Contro il Fmi, la

 

Banca del Sud

 

 

| S.Corsi 23 luglio 2006 - www.ilmanifesto.it|

 


Si è concluso a Cordoba il vertice del Mercosur, il primo con il Venezuela membro a pieno titolo. L'obbiettivo del vertice è stato raggiunto: dare per superata la crisi degli ultimi mesi, provocata dal conflitto Argentina-Uruguay per le cartiere, dalle lamentale dei «piccoli» Paraguay e Uruguay per l'egemonia brasiliana e dall'incognita del Venezuela nel gruppo.
La presenza di Chavez si è fatta sentire da subito sull'ordine del giorno; si è parlato molto della costruzione del Megaoleodotto del Sud, che dovrebbe trasportare idrocarburi da Caracas a Buenos Aires deviando verso il Brasile, e che da ieri ha incorporato definitivamente nel progetto la Bolivia e assicurato vantaggi relativi anche a Uruguay e Paraguay.
Si è accennato anche a un'altra idea nata in ambienti venezuelani: il sogno di una «Banca del Sud», il cui ruolo potrebbe sostituire quello che ha avuto l'Fmi negli ultimi lustri in America Latina. Nata in ambito di tecnici del governo di Chavez, la proposta è stata raccolta dall'Argentina che da qualche mese aveva inviato propri economisti a Caracas per contribuire allo sviluppo del progetto, mentre il Brasile di Lula, dapprima scettico, si è avvicinato sempre di più alla bozza fino ad accettare che rientrasse fra gli argomenti di cui discutere in questo vertice. Secondo i centri finanziari e gli investitori internazionali si tratta di un'eresia, o tutt'al più di una «proposta pittoresca»: che aspettarsi, d'altronde, da chi ha speculato sul Sudamerica quando era il diligente allievo della scuola Fmi, e banco di prova mondiale di un liberismo selvaggio?
Di fatto, visto che il principale ostacolo alla costruzione del Megaoleodotto sarà trovare chi vi investa senza porre condizioni di pagamento che vincolino le politiche pubbliche, i due progetti potrebbero puntare allo stesso obiettivo: smarcarsi dai finanziamenti-ricatto di Fmi e Banca Mondiale creando un proprio fondo per i progetti di sviluppo. All'orizzonte, in un colpo solo, indipendenza energetica e finanziaria. Una risposta a quell'istanza di autonomia dai diktat occidentali che si è fatta sempre più strada nelle classi popolare e media sudamericane negli ultimi anni,e resa visibile a livello rappresentativo da quell'ondata neo-populista al governo che tanto poco piace agli Usa. Autonomia lanciata esplicitamente dall'Alba (Alternativa Bolivariana de las Americas, in contrapposizione all'Alca) di Chavez, Morales e Castro. E proprio Castro ieri, davanti a 80.000 persone, ha chiuso, con un lungo discorso all'insegna della fine dell'impero Usa in America Latina, la Cumbre de Los Pueblos para la Soberanìa y la Integraciòn, vertice parallelo indetto dalla società civile che a sua volta promuove l'integrazione sudamericana: quella fatta dai popoli, però, e non dai governi.
Nel documento finale dell'altro vertice tornano alla ribalta i nodi irrisolti del continente ignorati dal vertice dei «grandi»: le riforme agrarie quasi sempre rimaste un'utopia, la repressione e la discriminazione dei popoli indigeni, la militarizzazione della società e l'espansione dei quartieri marginali nelle città. E si avanza anche una richiesta precisa riguardo alla crisi in Medioriente: che il Mercosur sospenda subito i contatti con Israele relativi a un prossimo trattato di libero commercio.


