La Casa Bianca non permetterà a

 Blum di essere presente alla Fiera


L’autore di Asesinando la esperanza ha denunciato che il Governo degli Stati Uniti gli ha proibito di recarsi a Cuba

12 gennaio P.DE LA HOZ

Lo scrittore William Blum non potrà essere a L’Avana il prossimo mese di febbraio durante la presentazione del suo libro Asesinando la esperanza, prevista nella XV Fiera Internazionale del Libro Cuba 2006, perchè "lo stesso governo nordamericano del quale parlo mi impedisce di partecipare".

Asesinando la esperanza (Killing Hope in inglese), pubblicato nella sua traduzione in castigliano per la Editorial Oriente, riflette puntualmente gli interventi del Pentagono, del Dipartimento di Stato e dell’Agenzia Centrale d’Intelligenza (CIA) degli Stati Uniti in diverse parti del mondo, a partire dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e fino alla metà degli anni Novanta.

Lo stimato storiografo e politologo, in una lettera alla direttrice della Editorial Oriente, esprime che si sente "molto compiaciuto che il mio libro venga pubblicato a Cuba", ma "mi dispiace di non poter partecipare alla Fiera Internazionale de L’Avana" per presentarlo, a causa delle ancora più dure restrizioni che gli attuali padroni della Casa Bianca hanno imposto ai viaggi di intellettuali e artisti nordamericani a Cuba.

 

Blum ha definito la sua opera come un libro che raccoglie numerosi casi di interventi dei poteri nordamericani "per rovesciare governi che osarono sfidare la campagna imperialista di Washington per imporre il capitalismo al mondo intero".

 

Nella precedente edizione della Fiera del Libro è circolato con successo il suo saggio El Estado villano (Editora Abril), senza la presenza del suo autore, che ha spiegato i motivi che lo hanno spinto a non provare nemmeno a chiedere il permesso di recarsi nell’Isola: "Io non mi umilio a chiedere un permesso per vedermelo negare o concedere dopo sei mesi".

 

Questo scrittore conosce molto bene i risvolti della politica del suo paese. Fino al 1967 lavorò nel Dipartimento di Stato, che abbandonò in disaccordo con la guerra d’aggressione contro il Vietnam. Poco dopo fondò ‘The Washington Free Press’, uno dei primi media alternativi nella capitale degli USA.