Se non è in questo, in un altro

 

livello dovrà farsi la giustizia

 

 

 

19 agosto 2006 - D.F.Mexidor www.granma.cubaweb.cu

 

 

 

 
Questa lotta non termina, ancora rimangono molti temi da decidere, alcuni sommamente forti. Sarebbe difficile anticipare il tempo che trascorrerà, alla luce della più recente decisione della Corte di Appello di Atlanta, che non riconobbe l'unanime sentenza, emessa un anno fa, da una corte di tre giudici, nella quale si annullava il giudizio contro i Cinque antiterroristi cubani, detenuti negli Stati Uniti, e si revocavano le sentenze.

Ma "speriamo che in qualche momento un altro tribunale rettifichi questa ingiustizia" ha detto l'avvocato di Antonio Guerriero, Leonard Weinglass, durante la Tavola Rotonda Informativa di ieri sera, la quale dedicò il suo spazio ad approfondire l'analisi dell'ingiusta sentenza di quella Corte, emessa il passato 9 agosto.

Il prestigioso giurista commentò che "ora abbiamo più di 200 pagine di sentenze scritte su questo caso" che espone il fatto che è impossibile emettere un giudizio giusto contro i Cinque in una città come Miami, ratificando che questo "è, essenzialmente, un giudizio politico, un giudizio della politica statunitense contro Cuba".

Come è possibile che 10 giudici, unanimemente, nonostante i fatti, abbiano votato in blocco?, si sono domandati gli specialisti, a ciò Weinglass espose che "non si analizzò la realtà dentro il tribunale, si omisero i fatti della storia e si giunse ad una conclusione sulla base di un'analisi meccanica".

Weinglass ha espresso che, contrariamente a ciò che fecero questi 10 avvocati,  l'analisi degli altri due giudici segue la linea della migliore tradizione del sistema giudiziale degli Stati Uniti e "li elogio per la loro onestà".

Inoltre ha argomentato che per cinque anni "abbiamo ventilato dieci temi nell'appello" ma che oggi su uno solo si ha una conclusione: la questione della sede.

Weinglass ha spiegato che attualmente si analizza già il corso che sarà dato all'appello, sia elevare alla Corte Suprema la recente sentenza sulla questione della sede, che dovrà farsi nei prossimi 90 giorni o "possiamo scegliere di ritornare, coi restanti temi, ai tre giudici". Ma, ha chiarito, "stiamo analizzando questo in maniera molto profonda e sceglieremo l'opzione più forte".

Durante la trasmissione si sono anche fatti conoscere i punti di vista, dei Cinque, sulla recente decisione di Atlanta, tutti coincisero sul fatto che è stato deludente osservare come la Corte si piegò "alle pressioni politiche della destra" e reiterarono la necessità di continuare la battaglia: "Vinceremo, anche se abbiamo contro i 10 giudici", affermarono, perché "la lotta non è per accorciare il tempo di prigionia dei Cinque, bensì perché prevalga la giustizia".