Missione Miracolo

di due frontiere



J.Rivery Tur 9.5.06

 

 

 

Questi bambini che non vedono, dall’altra parte di questa frontiera quasi immaginaria, che sono poveri come quelli di questa parte, verranno in questa città di Copacabana pieni di speranza e se ne andranno con il sorriso di chi può distinguere i colori.

 

Missione Miracolo di due frontiereÈ così. Evo Morales ha appena inaugurato un Centro Oftalmologico dell’Operazione Miracolo in questa città vicina alla frontiera col Perù, affinché anche i peruviani possano curarsi, perchè i ciechi possano vedere, perchè le cateratte ed altre malattie degli occhi non continuino a spengere la luce che si sta irradiando in tutta l’America.

 

Il sole di mezzogiorno stava guardando dall’alto le centinaia di persone accorse, la maggioranza delle quali indigene e di fronte a loro gli organizzatori avevano collocato un eloquente cartello : Grazie, Comandante Fidel.

 

Tutti guardavano e ascoltavano attentamente e senza lasciarsi sfuggire una parola il Presidente indigeno e Ollanta Humala, candidato dell’altra parte della frontiera con il Perù.

 

C’era un formicaio di giornalisti e dalla terra, che d’ora in poi sarà più bella, uscivano voci contadine riconoscenti e brevi. Il Sindaco, senza che venisse annunciato il suo nome, ha espresso fraternamente la sua gratitudine ai medici cubani, aggiungendo che: "... Ho imparato dai cubani che si deve lavorare nello stesso modo in cui si parla....Anche noi apriremo le porte a tutti coloro che hanno bisogno d’assistenza".

 

Probabilmente si riferiva ai peruviani che vivono vicini alla frontiera, anche loro ansiosi di ottenere il Miracolo e dotati della memoria sufficiente per non dimenticare che già nel 1970, quando il Huascarán franò coprendo tutto di fango e pietre e uccidendo migliaia di persone, i cubani dettero il loro fiato, sangue e cuore.

 

Non è quindi strano che venga nuovamente menzionato "il fratello Fidel che ci ha insegnato sempre ad essere solidali".

 

La Ministra della Salute e dello Sport è stata ascoltata in silenzio. Ha avvertito, con l’umiltà di tutte le nazionalità indigene della Bolivia e delle Ande, che bisogna imparare dai cubani, che stanno fornendo nuove tecnologie all’ospedale di Escoma e San Buena Ventura, del dipartimento di La Paz.

 

L’Ambasciatore cubano ha informato tutti su ciò che stanno facendo le brigate mediche in Bolivia e su tante altre cose, sugli ospedali e, visto che c’era Humala, ha menzionato i peruviani. Ha ricordato tutta la tragedia del terremoto del 31 maggio 1970, degli sforzi di Cuba e ha fornito le cifre di quello che venne realizzato... eroicamente.

 

L’invitato Ollanta Humala (convocato dal Presidente Morales da Piazza della Rivoluzione de L’Avana pochi giorni fa), ha pronunciato la parola magica dei nostri giorni, quando ha detto che quest’opera è frutto dell’integrazione regionale.

 

Seppe a suo tempo dalla stampa (e lo ha detto davanti a tutti), che anche il sangue di Fidel fu utilizzato per salvare vite peruviane e lo ha ringraziato, perchè anche questi sono passi che rendono possibile l’integrazione dei popoli.

 

Humala è peruviano, ma non si è sentito straniero quando, come in quest’occasione, ha varcato la frontiera della Bolivia.

 

È stato incoraggiante quando ha precisato che, se vincerà le elezioni, uno dei suoi propositi sarà quello di elaborare un’agenda comune con la Bolivia, così com’è comune la strada indicata.

 

Il candidato presidenziale peruviano ha sottolineato che il Centro Oftalmologico è un passo importantissimo che dimostra la solidarietà, generosità e disinteresse del popolo cubano e che i peruviani hanno bisogno di un’alternativa, di un cambiamento, di "costruire una società giusta e redistribuire la ricchezza tra i meno favoriti".

 

Ha chiarito che "i trattati di libero commercio non hanno favorito l’integrazione ed è tempo di unirci, di essere solidali ed aprire le porte a tutta l’America Latina, perchè tutti gli esseri umani hanno bisogno di essere rispettati".

 

Evo è stato l’ultimo oratore. Si è congratulato con il Sindaco per lo sforzo realizzato congiuntamente ai consiglieri comunali affinché l’installazione potesse venire inaugurata il giorno previsto.

