| Vienna domenica 14 maggio 2006 | M. Correggia | da www. ilmanifesto.it

 

 

 

 

Ue-Americalatina


Il controvertice va all'attacco

 

 

 

 

Una parte importante dell'America Latina cerca di chiudere le sue vene aperte dopo un'emorragia di secoli e diventa un laboratorio che può insegnare molto ai movimenti europei (per non dire dei governi). I suoi poveri sono riusciti a defenestrare 11 presidenti negli ultimi sei anni e perfino si sono dati governanti che dai movimenti sociali vengono e che tali tuttora si ritengono, come ha sottolineato il Ministro dell'Acqua boliviano Abel Mamani partecipando al «controvertice» Enlazando Alternativas (Ea) conclusosi ieri a Vienna dopo quattro giorni di incontri fra attivisti europei e latinoamericani (ma con inviti estesi ai governanti di Venezuela e Bolivia).
In parallelo si svolgeva il Vertice dei capi di stato di Europa, America Latina e Caraibi, a negoziare accordi economico-commerciali i quali, se possono apparire alternativi all'abbraccio mortale degli Usa, si ispirano, ha detto la messicana Maria Atilano della Rete di azione contro gli accordi di libero commercio, «alle stesse logiche neoliberiste e competitive dell'Organizzazione mondiale del Commercio, all´espansione dei mercati e degli investimenti multinazionali europei, con il corredo di privatizzazione dei servizi e di mano pesante sulle risorse minerali, sull'acqua, sulla biodiversità, sui contadini e sulle fasce deboli. Adesso la minaccia più imminente è l'accordo Ue-Centramerica, così come i negoziati europeo-messicani che appaiono intrisi di dialogo e concertazione, certo coperti di panna rispetto a quelli con gli Usa, ma avvelenati allo stesso modo».
Contro questi accordi i movimenti sociali delle due «sponde» lavorano insieme: «Si è rivelata forte la combinazione di lotte locali e di solidarietà internazionale contro le multinazionali, anche europee». Del resto la stessa integrazione europea è di stampo neoliberista (come la relativa Costituzione) e poi, ha detto l'economista argentino Julio Gambino, «che il vostro continente mantenga un certo welfare state, a differenza degli Usa, non vuol dire che lo applichi negli accordi con paesi terzi e più impoveriti. Le sue imprese sono allo stesso modo aggressive».
Certo, sono gli Usa a occupare militarmente il continente con il pretesto della lotta al narcotraffico o ad Al Qaeda; però l'Ue non si oppone. L'installazione di una base operativa del Plan Colombia statunitense ad Aruba e Curacao è una gentile concessione olandese. Le attività di cooperazione dell'Unione suscitano molti dubbi: è il caso non unico del finanziamento a un programma governativo messicano di «sviluppo sostenibile» nelle zone zapatiste. Ed è confermato l'appoggio europeo alla pretestuosa «lotta alle droghe» con il suo approccio repressivo rispetto ai produttori di coca e micidiale per i diritti umani e l'ambiente; l'Europa al più aggiunge lo zuccherino della «sostituzione delle colture».
Intanto il debito ingiusto dell'America Latina non è stato cancellato e torna a essere un'arma di ricatto, anche negli accordi commerciali. «Chi è in debito con chi?» si è chiesto il Tribunale popolare sulle politiche neoliberiste e le multinazionali europee in America Latina. E al debito ecologico e sociale, storico e attuale dell'Occidente, se ne aggiunge uno nuovo: per l'ispirazione, le pratiche, i progetti di cambiamento offerti dai movimenti sociali dell'America Latina. E perfino da certi governi; sipensi a quel «non rubare, non mentire, lavorare tanto» (i tre obblighi che la cultura andino-boliviana impone ai governanti); o il progetto bolivariano di integrazione continentale solidale, complementare e non competitiva, chiamato Alba.