5 dicembre 2006 - www.granma.cu

 

Quando la poesia mette

le ali alla libertà


 

 

Una sfida modesta, una piccola idea, un progetto pieno d'amore quello realizzato con Ivano Malcotti, Ines Venturi ed Alberto Granado che hanno permesso la pubblicazione di un libro con decine di opere di poeti di ogni continente, con il fine di destinare i guadagni alla costruzione di una Sala per Convegni a Cuba, nel museo Casa d’Africa dell’Avana Vecchia, dedicata al giovane italiano Fabio Di Celmo, vittima innocente di un terrorismo cinico e mercenario.

 

Alberto Granado era un grande amico di Ernesto Che Guevara, uno dei protagonisti del diario di motocicletta: ha percorso con il Guerrigliero Eroico "le vene aperte dell'America Latina"; la sua vita è sempre stata dedicata alla lotta contro ogni ingiustizia.

 

Grazie, naturalmente, ai tanti poeti, uomini e donne, che hanno reso possibile questa battaglia delle idee: Merini, Luzi, Vendola, Sanguineti, Benedetti, Lunetta e altri cento. Grazie ai pittori che hanno arricchito pagine in bianco e nero con tutti i colori della pace. Grazie a Mario Falcone, segretario nazionale dei medici di base, che ha collaborato per rendere realtà il desiderio di fare qualcosa per fomentare i valori della lotta contro la violenza.

 

Abbiamo piantato un seme, un piccolo seme, per dire No alle guerre e al terrore, realizzando qualcosa di utile.

 

"Un seme, come recita uno scritto del poeta Menene ospitato nel libro, che vaga in varie direzioni, guidato dal filo della natura, che vola, anche se privo di ali, disperatamente, alla ricerca di vie sconosciute cercando speranze, il possibile e l'impossibile, certezze e la terra, l'aria pulita, la gente diversa". Infine il seme "dopo aver fantasticato si chiuse, un po' in sé stesso e si confidò una filastrocca, una poesia"...

 

Quella poesia ora si è trasformata in un luogo per fare cultura, per la cooperazione tra i popoli. E' diventata un fiore, un frutto che appartiene a tutti.

 

La Sala Convegni è stata inaugurata a Cuba in questi giorni, con la presenza, delle autorità locali, del professor Giustino Di Celmo, un giovane di oltre ottanta anni, di Alberto Granado Duque, del direttore di Casa Africa e di Eusebio Leal Splenger, storiografo di città dell’Avana.

 

Resta irrisolto il caso che riguarda l’assassinio di Fabio Di Celmo: il mandante del crimine, Posada Carilles, non ha ancora subito un giusto processo per l’omicidio fatto commettere - uno dei tanti - e stiamo attendendo ancora che il Governo d’Italia compia i passi necessari per ottenere lo svolgimento di un processo equo.

 

Chiede l'estradizione di Posada Carriles anche il Venezuela per altri attentati che costarono la vita a centinaia di innocenti.

 

Intanto è "cosa giusta" mantenere viva la memoria, onorando le vittime senza colpa di una nuova ed inaudita barbarie. Ognuno di noi deve fare la propria parte per costruire un mondo nuovo e possibile.