 

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Patto col Mercosur, e Cuba

 

dopo 44 anni non è più sola

 Vertice a Cordoba Anche Castro in Argentina per lo storico accordo,

finisce un isolamento datato 1962

 

 

| C.Tognonato 22 luglio 2006 - www.ilmanifesto.it|

 

 

Ieri a Córdoba, Argentina, si sono riuniti i capi di Stato del Mercosur. Doveva essere il giorno di Hugo Chávez, che partecipa per la prima volta a pieno diritto a un vertice del blocco economico latino-americano. Invece si è trasformato nella festa di Fidel Castro quando a sorpresa il suo aereo è atterrato in Argentina.
I paesi membri del Mercosur, l'unione economica tra Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e ora Venezuela, a cui partecipano come soci la Bolivia e il Cile, hanno sottoscritto un accordo speciale di commercio con Cuba che mette almeno parzialmente fine al lungo isolamento economico che l'isola subisce dal 1962. Un diplomatico cubano ha dichiarato: «E' il primo accordo che Cuba firma con un blocco economico dall'epoca dell'ex Unione sovietica. Per noi è un momento storico».
«Oggi nasce un altro Mercosur», aveva anticipato Chavez appena sceso all'aeroporto di Buenos Aires. Anche se l'ingresso del Venezuela è stato difeso da Lula e Kirchner, il Brasile comincia ad essere un po' infastidito dal protagonismo di Chávez. «Il Brasile e l'Argentina sono la Germania e la Francia del Mercosur», ha detto ieri Lula, che teme un'eccessiva politicizzazione del blocco economico. Certo il loquace Chávez non lo smentisce.
Comunque, la linea di Chávez non è solo declamatoria. Attraverso la «diplomazia del petrolio» ha destinato 7 miliardi di dollari a progetti d'integrazione economica tramite l'azienda petrolifera pubblica venezuelana (Pdvsa) e ha in programma investimenti nella regione per altri 10 miliardi di dollari. Il Venezuela ha prelevato un'altra partita di buoni del tesoro argentini che si sommano ai 500 milioni già acquisiti. In Brasile ha firmato accordi in campo energetico con la Petrobras per un ammontare di 4,7 miliardi di dollari, mentre fornisce petrolio a prezzi preferenziali a Cuba (25 dollari al barile contro i 75 del mercato mondiale) e ora si è offerta di estendere questi benefici al resto dei paesi centroamericani.
Grazie anche agli aiuti ricevuti dal Venezuela l'economia cubana è in una fase di espansione. Si dice che il Prodotto interno lordo (Pil) sia cresciuto negli ultimi quattro anni ad un ritmo del 11%, anche se le statistiche della Commissione economica per l'America Latina (Cepal) parlano di un 5%. La quotazione del nichel è ai massimi storici, il turismo e l'esportazione di medicinali sono la nuova locomotiva di un paese che vuole convertirsi in esportatore di servizi e non dipendere più dalla canna da zucchero (la zafra di quest'anno sarà la peggiore del secolo).
L'arrivo del Venezuela rappresenta un cambio qualitativo verso l'unità politica ed economica della regione. I soci minori del Mercosur (Uruguay e Paraguay), fino ad ora schiacciati tra il Brasile e l'Argentina, avevano chiesto la possibilità di firmare accordi commerciali con gli Usa: ora si sentono beneficiati dall'arrivo del Venezuela. Chávez è subito intervenuto assumendo il ruolo di difensore dei piccoli staccando assegni e finanziando progetti in entrambi i paesi. Ma anche per l'Argentina l'ingresso del Venezuela serve a equilibrare i rapporti nei confronti del gigante Brasile. La petro-diplomazia di Chávez ottiene come contropartita l'appoggio incondizionato del Mercosur. Ora questo manto protettivo vuole estendersi anche a Cuba.
È trapelata anche la voce che l'agenda dell'incontro potrebbe subire cambiamenti. A pochi chilometri della città di Córdoba c'è Alta Gracia, dove è nato Ernesto Che Guevara, e sembra che vari presidenti - Fidel, Morales e Chávez in testa - vogliano recarvisi per rendere omaggio.
 

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