| lunedì 15 Maggio 2006 | M.P.Rotondò |tratto da www.rinascita.info

 

 

 

 

 

Ue-Alc: giorno secondo

 

 


 

Seconda giornata a Vienna del quarto vertice internazionale Ue-Alc fra i sessanta capi di Stato e di governo dell’Unione europea ed i suoi Paesi candidati, America Latina e Caraibi. Il summit ha concentrato nella giornata di ieri gran parte delle discussioni sulle sue tematiche chiave.
Gli interventi significativi della giornata sono stati diversi. Si è iniziato dall’apertura del cancelliere austriaco Schuessel, padrone di casa che ha formulato il discorso di apertura, passando poi per un intervento critico del presidente messicano Fox, che assicura la copresidenza per Paesi latino americani e caraibici, oltre l’intervento del primo ministro britannico Blair, un discorso del presidente della Commissione Barroso e del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan.
“L’Ue ha un grande interesse per l’America latina ed è interessata ad ampliare i rapporti con questa regione”: questo è quanto nell’intervento d’apertura dei lavori il cancelliere austriaco e attuale presidente di turno dell’Ue, Wolfgang Schuessel, parlando davanti ad una platea foltissima di capi di Stato e di governo.
Barroso ha da parte sua lanciato un appello a lavorare assieme alla sicurezza ed al benessere mondiale. “È molto importante fare un maggiore lavoro di convergenza non solo sugli interessi economici, ma anche sui nostri valori” ha ribadito il presidente della Commissione.
Nel suo intervento, Annan ha invece sottolineato l’urgenza di “creare occupazione per i giovani” nei due continenti, soprattutto in America latina, per migliorare le condizioni di vita e creare un deterrente per tutte quelle persone che vedono l’emigrazione come ultima soluzione di un dramma sociale persistente. Il segretario dell’Onu ha però duramente condannato le nazionalizzazioni in Sud America, affermando che rischiano di minare alla base ogni investimento straniero nella regione.
Il presidente messicano Vicente Fox ha voluto invece affermare la sua vocazione liberista, polemizzando con decisione sulla nuova spinta populista che sta sorgendo e concretizzandosi sempre più nel suo continente. L’Ue è “un modello ambizioso che potrebbe essere esemplare per noi” mentre “il populismo evita di perseguire gli obiettivi ambiziosi”, che secondo lui non è un incentivo per la coesione e l’incremento della ricchezza del popolo, ma un vero e proprio freno per lo sviluppo. Una frecciata indirizzata in particolar modo alla politica dei presidenti del Venezuela Hugo Chavez e di quello della Bolivia Evo Morales, che negli interventi dei giorni scorsi hanno sottolineato la loro vocazione populista e sociale. In particolare Chavez ha tenuto a sottolineare che “Il neoliberismo ha iniziato il suo declino ed è vicino alla fine”.
L’argomento nazionalizzazioni è stato citato anche dal premier britannico Tony Blair, che ha esortato i due leader a non comportarsi in modo “irresponsabile”. “Quello che fanno Paesi come la Bolivia e il Venezuela della loro politica energetica, è un fattore che interessa a tutta la comunità internazionale. La mia sola richiesta è quella che l’esercizio dei poteri di questi Stati sia responsabile di fronte alla comunità internazionale”.
Dopo gli interventi dei leader, è seguita l’apertura di alcune sessioni di lavoro durante le quali sono stati affrontati dodici temi in agenda, tra i quali democrazia e diritti umani, il rafforzamento dei rapporti multilaterali, l’ambiente, l’energia, la lotta al terrorismo ed alla droga, le politiche migratorie ed il contrasto alla povertà.
Ancora una volta al centro delle discussioni, il problema energetico delle nazionalizzazioni nel continente sudamericano; un fattore che rivela quanto sia forte la lobby energetica nel Vecchio Continente. Nel testo che hanno poi discusso i capi di governo, redatto dalla controparte europea, si allude al diritto di ogni Stato sovrano ad agire per il meglio che crede, ma non senza dare segnali chiari che facciano prevedere le mosse del medesimo esecutivo. Una problematica che richiama fortemente il problema degli indennizzi, negati dallo Stato boliviano e venezuelano, per il passaggio delle concessioni dalle multinazionali allo Stato.
Per il momento, però, nessun accordo in campo energetico è stato ancora siglato.
Oltre agli argomenti di natura economica, è la tendenza politica del continente sudamericano che preoccupa di più i vertici europei. Un populismo dilagante sta conquistando a furor di popolo i governi delle nazioni latine, restituendo spesso ai nativi del continente il potere sulle loro terre, sulle loro risorse energetiche e soprattutto sui loro destini. Un fattore che sta letteralmente decapitando il continente latinoamericano dall’influenza occidentale degli Stati Uniti e spesso anche di quella europea. Un fattore che di certo non va giù alla cosiddetta sfera ‘democratica’, che farà di tutto per impedire questa tendenza.