Il Vertice

 

 

Messaggio all'Europa

 

 

  

 

L. Bilbao

13 maggio

Carlos Lage, Evo Morales e Hugo Chávez occupano la tribuna davanti un immenso salotto pieno. La maggior parte dei presenti sono giovani venuti da differenti paesi dell'Unione Europea. L'atto si sviluppa a Vienna, la bella sazia, bucolica, indifferente capitale austriaca.

Fuori dal recinto, una moltitudine s'accomoda davanti agli schermi che trasmetteranno le parole del vicepresidente di Cuba e i presidenti di Bolivia e Venezuela, che renderanno conto dell'accaduto il giorno prima, 12 maggio, nel Vertice dell'Unione Europea con l'America Latina-Caraibi, presuntamente un incontro d'integrazione bi-regionale.

Nell'aria vibra un'ondata invisibile che esalta lo spirito. Si percepiva lo stesso in ogni atto dove partecipò Chávez nelle due notti prima, uno nell'Università per una trepidante moltitudine di professori e intellettuali; l'altro in una vecchia fabbrica abbandonata, ricuperata da giovani contestatari e trasformata in centro culturale, che per una notte abbandonano le loro attività abituali e, sorprendendo tutte le previsioni, accorrono ad ascoltare il presidente venezuelano.

Lage, Morales e Chávez ripetono i concetti che sempre portano avanti nei loro interventi. Però la schiacciante distruzione del vicepresidente cubano, la profonda, semplice e implacabile verità dell'indigeno boliviano adesso leadership d'un popolo, il fuoco ispirato e ispiratore del rivoluzionario venezuelano, suonano in modo differente in quegli scenari.

Un messaggio alla stessa volta atteso e imprevisto, attraversa l'Atlantico dall'America Latina e arriva all'Europa senza trucco ne sotterfugi: il sistema capitalista mondiale è in crisi, non può sostenersi, è doveroso attuare per salvare l'umanità, messa in pericolo dall'irrazionalità senza controllo d'un meccanismo diabolico basato sulla ricerca del lucro e il consumismo pazzo; è doveroso evitare la guerra e fermare il saccheggio. E nulla di ciò può essere raggiunto senza recuperare il significato profondo d'una parola dimenticata nella vecchia Europa: Rivoluzione.

Due mondi

Non si tratta d'un micro mondo estrapolato per occultare la realtà. Al contrario: è la realtà che lotta per emergere e imporsi al pesante manto d'ipocrisia, codardia e decadenza in tutti i terreni che domina lo scenario politico europeo, il cui orizzonte intellettuale è rimasto limitato alla formazione di dirigenti capaci di manipolare montagne di soldi, vendere più telefoni cellulari, televisori, automobili, o quel che sia che permetta assorbire lavoro altrui e accumulare ricchezze.

Di fronte a questo prototipo d'esecutivo al quale il sistema gli ha tolto l'anima, questi dirigenti di marketing adesso calzando vestiti di capi di Stato, la nuova leadership dell'America Latina, con il proprio richiamo alla Rivoluzione, s'apre passo nella coscienza e nei cuori delle gioventù europee.

Non é facile infilare un fronte di tutti quelli che per ragioni spesso opposte, vedono con apprensione il corso del pianeta. A parte gli alleati senza maschere del sistema, abbondano quelli che apportano indicazioni di "buonsenso", alla volta che altri si vedono loro stessi come professori della rivoluzione la cui missione é influenzare a coloro che hanno preso l'avanguardia. Però tra tutti emergono giovani visceralmente opposti al mondo in cui vivono, alla ricerca d'una alternativa radicale.

C'era da vederli quando in una magnifica notte di luna, nell'antica città imperiale, sulla riva del Danubio e a pochi metri del luogo dove si spegneva la poco lucida e infertile riunione dei presidenti e capi di Stato, dopo riassumere la situazione del mondo e la risposta che non aveva dato il vertice, Chavez gli invitava ad impugnare la torcia della coscienza ed uscire a bruciare la prateria.

E non fu un momento, un luogo: prima Chávez era stato a Roma e al Vaticano, e al giorno seguente Evo sarebbe stato a Parigi, mentre il presidente venezuelano produceva un terremoto politico a Londra. Cercare l'imperialismo, impedire la guerra.

A differenza delle innumerevoli riunioni che Chávez mantenne nel viaggio che in dieci giorni lo portò da Roma a Vienna, Londra, Algeri e Tripoli, il suo incontro con il Papa Benedetto XVI fu privato ed ermetico. Però a nessuno gli vennero dubbi di che il centro della intervista fu la minaccia d'un imminente attacco statunitense sull'Iran, programmato con armi atomiche.

