G.Molina - 11 maggio 2006

 

 

Intellettuali ribelli a Miami
 

● Hanno formato un’organizzazione nazionale per mostrare che non c’è una posizione monolitica tra i cubano-americani, ma il solito piccolo gruppo che è sempre quello consultato e intervistato, anche se nella comunità esistono molte posizioni differenti. "Il presente ed il futuro di Cuba dev’essere determinato dal popolo cubano e non dagli Stati Uniti".

 

 

 

 

 

Una lettera aperta firmata da più di 100 eminenti accademici, scrittori e artisti cubano-americani (11 dei quali newyorkesi), è stata pubblicata come pagina pubblicitaria dal quotidiano Miami Herald. La politica degli USA nei confronti di Cuba viene definita "un errore politico e morale che dura da quasi mezzo secolo".

 

Albor Ruiz, opinionista del New York Daily News, ha segnalato in un articolo che la lettera ha anticipato il gruppo di lavoro dell’Amministrazione Bush, che il 20 maggio renderà noto il suo secondo rapporto, con lo scopo di "restringere ancora di più la possibilità di viaggiare a Cuba" e denuncia che la "chiaramente interventista Commissione....provocherà sicuramente agitazione nella comunità cubano-americana".

 

"Ci siamo auto-organizzati per esprimere il nostro rifiuto nei confronti di una politica disumana, ingiusta, insana, ipocrita e contraria agli ideali americani", recita il testo.

 

L’intenzione è quella di dare inizio ad un dibattito pubblico su questi temi, ha detto la dottoressa Lillian Manzor (professoressa associata di Letteratura Latinoamericana dell’Università di Miami), una delle accademiche firmatarie che hanno formato un’organizzazione nazionale chiamata Emergency Network of Cuban American Scholars and Artists for Change in U.S. – Cuba policy (ENCASA-U.S. CUBA) – . Ruíz ha considerato urgente "invertire una politica statunitense applicata da quasi 50 anni, della quale l’elemento centrale è l’embargo, la cui crudeltà nei confronti del popolo di Cuba è leggendaria".

 

La 49enne Manzor (fondatrice del gruppo), che lasciò Cuba nel 1968, dice che è importante far sì che tutti sappiano che i cubano-americani non hanno una posizione monolitica.

 

"Ogni volta che l’embargo, le restrizioni ai viaggi o qualsiasi altra questione riguardante Cuba emerge, è sempre lo stesso piccolo gruppo a venire consultato e intervistato, ha detto lei. Vogliamo che tutti sappiano che tra i cubano-americani ci sono molte posizioni differenti. La maggior parte degli accademici cubano-americani dissente dalla politica degli USA nei confronti di Cuba".

 

Il New York Daily News si è fatto eco dell’"inequivoco messaggio, che costituisce una categorica e perfino furiosa denuncia dell’obsoleta politica cubana di Washington".

 

Il giornale newyorkese ha aggiunto che la lettera è destinata a far rumore da Washington a Miami, visto il calibro dei firmatari, molti dei quali sono professori affiliati a 60 università, alcune delle quali leader nella nazione. Gli altri sono artisti, scrittori, autori di copioni, poeti, romanzieri, avvocati ed editori, molti dei quali ben conosciuti. Tra i firmatari ci sono professori della Columbia University e della New York University.

 

"La nazione cubana ha una lunga e orgogliosa storia di lotta per l’autodeterminazione e la difesa della sua sovranità" – dichiara la lettera –.

 

"Per molto tempo questo dibattito è stato dominato da un settore della comunità. Siamo determinati a impedire che alcuni membri della comunità parlino per noi, mentre loro continuano ad insistere su una cattiva strada che non ha servito né i migliori interessi di questo paese né quelli del popolo cubano".

 

"I cubani hanno respinto e sconfitto per più di 500 anni il colonialismo, gli interventi militari e le influenze straniere. La politica portata avanti dall’Amministrazione Bush, espressa dal rapporto di questa Commissione nel 2004, ignora e altera la storia di Cuba".

 

Il Daily News ha scritto che "è l’ora di finirla con la politica che cerca di negare il diritto del popolo cubano all’autodeterminazione e alla sovranità, coinvolgendo gli Stati Uniti nel ruolo di determinare il futuro di Cuba. Il presente e il futuro di Cuba dev’essere determinato dal popolo cubano e non dagli Stati Uniti".

 

MAGGIORI RESTRIZIONI ALLA POSSIBILITÀ DI VIAGGIARE

 

Il quotidiano Nuevo Herald, che rappresenta gli interessi denunciati nella lettera, ha recentemente riconosciuto che i voli verso Cuba non hanno mai avuto così pochi passeggeri come adesso, per colpa delle misure di Bush. Ha aggiunto che con un altro giro di vite alle restrizioni, l’Amministrazione USA ha tolto l’autorizzazione a una ventina di agenzie fornitrici di biglietti, ha sospeso almeno sei licenze che erano state concesse per motivi religiosi ed ha emesso un rigido regolamento per tutte le operazioni relative all’Isola.

 

L’offensiva governativa contro le compagnie che organizzano viaggi a Cuba e l’utilizzo di licenze da parte di gruppi religiosi si è intensificata nelle ultime settimane mediante ispezioni e la fissazione di requisiti più esigenti, rispondenti alle misure imposte dal presidente George W. Bush nel giugno del 2004.

 

Secondo dei documenti emessi dall’Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro 16 agenzie – la maggior parte delle quali situate nella zona di Miami, continua l’Herald –, nell’aprile scorso hanno perso l’autorizzazione a organizzare viaggi a Cuba. Nei primi mesi di quest’anno la cifra ammonta a 26.

 

Molly Millerwise, portavoce della OFAC, ha dichiarato che queste misure fanno parte del programma di ispezioni in situ, che dal gennaio scorso sta tenendo di mira i fornitori di viaggi, un’iniziativa senza precedenti nella storia dei controlli dell’OFAC su Cuba. Le autorità federali intendono ispezionare nei prossimi anni tutte le 250 agenzie autorizzate ad operare con l’Isola dagli USA.

 

L’Herald ha scritto anche che numerosi passeggeri sono stati informati dell’avvenuta cancellazione dei loro biglietti e che non potranno viaggiare nella data prevista. Le azioni compiute dal Dipartimento del Tesoro comprendono anche un catalogo di misure preventive, emesso nel marzo scorso e intitolato Circolare 2006. Una di queste misure prevede che le persone richiedenti il permesso di viaggio, debbano presentare "documenti a sostegno del loro stretto legame (sono esclusi i parenti dagli zii in là) con la persona che giustifica la visita per ragioni familiari".

 

"Sono misure che danneggiano il commercio e mettono in pericolo il sostentamento dei nostri impiegati", ha asserito Xiomara Almaguer, presidentessa di Xael Charters. Ha segnalato che la cosa più preoccupante è "il danno causato ai legami familiari" da questi regolamenti.