Le operazioni alla vista a Cuba

le hanno cambiato la vita

 

Ciudad Victoria,Tamaulipas 27 settembre 2006 - B.Cruz Zapata www.granma.cubaweb.cu

 

 
 

 

José Juan Pineda sa cosa significa caricare sulla sua anima ogni tipo di soprannome allusivo allo strabismo con il quale è nato; 26 anni non gli sono stati sufficienti per abituarsi agli svariati tipi di aggressione verbale ricevute dai suoi e da estranei, da bambini e da adulti, da professionisti.

 

“È socialmente tremendo avere un problema come il mio. Ho vissuto la mia infanzia bersagliato dalle battute, un’adolescenza pessima e le battute della gente sono continuate anche quando ero già un professionista. Gli stessi ingegneri miei compagni di lavoro mi dicevano: ‘Hai un occhio che prepara la calcina e l’altro che posa il mattone’. Il soprannome più frequente era ‘Norno’, perchè mi dicevano che avevo un occhio rivolto a nord e l’altro a nord-est e fin da piccolo mi chiamavano ‘guercio’. È doloroso, traumatico vivere così, giacché la gente non capisce che sono difetti con i quali uno nasce e, nonostante la scienza sia andata molto avanti, le risorse non bastano per far uso dei progressi clinici. Per questo adesso, con i miei occhi al loro posto, non mi stanco di benedire il momento in cui i medici cubani hanno cambiato completamente la mia vita”.

 

L’ingegnere di Ciudad Victoria è uno dei 300 abitanti di Tamaulipas beneficiati dall’Operazione “Miracolo”, che il Governo cubano ed organizzazioni latinoamericane come il Partito del Lavoro stanno portando avanti a Tamaulipas.

 

“La verità è che quando uno si porta appresso per tutta la vita un problema negli occhi ed improvvisamente, in qualche mese, ottiene quel che non si era nemmeno azzardato a sognare, non si stanca di ringraziare e benedire le mani dei medici cubani che hanno reso possibile il miracolo di trasformare la mia vita. Nonostante gli sforzi che ho sempre fatto per condurre una vita normale, le tante aggressioni ricevute avevano fatto crollare a terra la mia autostima. La situazione adesso è cambiata e mi sento assolutamente felice assieme a mia moglie ed ai miei due figli. Ho potuto constatare che Dio esiste e che si manifesta dove uno meno se lo aspetta”.

 

Anche la signora Socorro Perales Roco, a 67 anni d’età, testimonia che “i miracoli esistono”.

 

“Sono diabetica e stavo diventando cieca, perchè per gente come me è impossibile pagare medici privati per l’operazione e nelle istituzioni sanitarie non viene prestata un’assistenza rapida e adeguata.

 

Avevo le cataratte già da molti anni; solo chi lo vive sa cosa significa. Capisco i miei cinque figli che si sono fatti una vita autonoma e, per quanto possibile, non mi butto giù. Mi arrabatto in tutti i modi possibili per sopravvivere, cucino ‘tamales’ e vendo quel che posso. Sfortunatamente negli ultimi anni la mia situazione si è fatta tremenda per il problema degli occhi. Adesso ringrazio Dio perchè mi hanno potuta operare e, anche se non sono completamente guarita, tutto sta andando nella direzione giusta”.

 

Quel che ha più sorpreso la signora Socorro durante il suo viaggio a Cuba è stata l’umanità dei dottori, infermiere e lavoratori sociali di quel paese: “Mi si rallegra l’anima solo pensando all’affetto e alla cura con cui ci hanno trattato. Per loro non eravamo soltanto un numero, ma esseri umani la cui vita poteva cambiare se l’operazione riusciva bene e grazie all’assistenza che ci davano. E ce l’hanno fatta perchè restituendomi la vista mi hanno riportato alla vita utile e adesso posso di nuovo alzarmi tutti i giorni e lavorare per poter sopravvivere”.

 

Un caso simile è quello della signora Juana Facundo vedova Flores, che a 65 anni d’età non si stanca di magnificare la cosiddetta “Operazione Miracolo”.

 

“Sono diabetica da 24 anni. Stavo perdendo la vista e, con ciò, la vita stessa. Perchè la cecità non solo ci impedisce di godere delle bellezze della vita, ma anche di continuare ad essere utili e non dipendere dagli altri per scendere in strada o fare le faccende domestiche, com’era nel mio caso.

 

E aggiunge: “Ho anch’io l’Assicurazione Sociale; non si è potuto far molto perchè io con la mia condizione clinica non avevo molte possibilità di ristabilirmi. Questo alla mia età pesa molto. Si vedono i giorni passare ed ogni giorno siamo più indifesi. Stavo vivendo questa situazione quando mi parlarono della Campagna che Cuba porta avanti per la gente come noi. Oggi grazie a Dio posso vedere e così le mie speranze di vivere una vita degna sono tornate, a 65 anni”.