Córdoba, culla della nuova integrazione latinoamericana

 

| 24 luglio 2006 - N.Diaz, www.granma.cu |

 

 

Non c’è dubbio che l’America Latina servile, a testa bassa, sfruttata e divisa, inizia ad essere superata grazie all’impegno di una nuova generazione di leader politici che si sono posti l’obiettivo di riscattare la sovranità sequestrata e di colmare il debito sociale accumulato da anni di dittature militari, malgoverno e neoliberismo che, con il sostegno di Washington, in alcuni casi seminarono il terrore, in altri l’inerzia e che sono sempre stati complici degli interessi imperiali.

 

Se qualcuno non ci credesse sarebbe bene che desse un’occhiata verso l’interno della regione, dove i partiti politici tradizionali sono rimasti sepolti dalla volontà maggioritaria dei popoli e sulle cui rovine si sono formate nuove organizzazioni, movimenti sociali e indigeni che, da soli o alleandosi, si sono imposti nelle urne con il voto dell’elettorato.

 

Più recentemente, il 21 e 22 luglio, i presidenti dei paesi membri del Mercato Comune del Sud (adesso rafforzato dal Venezuela) si sono incontrati nella città argentina di Córdoba assieme ai rappresentanti degli Stati associati e invitati, come il Presidente cubano Fidel Castro, per armonizzare gli sforzi profusi nella ricerca di percorsi che diminuiscano le differenze tra le grandi e le piccole economie, perchè gli scambi siano basati sulla complementarietà del commercio e, soprattutto, perchè sia effettivamente al primo posto il concetto che ciò che guadagna uno non sia a spese di quel che perde l’altro e che i guadagni vadano a beneficio esclusivo del popolo.

 

Non sono pochi gli scettici, coloro che ritengono che questo sia un nuovo MERCOSUR "ornamentale". Quest’opinione si sostenta sul fatto che dalla nascita del blocco (nel 1991) dalle stesse viscere del neoliberismo, questo si trascina dietro asimmetrie e squilibri che, assieme agli egoistici interessi nazionali di qualcuno, hanno disseminato di ostacoli il suo funzionamento.

 

Ai successi dei primi tempi seguirono (e ancora oggi persistono) contrasti che turbano il clima di lavoro che dovrebbe imperare portando in questo modo acqua al mulino dell’impero, che ha sempre scommesso sulla divisione come arma letale contro lo sviluppo e l’unità dell’America Latina.

 

Siamo stati testimoni come giornalisti della nascita di un nuovo MERCOSUR a Córdoba, la Córdoba irredenta delle lotte per la prima riforma universitaria nel continente.

 

Néstor Kirchner, Luiz Inacio Lula da Silva, Tabaré Vázquez, Nicanor Duarte e Hugo Chávez costituiscono senza dubbio, anche se con ritmi differenti nell’abbordare o risolvere vecchi problemi, un’avanguardia nel necessario e irrimandabile percorso dell’integrazione.

 

I detti presidenti e quelli di Cile e Bolivia (Michelle Bachelet ed Evo Morales rispettivamente) come Stati associati, si sono seduti attorno al tavolo assieme a Fidel, in un incontro che anni fa non era né pensabile né tanto meno realizzabile. I vecchi capi di Stato e di Governo latinoamericani non si sarebbero azzardati, perchè la loro posizione rispetto agli USA era di genuflessione.

 

Oggi non solo lo hanno fatto, ma hanno firmato un Accordo di Complementazione con Cuba ed hanno ascoltato dallo stesso leader cubano le esperienze accumulate dall’Isola in materia di salute ed educazione, messe da questa a disposizione del MERCOSUR. Inoltre, nella Dichiarazione di Córdoba e sfidando valorosamente Washington, hanno espresso il loro sostegno alla candidatura del Venezuela come membro non permanente del Consiglio di Sicurezza, candidatura alla quale si oppone il poderoso vicino del Nord.

 

La volontà di coordinare una strategia energetica comune, di recupero delle risorse naturali, di rifiuto della militarizzazione di zone dove si trova la maggior riserva idrica del Pianeta, di costruire un mondo multipolare contro il modello unipolare che ci si vuole imporre, nonché la decisione espressa di occuparsi delle asimmetrie delle economie degli Stati membri, sono alcuni degli elementi che confortano la speranza che questa volta il MERCOSUR, primo gradino del processo d’integrazione latinoamericana, non ripercorrerà le vecchie strade.

 

Un altro elemento è il fatto che in questo Summit di Capi di Stato, celebrato a Córdoba, i movimenti popolari, sociali e indigeni, hanno lavorato fianco a fianco per raggiungere gli stessi obiettivi in un summit parallelo o, per meglio dire, di accompagnamento; hanno espresso ai presidenti la volontà di accompagnare e partecipare a questo processo, che sta già cercando i meccanismi istituzionali per inserirli.

Gli ostacoli abbonderanno. Il MERCOSUR è appena entrato in un campo minato. È molto ciò che ha da perdere l’impero se l’America Latina si unisce e mette in agenda le maggioranze emarginate e la sovranità. I presidenti membri del blocco, con una maggiore o minore comprensione, sono consapevoli di questo.

 

Basti ricordare che il MERCOSUR conta in questo momento sulle tre maggiori economie della regione, con importanti riserve d’acqua, gas, e petrolio, con la possibilità reale che avanzino a ritmo accelerato la solidarietà negli scambi economici e le vie d’accesso all’educazione ed alla salute gratuite, praticate in Venezuela e Bolivia e non solo, la cui portata ha proporzioni enormi.

 

Il presidente Hugo Chávez ha definito quest’appuntamento un nuovo "Cordobazo".

 

Penso che non abbia esagerato ed i timori dell’impero al rispetto lo confermano.

 


 

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