| Vienna lunedì 15 Maggio 2006 | Roberto Sarti |

 

 

 

 

 

 

In un’assemblea organizzata da “Giù le mani dal Venezuela”

  Migliaia di persone a Vienna

applaudono Hugo Chavez

 

Venerdi sera, 12 maggio, Vienna è stata protagonista di un avvenimento eccezionale. Nel centro culturale “Arena” il Presidente del Venezuela Hugo Chavez ha parlato davanti a 5mila persone in un’assemblea organizzata dal comitato “Hande weg von Venezuela”, la sezione austriaca del comitato internazionale “Giù le mani dal Venezuela” (Hands off Venezuela, Hov in inglese). In Austria non si ricordavano tanta gente ad un avvenimento politico da almeno trent’anni.

Un’attesa febbrile
I partecipanti erano in stragrande maggioranza giovani e il successo dell’iniziativa dimostra l’enorme interesse che esiste in Europa per la rivoluzione venezuelana. Chavez era a Vienna per un incontro tra i governi dell’Unione Europea e quelli latino americani, ma ha partecipato alle iniziative del summit alternativo “Enlazando alternativas” che si svolgeva in contemporanea.

Non ci sono abbastanza parole per descrivere il clima che si respirava nella serata. Chi scrive aveva visto una simile attesa e trepidazione solo ai grandi concerti dei divi del rock. L’orario di inizio dell’assemblea era fissato alle sette di sera, ma, già alle cinque, centinaia di persone premevano ai cancelli per entrare nel grande spazio dell’Arena. Nelle ore successive a centinaia da tutta la città e da tutta l’Austria giovani e lavoratori arrivavano senza soluzione di continuità. La sala dove si doveva tenere l’assemblea poteva contenere circa ottocento persone, che per ragioni di sicurezza erano state ridotte a quattrocento. Fuori era stato allestito un maxischermo per consentire alla gente seduta sul prato dell’Arena di seguire l’assemblea.

Viste però le dimensioni che stava prendendo l’iniziativa si è deciso di spostare l’assemblea all’esterno.

All’assemblea dovevano parlare Alan Woods, il promotore di HandsoffVenezuela, e direttore del sito web “In defence of Marxism”, Aleida Guevara, la figlia del Che, e Ruben Linares, coordinatore nazionale dell’Unt, il principale sindacato venezuelano. Hugo Chavez era stato invitato ed aveva promesso che sarebbe stato presente all’iniziativa di benvenuto tenutasi il giorno prima alla presenza di 300 persone davanti all’albergo dove era alloggiato ed organizzata sempre dal comitato Hov.
 

Arriva Chavez
Fino all’ultimo la presenza del presidente è stata in dubbio. Non tanto per la sua volontà, ma per l’opera di boicottaggio sistematico operata dalla maggior parte degli organizzatori del Summit alternativo, che volevano avere il monopolio su tutte le iniziative, mal digerendo che qualcuno che sfuggisse al loro controllo possa avere un ruolo nell’organizzazione della solidarietà con le rivoluzioni dell’America Latina. Un settarismo che però non è riuscito a fare fallire l’iniziativa.

Si racconta che Chavez era già all'aperitivo di una cena offerta dal presidente austriaco agli altri capi di statoquando gli uomini della guardia presidenziale verso le 21 gli hanno inviato sul cellulare le immagini dell'arena stipata da migliaia di giovani. Allora Chavez ha salutato in fretta e furia i capi di Stato disertando la cena col Presidente per venire all’iniziativa di Hov.

Un fatto che fa risaltare una volta di più una delle caratteristiche principali del presidente venezuelano: la sua capacità di stare a contatto con il popolo e di interpretare le aspirazioni delle masse.

Finalmente alle dieci meno un quarto Chavez è giunto all’Arena, accompagnato da diversi ministri del suo governo.

Alla fine due oratori l’hanno preceduto: Aleida Guevara ed Alan Woods. Aleida, visibilmente emozionata, ha ricordato la figura del padre e rivolto un appello alla liberazione dei cinque cubani imprigionati ingiustamente nelle prigioni Usa.

Alan Woods ha ridicolizzato all’inizio del suo intervento chi spreca inchiostro sulla presunta apatia dei giovani. “I giovani non sono apatici, hanno solo bisogno di una causa per cui valga la pena di battersi, una visione ed un sogno!” Questa causa è quella della rivoluzione, come quella che sta sviluppandosi in Venezuela, ha continuato. “La grande risorsa della rivoluzione venezuelana consiste nella partecipazione di milioni di giovani e lavoratori sulla scena politica, che stanno facendo la storia. E voi potete fare la storia. Quando finisce questa riunione, non dovete tornare semplicemente a casa, ma organizzare un grande movimento di solidarietà con la rivoluzione bolivariana in tutta Europa.” Alan ha concluso ribadendo che la vittoria finale in Venezuela potrà avvenire solo con la trasformazione socialista della società.
 

Quando Chavez ha preso la parola, si è inserito in questo filone di pensiero.

Ha ringraziato più volte Hov ed Alan Woods per aver organizzato l’eventoI discorsi del presidente a volte possono essere un po’ confusi, ma su una cosa sembra avere le idee chiare: sulla soluzione ai problemi dell’umanità.Si è detto sicuro che che l’impero americano sta distruggendo il pianeta mettendo in pericolo tutto il genere umano. E per questo lo slogan di Rosa Luxemburg, “socialismo o barbarie” è oggi più attuale che mai.