 

"Cuba", ha sottolineato, "è un paese sottoposto a blocco ma è quello che più pratica la solidarietà; in questo modo aiuta a ‘sbloccare’ i popoli".

 

Il Presidente boliviano ha ringraziato il "popolo fratello di Cuba e Fidel per le 4.000 borse di studio destinate, senza precondizioni, a fratelli boliviani perchè possano formarsi a Cuba" e ha detto di aver riesaminato alcune offerte di borse di studio degli USA, ma che in queste si ponevano innumerevoli precondizioni.

 

"Il Presidente Fidel è un saggio medico che conosce tutto sulle malattie di tutti i luoghi e sicuramente", ha scherzato, "sa già quante persone stanno partecipando a quest’atto, così come si sa quanti sono stati gli operati e gli assistiti dai medici cubani non solo in Bolivia, ma in tutti i luoghi dove prestano il loro aiuto solidale".

 

Evo ha segnalato che prossimamente verrà inaugurato l’ospedale di Escoma, al quale seguiranno i centri oftalmologici di Potosí e Sucre.

 

Ha dichiarato che "ci sono paesi che inviano truppe per uccidere esseri umani col pretesto del terrorismo, mentre altri mandano truppe per salvare vite. Questi sono i cubani".

 

 

L’INTERVENTO DELL’AMBASCIATORE CUBANO RAFAEL DAUSÁ DURANTE L’INAUGURAZIONE DEL CENTRO OFTALMOLOGICO DI COPACABANA

 

 

Stimato compagno Presidente Evo Morales Aima.

Compagno Ollanta Humala.

Compagni della Presidenza.

Compagne e compagni, boliviani, peruviani e cubani.

 

Stiamo dando continuità, con questo emozionante atto, alla già ampia e fruttifera storia di collaborazione medica tra Cuba e Bolivia e tra Cuba e Perù.

 

Il Centro Oftalmologico che oggi inauguriamo, il quarto dei sei che Cuba donerà in maniera totalmente gratuita al popolo fratello della Bolivia, è la conseguenza e il risultato della fratellanza e del rispetto che oggi uniscono il popolo boliviano ed il popolo cubano ai loro leaders, il compagno Evo Moralese ed il compagno Fidel Castro Ruz.

 

Permettetemi di citare alcune cifre ciò che abbiamo menzionato:

 

-I nostri medici, in meno di 90 giorni di permanenza in questa bella terra boliviana, hanno visitato più di 450.000 pazienti boliviani e hanno salvato la vita a più di 810 di loro.

 

-Più di 7.306 pazienti boliviani sono stati operati nei tre centri oftalmologici già funzionanti a Villa Tunari, Santa Cruz e La Paz, recuperando la vista nel contesto dell’Operazione Miracolo. Se contassimo gli operati a L’Avana, arriveremmo a 9.005 operazioni realizzate in meno di 6 mesi.

 

-A Cuba stanno studiando più di 4.500 alunni boliviani su un totale di 25.000 studenti latinoamericani e di altre regioni del mondo che si stanno formando per diventare medici. In 10 anni avremo formato più di 100.000 medici latinoamericani.

 

-Abbiamo più di 25.000 medici in numerosi paesi d’Asia, Africa e America Latina. In nessuno di questi paesi Cuba è proprietaria d’una sola miniera, fabbrica, ospedale o compagnia. Disponiamo soltanto dell’affetto e della stima dei popoli.

 

Nel territorio della Bolivia sono presenti più di 700 medici e sanitari cubani e boliviani laureatisi nella Scuola Latinoamericana di Medicina, che lavorano in più di 188 comuni dei nove Dipartimenti della Bolivia.

 

Migliaia di cubani donarono il loro sangue ai fratelli peruviani, vittime di quel terremoto.

 

I medici ed il personale sanitario cubani non costano un centesimo al popolo ed al Governo boliviani. La Brigata Medica cubana è interamente finanziata dal Governo di Cuba e la nostra unica funzione è curare, lavorare a vantaggio della salute dei boliviani.

 

Ci troviamo qui in risposta al desiderio ed alla richiesta espressi dal popolo e dal Governo boliviani e vi resteremo fino a quando ci verrà indicato dal Governo e dal popolo della Bolivia.

 

Compagne e compagni:

 

Questo Centro Oftalmologico di Copacabana potrà assistere gratuitamente anche cittadini peruviani. Il fatto di trovarsi a pochi km dalla frontiera con il Perù renderà più facile curarsi qui a molti cittadini di quella nazione.

