2 novembre 2005

 

Religiosi venezuelani appoggiano

 

 

l’espulsione di Nuove Tribù

 



La Rete delle Chiese Cristiane Venezuelane appoggia l'espulsione della missione fondamentalista statunitense Nuove Tribù, dopo la denuncia sul lavoro di spionaggio e lo sfruttamento degli indigeni.

"Appoggiamo la decisione del presidente Hugo Chávez, perché fa parte del riscatto della nostra sovranità nazionale, la difesa della nostra biodiversità, la dignità delle persone, ed il rispetto della cultura dei paesi autoctoni" sottolinea un comunicato della Rete delle Chiese.

Risalta che l'uscita delle Nuove Tribù "è un atto di riaffermazione della nostra determinazione come paese libero, indipendente e sovrano ed in nessun modo deve essere interpretato come una persecuzione religiosa".

Il testo ricorda che questa organizzazione con sede a Sanford, in Florida, si é stabilita nel 1946 in Venezuela, dove ha occupato aree strategiche negli stati di Apure, Amazzonia e Bolivar.

Nella decade degli anni 60 si sono effettuate serie denunce contro le Nuove Tribù, provenienti dalle stesse comunità, per portare avanti un processo di proselitismo religioso estremista, data la sua orientazione ideologia fondamentalista.

La Rete delle Chiese Cristiane precisa che questa politica è nefasta per la cultura ancestrale delle etnie indigene.

Membri della forza armata, in passato, hanno accusato le Nuove Tribù di realizzare studi scientifici di minerali strategici nelle aree occupate, cosa che è estranea ai loro supposti obiettivi evangelizzatori.

A causa della pressione esercitata dai governi degli Stati Uniti, non si sono mai pubblicate le investigazioni realizzate dalle autorità venezuelane sul tema.

Il documento rivendica il diritto degli indigeni alla loro cultura e cosmovisione e chiede di realizzare qualunque processo evangelizzatore spoglio di ogni ideologia dominante, conservatrice, fondamentalista e colonizzatrice.

"Come chiese venezuelane ci preoccupa l'etnocidio commesso contro i nostri popoli autoctoni in nome della fede cristiana, per cui richiamiamo il governo a fare valere le leggi che proteggono queste comunità".

Per tale motivo, nel documento, s'invitano i venezuelani a solidarizzarsi con la lotta storica degli indigeni per i loro diritti culturali ed alla proprietà delle terre che occupano.

Il documento è firmato, tra gli altri, da Gamalied Lugo, presidente dell'Unione Evangelica Pentecostale Venezuelana; dal reverendo Everth Hidalgo, Chiesa Hosanna del Zulia, e Juan Vielma, della Chiesa Luterana.

 

 

21 ottobre 2005

 

Il Venezuela accusa i missionari

 

di far esperimenti con gli indigeni

 

 

In Venezuela il ministro degli Interni, Jesse Cháconi, ha rivelato che gruppi fondamentalisti evangelici, Nuove Tribù, hanno realizzato esperimenti sugli indigeni nei quali sono morte circa 80 persone.

Un anno fa, nello stato Apure, morirono  decine d'indigeni per denutrizione ma un'investigazione ha constatato che “esistevano magazzini per esperimenti, con medicine che non sono mai arrivate a queste tribù”.

La rivelazione si somma a numerosi indizi d'irregolarità nelle attività di questo gruppo di "missionari" la cui espulsione dal paese é stata ordinata dal Presidente Hugo Chávez che li ha accusati di sfruttare le popolazioni autoctone e di spionaggio.

Il Governo venezuelano ha denunciato che Nuove Tribù, sotto una facciata religiosa, realizza attività di spionaggio per la CIA e di carattere economico per le multinazionali Generali Dynamics e Westinghouse.

Anche antropologi e leader indigeni hanno denunciato la realizzazione di esperimenti, specialmente sull'etnia yanomami, nei quali si é introdotto il virus del morbillo che ha provocato decine di morti.

La setta opera fondamentalmente in Venezuela, in regioni con grandi ricchezze minerali e di difficile accesso, negli stati dell’Amazzonia, Bolivar e Delta Amacuro, dove si sono anche denunciate  azioni che attentano alle tradizioni dei popoli autoctoni.

In queste zone esistono giacimenti di bauxite, oro, diamanti, minerali di ferro, uranio, titanio, cobalto ed altri e sono un territorio di grande biodiversità, con la riserva di acqua più grande del pianeta.

Con una nota del Ministero dell'Interno si é presa la decisione di sospendere il visto ad ogni straniero che ha violato la legge e, coi seguaci venezuelani della setta, si preparerà un meccanismo per garantire il rispetto alla cultura e delle idee degli indigeni.

Il ministro venezuelano ha ricordato che gli affiliati di Nuove Tribù sono aiutati dagli Stati Uniti, perché esiste un interesse geo-politico nell’avere un qualche meccanismo di posizionamento in questa riserva della biosfera, ricca di acqua e minerali.

