2 novembre 2006 -  www.granma.cu

 

 

Rigoberta Menchù ha rimarcato la

 

resistenza di Cuba contro il blocco

 

 

 

 

La guatemalteca Rigoberta Menchú, Premio Nobel per la Pace, ha paragonato la resistenza dell’Isola contro il blocco degli Stati Uniti con le culture millenarie che sono sempre vive e apportano all'umanità.

 

"Gli Stati Uniti non hanno potuto piegare la volontà del popolo cubano né eliminare la Rivoluzione ed io ammiro profondamente questa capacità di resistenza", ha dichiarato la dirigente indigena in una dichiarazioni esclusiva per PL.

 

Rigoberta Menchú ha condannato fortemente il blocco che da più di quattro decenni viene imposto all’Isola dagli Stati Uniti e lo ha definito una pratica di genocidio.

 

"Nonostante questo blocco economico, finanziario e commerciale, Cuba non si è sottomessa mai alle regole nordamericane e questo è un onore per tutta l’America. Credo che la resistenza di Cuba assomigli a quella delle culture millenarie, aggredite con l’arrivo dei conquistadores che ammazzavano i capi e cercavano di distruggere la loro memoria e che sono sempre vive e apportano elementi preziosi all'umanità", ha dichiarato.

 

Rigoberta Menchú ha detto anche che questo è un chiaro esempio: "Quando un popolo è deciso a difendere la sua dignità e la sua autodeterminazione, lotta e muore per questo, perché questa è la sua più forte volontà".

 

La Premio Nobel per la Pace ha inviato un saluto al presidente Fidel Castro con il quale ha avuto il piacere di condividere molte molti spazi in tante riunioni all’'Avana e gli ha augurato una rapida guarigione.

 

Il presidente cubano è in convalescenza dopo un intervento chirurgico all’intestino subito nel luglio scorso, che fu motivo della delega a tempo delle sue funzioni governative al primo vice ministro Raul Castro.

 

Oltre a condannare il blocco contro Cuba, la leader indigena ha condannato fortemente la decisone degli Stati Uniti di costruire un muro alla frontiera col Messico per frenare il passaggio degli immigranti ed ha espresso la sua convinzione che: "Anche il muro un giorno cadrà, come cadrà l'impero. I Maya hanno scritto molto chiaramente nei loro codici che tutti gli imperi prima o poi crollano ed io spero che il crollo dell’attuale impero nordamericano avvenga rapidamente, perché è fondato sulla cultura della morte e ha danneggiato molti paesi", ha concluso.