I  familiari dei hanno denunciato

il blocco mediatico degli USA

 

23 gennaio 2006 (PL)

 

 

 

I familiari dei Cinque Eroi cubani sequestrati negli USA per aver combattuto contro il terrorismo hanno denunciato il blocco mediatico delle autorità nordamericane sul caso, durante un incontro di alcuni giorni fa con la  Brigata Sudamericana di Solidarietà con Cuba.

 

“Le principali armi che hanno utilizzato da Washington sono la menzogna e la disinformazione” ha precisato Olga Salanueva, moglie di René González, spiegando agli attivisti le  manipolazioni del processo.

 

Olga ha segnalato che suo marito, come Gerardo, Antonio, Fernando e Ramón  sono stati arrestati nel 1988 a Miami e poi condannati a pene durissime che oscillano tra  15 anni e i due ergastoli.  

 

I numerosi partecipanti nel teatro dell’Accampamento internazionale Julio Antonio Mella, nel municipio di Caimito, hanno saputo anche che le condizioni della prigionia sono state ignobili per tutto il tempo del processo e dopo le sentenze. 

 

I familiari hanno spiegato che giudici e la giuria sono stati  sottoposti  a dure pressioni dai circoli di potere di Miami e dalla stampa, in combinazione con il detto esilio cubano della città, per ottenere queste condanne illegittime.

 

Olga Salanueva ha segnalato che gli avvocati della difesa hanno chiesto durante il processo e più di una volta un cambio di sede, ma non sono mai stati ascoltati. Olga ha chiesto come si può pensare di processare Cinque Cubani leali alla Rivoluzione in una comunità che ha persino appoggiato il  sequestro del bambino Elián pochissimi anni fa.

 

Mirta Rodríguez, madre di Antonio, ha spiegato che in virtù delle irregolarità del caso, di recente un gruppo di esperti della ONU ha riconosciuto che la detenzione e le condanne sono state illegali alla luce del Diritto Internazionale.     

 

Inoltre, il 9 agosto scorso, un gruppo di tre giudici della Corte d’Appello di Atlanta ha ordinato l’annullamento del processo e delle condanne, dicendo che si doveva rifare il processo.

 

Ora per questa decisione si svolgerà un processo di revisione da parte di un Plenum di 12 giudici della stessa istanza, su richiesta della Procura che ancora una volta cerca di ritardare la liberazione degli Cinque Antiterroristi.

 

La giustizia non impera di certo in questo caso, ma solo la politica, ha detto Mirta e quello che colpisce di più nel caso dei Cinque è l’ingiustizia, ha detto Alina Castro, coordinatrice della Rete di Solidarietà con Cuba del Brasile, che è venuta a Cuba per la quarta volta.

 

Sono stati giudicati con una totale mancanza di garanzie e richiusi in prigioni di massima sicurezza negli USA ma  niente però ha potuto impedire la solidarietà con loro e siamo sicuri che i Cinque torneranno a Cuba, ha detto.

 

Luis Alberto Carrillo, un professore cileno, ha riconosciuto il dolore legittimo dei  familiari ed ha detto che si deve far conoscere la verità con argomenti reali.

 

I partecipanti della Brigata, come cittadini del mondo, si stanno organizzando per agire in maniera concreta e generare correnti di simpatia verso tutte  queste persone perchè il mondo deve usare un’etica differente e non si può, all’inizio del terzo millennio essere testimoni di tali arbitrarietà.