Ha assicurato che l'espulsione di queste ipotetici missionari è una prerogativa del Governo venezuelano e ha chiarito che non si tratta di un tema religioso, come hanno voluto equivocare alcuni, bensì di un tema di sovranità nazionale.

“In Amazzonia può essere portata qualunque corrente religiosa, ma quello che non é permesso sono una serie di attività, diverse dal vangelo,  come la creazione di piste di atterraggio senza autorizzazione in questa zona strategica”.

Gli stessi gruppi hanno introdotto squadre di tecnici senza passare per la dogana, atto  che lede la sovranità venezuelana.

 

 

 

 

CHAVEZ CACCIA I MISSIONARI EVANGELICI

 

DELLE "NUOVE TRIBU'"

La setta evangelica delle “Nuove tribù” accusata di fare spionaggio e sfruttare gli indigeni dovrà lasciare il Venezuela. Altro motivo d’allarme per Bush e il suo amico reverendo Pat Robertson, che nei giorni scorsi aveva accusato Chavez di finanziare Al Qaeda. Ma il governo venezuelano saprà davvero aiutare le popolazioni indigene a uscire dalla miseria?

Adalberto Belfiore, giovedì 13 Ottobre 2005, www.lettere22.it


Il presidente venezuelano Hugo Chavez ha firmato un ordine di espulsione per i missionari evangelici della setta chiamata “Nuove tribù”, una delle tante sette evangeliche statunitensi di cui pullula il continente latinoamericano e il cui attivismo verso i diseredati, fondato su un’evangelizzazione messianica e su opere di bene spesso “pelose” (in quanto subordinate all’accettazione del “messaggio divino”), è arrivato a preoccupare seriamente la stessa chiesa cattolica. In questo caso però il dinamico presidente ha agito “laicamente” e ha accusato esplicitamente “Nuove tribù”, che ha la sede centrale in Florida e che in Venezuela è presente con 160 missionari e lavora con 12 comunità indigene, di costituire “vere e proprie infiltrazioni imperialiste, della CIA, che si occupano di raccogliere informazioni sensibili e strategiche”.


Oltre a questo, Chavez ha accusato la setta, basandosi su informazioni di polizia e documentazione audiovisiva, di aver costruito piste di atterraggio illegali e di svolgere voli non autorizzati che eludono le dogane del Venezuela. E anche di aver costruito basi lussuose dotate di impianti elettrici e sistemi radio sfruttando gli indigeni, “che continuano a morire per denutrizione e malattie”. “Una violazione flagrante della nostra sovranità nazionale” ha affermato Chavez, che ha fatto queste dichiarazioni in un giorno molto particolare: mercoledì 12 ottobre. Il giorno della scoperta dell’America per noi europei e occidentali, ma della Resistenza indigena per la Repubblica bolivariana del Venezuela e per molti altri governi, partiti e movimenti in tutta l’America latina. E lo ha fatto nello stato amazzonico dell’Apure, nel corso di una cerimonia di consegna di titoli di proprietà della terra, trattori e crediti alle locali comunità indigene, nell’ambito dei programmi governativi di riforma agraria.


Dai responsabili della setta non è ancora giunta alcuna reazione ufficiale al decreto presidenziale. Ma non v’è dubbio che questa vicenda farà irritare l’amministrazione Bush. Anche perché segue di pochi giorni la nuova uscita del noto reverendo telepredicatore Pat Robertson che, non contento di aver invitato lo scorso agosto il governo americano a eliminare fisicamente Chavez (salvo poi essere costretto a una precipitosa marcia indietro e a porgere goffe scuse), ha accusato il presidente venezuelano di aver finanziato nientemeno che Al Qaeda, la rete terroristica di Osama Bin Laden. Fornendo anche la cifra, 1,2 milioni di dollari, ma nessuna prova. Già che c’era ha anche “rivelato” che il Venezuela sta negoziando materiale nucleare con l’Iran. Roba da spaventare anche i più coraggiosi cittadini a stelle e strisce. Si potrebbe forse anche pensare ad una delle tante manifestazioni di paranoia televisiva che purtroppo si incontrano spesso in molte trasmissioni popolari nordamericane, se non fosse che il reverendo Robertson è uno degli amici intimi e un consigliere molto ascoltato di George W. Bush. E che entrambi considerano Chavez e il suo “socialismo del XXI secolo” una forza capace di destabilizzare l’America latina.


Usa e Venezuela sono dunque in rotta di collisione anche sul modo di affrontare il sottosviluppo e beneficiare i diseredati. Intanto, se le accuse si riveleranno fondate e il decreto presidenziale di espulsione sarà confermato, alle “Nuove tribù” con bibbie e piste d’atterraggio non resterà che fare fagotto. Con la speranza che il governo del presidente Chavez, che dispone di ingenti risorse finanziarie derivanti dal petrolio (il Venezuela è il quinto esportatore mondiale e fornisce il 25% del fabbisogno Usa), non faccia della retorica e sappia far uscire dalla miseria e dall’arretratezza le proprie popolazioni indigene. Senza però chiedere in cambio abiure o atti di fede.