L’impero americano non è eterno, come nessun impero lo è mai stato. C’è un proverbio venezuelano che dice “Per ogni maiale c’è un macellaio”. Il paragone con l’imperialismo Usa viene da sé.

Ha invitato i giovani ad organizzarsi per lottare contro la povertà e l’ingiustizia e lottare per un mondo diverso “che non so come definire se non socialismo”. Ed ha concluso con le parole “Uniamoci per salvare il mondo. Insieme ci possiamo riuscire”.

L’assemblea è finita al canto dell’Internazionale,intonata da migliaia di persone.

Questa assemblea avrà un grande impatto non solo in Austria ma in tutta Europa. Si dimostra che anche nel nostro continente c’è chi respinge le politiche reazionarie dei governi dell’Ue, che vorrebbero imporre all’America Latina trattati ed accordo a favore delle multinazionali europee. C’è chi sostiene la causa del socialismo anche qui in Europa: sono migliaia di giovani e lavoratori. L’assemblea di Vienna ha costituito un passo in avanti fondamentale per il socialismo internazionale.

Irrompe il socialismo al forum alternativo
Che ci sia una differenza profonda tra i dirigenti della sinistra in Europa e quelli in America Latina, si è potuto notare chiaramente nella sessione finale del summit alternativo, tenutasi il sabato. Tra gli oratori vi erano, fra gli altri, Jose Bovè, Joao Pedro Stedile, principale dirigente del Movimento Sem Terra in Brasile, Carlos Lage, vicepresidente del Consiglio di Stato di Cuba, Evo Morales e Hugo Chavez.

Mentre gli oratori della “società civile” del nostro continente si dilungavano in discorsi su “integrazione” o “solidarietà” senza alcun contenuto concreto, quelli latinoamericani riflettevano chiaramente il nuovo vento della rivoluzione che sta soffiando su tutto il continente.

Stedile ha espresso l’appoggio delle masse brasiliane alla nazionalizzazione della Petrobras in Bolivia ed ha aggiunto che “non basta vincere le elezioni per sconfiggere l’imperialismo” riferendosi chiaramente all’esperienza del governo Lula in Brasile. L’Mst ha appoggiato Lula ma poi non ha mai smesso di lottare per i diritti delle masse contadine, spesso anche contro i provvedimenti del governo del PT. Ha invitato le organizzazioni presenti a formare militanti e quadri che indichino la strada del cambiamento al popolo, spiegando che oggi è proprio la mancanza di figure del genere quello che manca in America Latina.

Morales ha chiarito che lui è un presidente che viene dal popolo, ed è espressione delle lotte di questi ultimi anni. Ha ribadito che la nazionalizzazione di gas ed idrocarburi è senza ritorno, e che costituisce un passo fondamentale per restituire la sovranità nazionale alla Bolivia.

Chavez ha concluso l’assemblea, davanti ad un migliaio di persone, approfondendo i concetti della sera prima.

“C’è chi pensa che si debba eludere la questione dell’imperialismo. Invece bisogna denunciare l’impero, scontrasi con esso.” Chiarendo che le truppe invasori devono ritirarsi sia dall’Iraq che dall’Afghanistan.

Dopo le congratulazioni a Morales per la sua recente vittoria, facendo riferimento alle sue origini Inca, ha affermato “l’America è nata nel socialismo e dovrà dirigersi verso il socialismo.”

Negli ultimi mesi si stanno sviluppando tutta una serie di accordi multilaterali tra i governi progressisti dell’America Latina, di cui il Venezuela è l’asse fondamentale facendosi promotore dell’Alba, l’Alternativa Bolivariana per l’America.

Hugo Chavez ha fornito numerosi esempi di ciò. “La Bolivia ha un grande deficit dello stato, noi diciamo ai fratelli boliviani, abbiamo delle riserve dovute ai proventi del petrolio, invece di metterle nelle banche nord americane, la Bolivia emetta dei titoli, noi li compriamo e non vi chiediamo nulla in cambio. Ce li ripagherete a lunghissimo termine.”

Altri esempi simili li ha fatti sulle fabbriche recuperate o sulle risorse agricole. Sono tutti germi delle grandi potenzialità che una federazione socialista dell’america latina potrebbe avere. Se ancora non si è arrivati a questo è perché tuttora non si è spezzato il dominio delle multinazionali sul continente. Senza questo cambiamento qualitativo, tutti gli sforzi e le conquiste del governo Chavez o di quello Morales potranno essere messe in discussione nel prossimo futuro.

Chavez sembra rendersene conto, quando ha detto che “l’unica via, e lo ripeto mille volte, l’unica via è il socialismo. Per questo cui serve una strategia rivoluzionaria, un progetto rivoluzionario. E questo progetto rivoluzionario deve essere internazionale.”

Un discorso di quasi tre ore che ha infiammato l’assemblea e che ha concluso al grido “Viva il socialismo! Viva la rivoluzione mondiale!”

Non c’è nessun dubbio: il vento della rivoluzione sta soffiando in tutta l’America Latina. Ed ogni rivoluzione crea le sue figure carismatiche, come il Presidente Chavez. Ma per cambiare la società non basta un individuo, ci vuole un’organizzazione rivoluzionaria. A questo scopo stanno lavorando i migliori elementi fra i giovani e i lavoratori in America Latina. Aiutare questo sforzo, diffondere l’esperienza della rivoluzione venezuelana qui in Italia, sono i compiti dei comitati “Giù le mani dal Venezuela”.

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di
Roberto Sarti da Vienna