Yankee go home

 

| Martedì 17 Gennaio 2006 - 13:30 | Paolo Emiliani |
 

 

Allende fu, in Cile, un presidente socialista accerchiato da governi agli ordini di Washington.
Il colpo di Stato di Pinochet (che qualche idiota ignorante ha definito fascista) fu, purtroppo, il naturale epilogo di quella avventura ed il Cile tornò ad essere terra di predazione per le multinazionali yankee, abituate a fare il comodo loro nel cortile di casa Usa, ovvero tutta l’America Latina, con l’esclusione di Cuba e di poco altro.
Le cose, però, stanno cambiando.
E se Lula in Brasile, pur arrivando con l’etichetta di “presidente sindacalista” non ha mantenuto le aspettative del suo popolo, il Venezuela con Chavez sta vivendo una stagione di grande rinascita nazionale; la Bolivia di Evo Morales sembra seguire quelle orme (non a caso i rapporti tra Bolivia e Venezuela non sono mai stati così solidali come ora); in Perù è stato eletto presidente il più moderato, ma sempre di “area socialista” Alejandro Toledo e ora anche il Cile ha un presidente socialista.
Michelle Bachelet, prima donna a essere eletta capo di Stato in un Paese del Sudamerica, ha raccolto il 53,49% dei voti alle elezioni presidenziali sconfiggendo il suo avversario, il candidato conservatore, Sebastian Pinera. La socialista Bachelet è figlia di un generale dell’aviazione morto in carcere (dopo mesi di tortura) durante la dittatura di Augusto Pinochet.
La “Presidenta”, che ha subito ricevuto i complimenti di Hugo Chavez, ha un ambizioso piano per i suoi primi 100 giorni, ricco di 36 impegni.
Grande sforzo sarà concentrato nella creazione di occupazione, specialmente per i giovani.
E’ previsto poi un aumento automatico delle pensioni minime; la crescita di 20.000 posti per gli asili nido; la creazione del Ministero della Sicurezza cittadina; la gratuità degli ospedali per le persone oltre i 60 anni; la sostituzione del sistema elettorale con un altro che meglio assicuri governabilità e rappresentatività; un codice con nuove misure a favore delle donne nel mondo del lavoro e la designazione di un Ministro dell’Ambiente.
La Bachelet toccherà sicuramente gli interessi americani in Cile, ma questo non è più il tempo di un Pinochet. Tra le nazioni sudamericane comincia ad esserci solidarietà e questa volta Washington corre seriamente il rischio di perdere, ci auguriamo per sempre, il controllo del suo cortile casalingo. Un esempio da imitare in ogni parte del mondo.