| Venerdi 12 Maggio 2006  | M. Coreggia | da www.ilmanifesto.it

 

 

 

 

Morales: niente indennizzi agli espropriati.

Al vertice di Vienna Europa e America latina a rischio collisione

 

Il gas di Evo tra la Ue

e le sinistre americane

 

 

 

 

«Tutte le organizzazioni internazionali a tutte le riunioni dichiarano che bisogna combattere la povertà. Noi boliviani abbiamo cominciato a farlo, assumendo la sovranità sulle nostre risorse. Allora non capisco quando poi criticano il nostro decreto di nazionalizzazione del gas. Criticano la lotta alla povertà fatta con le nostre proprie risorse?». Santos Ramirez Valverde, presidente del senato nazionale boliviano, indirettamente risponde alle polemiche sulla decisione di Evo Morales che il primo maggio scorso con un decreto ha nazionalizzato il gas boliviano. E sembrano tutti d'accordo con lui a Enlazando alternativas, l'evento parallelo al vertice dei capi di stato europei, latinoamericani e caraibici cominciato ieri a Vienna. Continua Ramirez: «Con il decreto abbiamo voluto recuperare il diritto di disporre del nostro gas, aumentare il valore aggiunto ricavato dalle vendite all'estero (prima erano un vero regalo, una cooperazione solidale da parte di noi poveri) e garantire prima di tutto la copertura delle necessità interne di gas. Oggi su 3,5 milioni di famiglie boliviane, solo 50mila hanno le tubazioni a domicilio». Le altre comprano le bombole a caro prezzo o stanno al freddo.
Il decreto di Morales è la pietra dello scandalo al vertice. Capi di stato e di governo sono arrivati a Vienna nella giornata di ieri pronti all'azione. E quando il ministro degli esteri austriaco Ursula Plassnik ha giudicato «importante che il governo boliviano faccia chiarezza sulle sue intenzioni», Morales ha chiarito immediatamente: «Non ci saranno indennizzi per le aziende espropriate». Chi vuole dovrà rinegoziare accordi sulla base delle nuove leggi boliviane, chi non vuole se ne andrà.
E' d'accordo con Evo e i suoi il gruppo Gue (Sinistra unita) del parlamento europeo che, con Roberto Musacchio, ha annunciato battaglia a Strasburgo se, come si teme, in occasione della prossima visita di Morales alcune forze politiche europee prepareranno dichiarazioni critiche. Ma intorno al gas boliviano c'è qualche problema nella stessa America latina. Celso Amorim, ministro degli esteri brasiliano, l'altro giorno ha detto in modo chiaro cosa pensa il «socialdemocratico» Lula delle intrusioni del «rivoluzionario» Chavez, sceso al fianco di Morales: «Il presidente Lula - ha rivelato Amorim in un'audizione al senato brasiliano - è arrivato a dire a Chavez che potrebbe pregiudicare non solo il gasdotto, ma anche l'intera integrazione sudamericana». Le due sinistre latinoamericane hanno cominciato a guardarsi storto, o peggio.
Sul lato venezuelano il deputato del Movimento quinta repubblica, Filinto Duran, non si mostra preoccupato: «Celso è un moderato», commenta. E il Pt brasiliano? Valter Pomar è uno dei responsabili esteri del partito: «Non abbiamo problemi con Chavez, nessuna divisione all'orizzonte. Certo pensiamo che si esponga troppo, non tiene conto che negli altri paesi non c'è una base di sostegno così forte. Negli anni '60 la sinistra latinoamericana fece l'errore di credere che si potessero creare tante Cuba nel continente, e fu sconfitta. Poi bisogna capire che abbiamo le elezioni ad ottobre e la destra coglie ogni occasione per attaccarci. Sul gas Lula ha subito appoggiato la decisione di Evo e la destra brasiliana lo ha accusato di fare gli interessi di altri paesi anziché il nostro, che è destinataro dell'80 per cento del gas boliviano. Poi nella forma pensiamo che Morales abbia fatto gesti non necessari, come mandare i militari ai pozzi. E avrebbe anche potuto consultarci di più».