bolivar".

 

 In riferimento alle recenti critiche di Condoleeza Rice sul Venezuela, Chavez ha detto che sul mercato ci sono ottime medicine  contro l'ulcera, "per coloro che ne avessero bisogno". Ha aggiunto che se qualcuno è contrariato per ciò che accade in Venezuela "dovrà farci l'abitudine, poiché nessuno c'impedirà di proseguire la rivoluzione".

 

 Chavez ha aggiunto: "nel nostro modello, il ruolo della classe operaia è fondamentale, ed è questo che lo differenzia dal modello capitalista. [...] Il capitalismo cerca di annientare i lavoratori, mentre noi realizziamo un processo di liberazione dei lavoratori. È questo che irrita Washington". Ha poi sottolineato il fatto che "è necessario cambiare i rapporti di produzione".

 

 Parafrasando Lenin, Chavez ha detto che "Il capitalismo neoliberista è lo stadio supremo della follia capitalista". Poi "In Venezuela siamo in guerra. Ma la nostra guerra non consiste nell'invasione di altri paesi, oppure nel violare la loro sovranità. Siamo in guerra contro la miseria e la povertà".

 

 Chavez ha spiegato che l'acquisizione delle imprese da parte dello Stato tende, da una parte, ad abolire le condizioni di sfruttamento in cui il modello capitalista ha sottomesso i lavoratori, e, dall'altra parte, a sviluppare la capacità industriale del paese. Ha aggiunto che le imprese nazionalizzate non dovevano essere considerate come elementi di un capitalismo statale, ma piuttosto una forma di co-gestione tra i lavoratori e lo Stato. "Non dobbiamo avere paura dei lavoratori, poiché sono l'anima delle imprese".

 

 Chavez ha inoltre annunciato "il controllo" di un'impresa per la lavorazione del mais, e di tutte le principali industrie di Guyana, che comprendeva, tra l'altro, le grandi fabbriche siderurgiche della SIDOR.

 

 Chavez ha dichiarato che "l'attuale espropriazione della Venepal è una misura eccezionale [...] non abbiamo confiscato le terre; esse restano di chi le possiede", ha poi chiaramente indicato che "confischeremo tutte le imprese chiuse o abbandonate. Tutte".

 

 "Invito tutti i dirigenti operai a seguire questa via", ha aggiunto.

 

 Un chiaro appello ai lavoratori che si sono impegnati nelle occupazioni delle fabbriche in luglio-agosto 2003: CNV, Fenix, Industrial de Perfumes, CODIMA, ecc.. I lavoratori di quelle imprese hanno già ricominciato le mobilitazioni.

 

 Tutto ciò costituisce senza dubbio un grande passo nella buona direzione. Ma bisogna estendere, ormai, questa politica ad ogni settore dell'economia che si trova sotto il controllo dei grandi gruppi capitalisti e dell'imperialismo. Il progetto dovrà includere, tra gli altri, il sistema bancario (largamente dominato da due multinazionali spagnole), il settore delle telecomunicazioni (controllato da multinazionali americane) ed il settore della distribuzione alimentare (nelle mani di alcune imprese venezuelane dirette da noti golpisti). Ciò dev'essere fatto, come per la Venepal, sotto il controllo operaio. In questo modo, l'insieme dell'economia potrebbe essere pianificato in funzione dei bisogni della maggioranza della popolazione. È la sola maniera di garantire la vittoria finale della rivoluzione. Se non supera il quadro di una sola impresa, il controllo operaio non può, a lungo termine, regolare i problemi.

 

 Grazie alla propria esperienza, la rivoluzione bolivariana si è scontrata con il muro del capitalismo. Per vincere la guerra contro la miseria e la povertà, ormai essa deve abbattere quel muro e intraprendere la via di un'economia socialista democraticamente pianificata.

 

Traduzione di Lorenzo Mazzucato