Giorni dopo, durante la sua visita al campo di concentramento d'Auschwitz, il Papa espresse per sorpresa del mondo: "Perché signore hai taciuto? Perché hai potuto tollerare tutto questo?". Qualcuno scherzava seriamente commentando questa insolita espressione: "Chávez ha messo in crisi il Papa".

Scherzi a parte, è certo che il presidente venezuelano attraversò l'Europa con un obiettivo inequivocabile: annodare il maggiore arco d'alleanze possibile per fermare la mano assassina della Casa Bianca. Solo che l'impegno, fece apparire con forza quella realtà sepolta dell'Europa, vista non solo nelle gioventù del più ampio arco ideologico immaginabile, ma nelle proprie strutture politiche della culla del capitalismo, Gran Bretagna, dove accudì invitato dal sindaco di Londra, Ken Livigston e mezzo centinaio di congressisti del Partito Laburista, in mezzo d?un durissimo confronto con il primo ministro Anthony Blair.

Fa bene la stampa commerciale nell'occultare l'accaduto nel salotto del Camden Town, il giorno dopo al Comune di Londra e ore dopo, nello stesso Westminster, bastione del parlamentarismo britannico.

L'accoglienza fervorosa che già non solo la gioventù, ma i leader sindacali e i dirigenti politici del vecchio laburismo inglese dettero a Chávez, i suoi atteggiamenti al ascoltare i concetti chiari e frontali al riguardo della realtà mondiale e il ruolo dei poteri centrali, sono segni d'un malessere profondo nella società politica europea, che cerca un cammino dopo il defalco morale portato avanti da chi, con bandiere apparentemente progressiste, assunse nelle due ultime decade, il programma anticrisi del capitalismo.

Cuba, Venezuela e Bolivia, tre rivoluzioni che stanno rivoltando la realtà sudamericana come un guanto, portarono il loro messaggio in Europa. E questo cade come una pioggia fresca dopo una siccità che poteva sembrare eterna.

*L'autore scrive su America XXI
 

 

 

Spettacolare chiusura dell’

Incontro Sociale di Vienna

 

 

  

 

15 maggio 2006

L’Incontro Sociale "Creando Alternative 2" è terminato in maniera spettacolare con i discorsi di Evo Morales, Hugo Chávez e dirigenti internazionali come José Bové e Blanca Chancoso.

 

L’ Incontro, al quale hanno partecipato rappresentanti di decine di paesi d’Europa e America Latina e i Caraibi, è stata una replica del IVº Vertice biregionale a Vienna, con la partecipazione di 25 presidenti e ministri dell’Unione Europea e 33 dell’altro lato del Atlantico.

 

I momenti più salienti hanno visto protagonisti Aleida Guevara, la figlia del Guerrigliero Eroico Che Guevara, Chancos, il leader degli indigeni e Bové, dirigente agrario, che si sono alternati con discorsi e messaggi in una specie di grande tribuna internazionalista.

 

I vibranti e applauditissimi discorsi di Carlos Lage, Hugo Chávez e di Evo Morales hanno terminato l’incontro.

 

Carlos Lage ha suscitato ovazioni e grida di entusiasmo quando ha affermato che la vera riunione era quella che si stava chiudendo lì a Stadthalle, perchè era quella dei popoli e non quella dei presidenti, già terminata il giorno prima nel Centro delle Convenzioni.

 

Lage ha spiegato che a Vienna erano stati convocati i presidenti dei paesi dei due continenti per consolidare un’associazione strategica che non esiste. "Sono state dette menzogne perchè non si può consolidare quel che non esiste", ha sottolineato.

 

"L’alleanza esiste tra l’Unione Europa e gli Stati Uniti e non con i popoli latino americani e dei Caraibi", ha ricordato.

 

Il presidente della Bolivia ha ricordato alle formazioni politiche che la lotta dei movimenti sociali è al disopra di partiti politici di sinistra e in Bolivia dello stesso MAS, il Movimento al Socialismo.

 

Morales ha difeso con la stessa convinzione di quando era leader dei cocaleros la produzione della foglia di coca ed ha rivendicato il diritto del suo paese a riscattare le ricchezze naturali e soprattutto quelle energetiche e minerali.

 

L’ultimo a parlare è stato Chávez che ha invitato a salvare il mondo con un socialismo nuovo ed ha ricordato che va fatto adesso, perchè domani potrebbe essere troppo tardi.

 

Chavez ha detto che: " Questo incontro ha un effetto moltiplicatore perchè ogni leader e ogni delegazione qui rappresenta migliaia di persone in tutto il mondo, come nei casi di Bové e Chancoso, per esempio... Da vari anni la parola imperialismo è quasi scomparsa dai discorsi e dagli spazi mediatici e persino tra la gente formata nelle fila della sinistra s’è accettato che si stava giungendo alla fine della storia e che non c’era imperialismo, ma un nuovo ordine".