 

Va detto che la collaborazione medica cubana con il popolo fratello del Perù non è un fatto nuovo ma, al contrario, ha una lunga e feconda tradizione.

 

Vale la pena ricordare che il 31 maggio 1970, nel Dipartimento di Ancash, nel nord del Perù, si verificò un terribile terremoto che provocò enormi distruzioni di abitazioni e infrastrutture, oltre ad un gran numero di morti e sinistrati.

 

Il Governo cubano lanciò subito un appello alla popolazione affinché donasse sangue ai fratelli peruviani. Il popolo cubano, in soli 10 giorni, realizzò 104.954 donazioni di sangue con questo obiettivo.

 

L’alta direzione della Rivoluzione cubana inviò nelle prime ore del 9 giugno la prima brigata di infermieri e medici, composta da 15 medici, 15 infermiere e 10 lavoratori sanitari, oltre a cinque ospedali da campo, case da campo, impianti elettrici, strumenti ed attrezzature per l’assistenza alla popolazione.

 

Cuba, oltre a questo aiuto concreto in termini di risorse materiali e umane, si prodigò internazionalmente per concentrare l’attenzione e l’aiuto su questa situazione.

 

Cuba trasferì complessivamente in Perù il personale di cinque brigate mediche e le attrezzature corrispondenti a cinque ospedali da campo, assieme a tutte le risorse necessarie al lavoro della brigata, che durò fino al 30 agosto.

 

Alla fine della missione Cuba donò al Perù i cinque ospedali da campo assieme a tutte le loro attrezzature.

 

Il Governo cubano decise inoltre di costruire gratuitamente nella regione colpita cinque ospedali per i servizi sanitari di base, donandoli al popolo peruviano. 150 costruttori cubani lavorarono duramente per mesi alla costruzione di:

 

-Un ospedale di base a Santiago di Chuco;

 

-Un ospedale ad Ostuco;

 

-Tre ospedali in pieno Callejón de Huayla.

 

Compagne e compagni:

 

L’Eroe Nazionale di Cuba, José Martí, disse: "L’America deve promuovere tutto ciò che avvicini i popoli ed aborrire tutto ciò che li divida" e disse anche che "fino a quando non starà bene l’indio, non starà bene l’America". È come se l’Apostolo della libertà di Cuba stesse osservando dalla profondità della storia i processi che si stanno verificando nella sorella terra boliviana, guidati dal compagno Presidente Evo Morales, esempio di dignità, onestà e sacrificio e che sta accrescendo giorno dopo giorno il suo prestigio sia in Bolivia che nel resto del mondo, semplicemente perchè i popoli non solo riconoscono in lui un genuino leader indigeno, ma anche perchè nella sua causa vedono riflessa la causa di tutti i popoli del mondo.

 

Compagno Presidente Evo Morales:

 

Possiamo assicurarle che lavoreremo senza tregua nelle prossime settimane, ispirandoci ai principi che il Presidente Fidel Castro Ruz ci ha insegnato in 47 anni d’eroica resistenza contro ogni tipo d’aggressione e contro il blocco più criminale e disumano che qualunque paese abbia mai sopportato e ribadiamo il nostro impegno di portare a termine i 20 ospedali con attrezzatura dell’ultima generazione che doneremo al popolo boliviano.

 

A nome di tutti i medici, tecnici e personale sanitario cubani che si trovano in Bolivia, vogliamo esprimerle la nostra più profonda gratitudine per averci dato l’opportunità storica di servire questo nobile popolo boliviano, di pagare il nostro debito di solidarietà con i fratelli boliviani, per offrirci il privilegio di lavorare per trasformare in realtà gli ideali per i quali lottò e morì ‘Che’ Guevara.

 

Compagne e Compagni:

 

Nello scenario d’incredibile bellezza del lago più alto del mondo possiamo affermare che mai come ora le strofe del glorioso inno della Bolivia che dicono "è meglio morire che vivere schiavi", stanno diventando realtà in un processo politico, economico e sociale genuinamente e veramente boliviano.

 

È per questo che, più a ragione che mai, dovremmo dire come diceva il ‘Che’: FINO ALLA VITTORIA SEMPRE!

 

Jayaya Evo Morales, Jayana Ollanta Humala, Jayaya Bolivia, Jayana Perù, Jayana Cuba.

 

Patria o morte! Vinceremo!