 

Chávez ha precisato dettagliatamente e scrupolosamente le sue affermazioni e ha smentito questa menzogna chiamando a denunciare queste posizioni con fermezza, per mettere a nudo le tergiversazioni e gli attentati alle lotte dei popoli.

 

"Tutti gli imperi, ha affermato, finiscono, ed è giunta l’ora della fine dell’impero nordamericano, e intendo in questo secolo, perchè è l’impero più cinico della terra e non può continuare ad esistere dopo questo secolo"!

 

Il presidente del Venezuela ha terminato il suo discorso con un vibrante giuramento di lotta per la costruzione di un mondo nuovo, più giusto, umano e socialista.

 

 

UE-AMERICA LATINA: FIGLIA CHE GUEVARA A CONTRO-VERTICE
 

IN UN' INTERVISTA ALEIDA GUEVARA

OSANNA IL PADRE, ERA FANTASTICO

 

 

11 maggio - ANSA

 

 

''Vorrei che in America Latina regnassero il rispetto e l'uguaglianza e che la gente non venisse più sfruttata '': é quanto ha dichiarato Aleida Guevara (45 anni), figlia del mitico rivoluzionario Che Guevara, in un'intervista oggi alle 'Salzburger Nachrichten' in occasione del vertice Ue-America Latina a Vienna.


  La Guevara, che come il padre ha studiato medicina, ed esercita oggi la professione di pediatra all'Avana, e' stata la star della prima giornata del vertice alternativo delle Ong, che si e' aperto ieri con un giorno di anticipo sul mega-summit ufficiale.


   Membro del partito comunista cubano e accanita sostenitrice di Fidel Castro, la Guevara ha detto di non conservare tanti ricordi del padre: ''una cosa é sicura, era fantastico''. La figlia aveva sette anni quando il Che fu fucilato in Bolivia, ma già da anni viveva senza il padre che aveva lasciato la moglie e i quattro figli per la rivoluzione. Ma questo la figlia non glielo rimprovera, anzi: il fatto che il Che sia venerato come un santo dipende dal fatto, spiega, che ''ha sempre fatto ciò che riteneva giusto''.


  La figlia del rivoluzionario si é detta felice di vedere l'immagine del padre su magliette, berretti e bandierine non solo al vertice alternativo di Vienna, ma in tutto il mondo, anche se non tutti quelli che indossano una maglietta del 'Che' sanno bene chi fosse, ha detto facendo un esempio calzante. Una volta in quando era in Italia, racconta, un gruppo di giovani fascisti le chiesero di firmare una maglietta del 'Che'.


''Fascisti! incredibile, gli risposi: mio padre era un partigiano comunista, se ve la firmo, dovete anche leggere le sue opere''.


  Nell'intervista la Guevara si dice soddisfatta della vittoria della sinistra in diversi paesi latino-americani, come Venezuela e Bolivia. A suo avviso, Cuba e' uno stato esemplare che mostra come la giustizia sociale sia possibile anche con pochi mezzi.  


  Interpellata sul deficit di democrazia a Cuba, la Chevara ha risposto che ''questo é solo quella che scrive la stampa'': Fidel Castro ha dedicato i suoi anni migliori al popolo cubano ''e se questo non lo volesse più avere, non sarebbe più capo di stato'', ha argomentato.    


  Il contro-vertice, cui partecipano movimenti sociali, sindacati, organizzazioni della Chiesa, attivisti dei diritti umani, ambientalisti e no global, discute degli effetti del neoliberalismo e delle multinazionali. I lavori si chiudono domani sera e prevedono anche interventi dei presidenti di Bolivia e Venezuela, Evo Morales e Hugo Chavez.    

 

 

L’incontro sociale parallelo al

Vertice UE – America Latina

 

 

 

Vienna 10 maggio

40 transnazionali sono giudicate dal Tribunale Permanente dei Popoli, TPP, che si svolge da mercoledì 10 come parte dell’incontro sociale chiamato “Creando Alternative 2”.

 

L’incontro si svolge parallelamente al IVº Vertice Europa – America Latina e Caraibi (UE – ACL) dei capi di stato o di governo e dei ministri degli esteri che apre le porte oggi, giovedì 11, per ricevere i rappresentanti di 50 paesi dei due continenti.

 

I promotori del Tribunale hanno detto che gli accusatori, i gruppi sociali di vari paesi latino americani e dei Caraibi, stanno ponendo in luce le violazioni ai diritti umani ed altri delitti commessi da queste compagnie nella loro politica di saccheggio e sfruttamento.

 

Sono fatti che coinvolgono imprese come la francese Suez y Aguas di Barcellona o di settori energetici come UNION Fenosa spagnola, la tedesca GTZ, la British Petroleum, la Repsol, il consorzio OCP dell’Australia, riferisce PL. I promotori indicano che il Tribunale vuole andare al di là dei casi concreti per riflettere sul regime di potere delle corporazioni transnazionali  e le strategie e le azioni per smantellare questa realtà.  

 

Il Tribunale si nutre della tradizione che è cominciata con l’esperienza delle sessioni del Tribunale Bertrand Russel Iº e IIº, nel 1967, sui crimini internazionali di guerra in Vietnam.

Questa è la sua prima tappa ed è stato scelto l’ambito di “Creando Alternative 2” come il più appropriato per le divulgazione internazionale dell’iniziativa e per questo sono stati scelti casi paradigmatici, è stato spiegato. 

 

Gli organizzatori dell’iniziativa hanno detto che le corporazioni transnazionali esercitano un enorme potere nel mondo che danneggia la vita di tutti e identificano queste mega imprese come attori indiscussi della promozione di un’ideologa neoliberista.

 

L’America Latina e i Caraibi sono due delle regioni del mondo che hanno sofferto maggiormente le conseguenze di queste realtà, ha sottolineato PL.

 

Il IVº Vertice dell’Unione Europea, l’America Latina e Caraibi si inaugura dopo una serie di riunioni settoriali nelle quali sono stati discussi 12 temi che compongono l’agenda. 

 

Il Commissariato  Europeo per gli Affari  esteri e la Politica Europea delle Relazioni , diretta da Benita Ferrero-Waldner, ha formulato una dichiarazione che sostiene ancora una volta che la UE e l’America Latina sono unite da una forte associazione politica ed economica.

 

L’importanza che il CE da alle relazioni con questa parte del continente americano è che con i 25 della UE i paesi dell’America Latina e dei Caraibi rappresentano un mercato di circa mille milioni di persone, quasi la sesta parte della popolazione mondiale.

 

Benita Ferrero-Waldner stima - a livello personale - che l’Europa e l’America Latina sono soci naturali e che i vincoli che esistono sono una solida base per avanzare nei prossimi anni.

 

In verità manca molto per far divenire realtà questa opinione, stando alla visione dell’America Latina, dato che il Vecchio Continente non abbandona la tutela degli Stati Uniti nelle sue relazioni con l’America Latina e Caraibi e quindi difficilmente si potranno far fruttare quei vincoli che l’Europa desidera rafforzare.

 

 

 

 

I vertici paralleli a Vienna
 

• Convergenze di fronte allo sfruttamento neoliberista

 

 

A.N.Berancourt

Vienna 9 maggio 

 

Molti rappresentanti dei movimenti sociali progressisti sono andati a Vienna per opporsi allo sfruttamento che significa la politica neoliberista, al di là dei discorsi che animeranno il Quarto Vertice dei Capi di Stato e di Governo dell’America Latina, dei Caraibi e dell’Unione Europea.

 

La capitale austriaca internazionalmente nota per la sua musica, i palazzi e i monumenti storici, sta ricevendo migliaia di partecipanti a questo incontro che è voluto dai popoli e si chiama, in questa occasione "Allacciando alternative".

 

L’incontro parallelo inizia oggi mercoledì 10 e durerà sino a sabato 13: avrà come scenario piazze, teatri e centri accademici dove si ascolteranno richiami di rispetto per lo sviluppo, la sovranità, l’autodeterminazione di tutte le nazioni.

I partecipanti discuteranno temi cruciali come la militarizzazione, i diritti umanai in guest’ordine economico che impera nel mondo e dell’integrazione effettiva dei popoli d’America e, in modo speciale come risposta alle ostilità crescenti dell’impero, è stato organizzato un seminario che si intitola "Via le mani da Cuba e dal Venezuela".

 

Anche prima dell’inizio del vertice, la solidarietà con Cuba è presenza e ha superato i limiti in questa capitale austriaca: nella città di Linz, il 9 decine di giovani e di lavoratori di diversi sindacati che fanno parte di comitati d’amicizia con la Patria di Martí e di Bolívar, hanno manifestato la loro solidarietà alla causa d’integrazione delle Rivoluzioni cubana e venezuelana.

 

Aleida Guevara, la figlia del Guerrigliero Eroico Ernesto Che Guevara, che fa parte della delegazione cubana all’incontro alternativo, ha offerto dettagli sulle conquiste del popolo cubano, ottenute nonostante il brutale blocco che gli Stati Uniti impongono all’Isola da più di quattro decenni.