DAVID VIÑAS HA INAUGURATO IL 47º PREMIO CASA


La necessità di parlare dell’

alta dignità della gente


• Circa 400 opere in concorso

 

M.CASTAÑEDA –  GI – 16.1.06

 

 

David Viñas è uno dei nomi essenziali della letteratura latinoamericana di tutti i tempi.

 

È tornato nella Casa de las Américas come invitato speciale e per inaugurare i lavori dei sei giurati del Premio letterario di maggior pregio nella regione.

 

La Sala ‘Che’ Guevara è stata, come da tradizione, il luogo di riunione per la presentazione dei giurati ed ha visto la presenza del presidente del Parlamento cubano, Ricardo Alarcón, del ministro della Cultura Abel Prieto e del presidente della Casa, Roberto Fernández Retamar, oltre a quella di numerose altre personalità.

 

Viñas, che nel 1967 ricevette il Premio Casa del Romanzo per Los hombres de a caballo (libro selezionato da una giuria irripetibile, composta da Julio Cortázar, José Lezama Lima, Juan Marsé, Leopoldo Marechal e Mario Monteforte), è tornato a L’Avana dopo alcuni anni d’assenza e, anche se nella sua dissertazione ha affermato che “i ricordi si sono fatti confusi”, ha impartito una lezione magistrale, anche linguisticamente, che è stata uno “sfogo nostalgico della diatriba”.

 

Romanziere, drammaturgo, scrittore di copioni e professore, ha voluto ricorrere “a due poeti molto diversi” ma “ineludibili”, che gli hanno permesso di “parlare dell’alta dignità della gente, una cosa che ci ha insegnato la Rivoluzione Cubana”.

 

Viñas ha parlato prima di tutto “del nero Eusebio che nel ’61 era la persona responsabile nella Casa di portarci, portarmi, un pò di caffé” e fu grazie a lui che “mi legai alla cultura del caffé”.

 

Si è riferito poi a José Lezama Lima, che aveva un aspetto abbaziale.

 

“I ricordi si smarriscono tra le carte, ma lui ricevette Marechal e me nella sua casa di via Obispo. Dicono che Lezama non visse in Obispo, ma per me lui viveva in via Obispo”.

 

Il grande poeta e romanziere  cubano, secondo Viñas, assaporava il tabacco e sosteneva che i migliori tabacchi erano “a Por Larragaña” come gli diceva. “Con Lezama appresi la cultura del tabacco” e divenne “il guru non compiacente, senza nessun tipo di complicità” che “purtroppo non c’era allora a Buenos Aires”.

 

Il terzo elemento di questo triangolo simbolico – ha sostenuto Viñas - lo conobbe tramite Rodolfo Walsh. “Era un connazionale, Ernesto Guevara”. Dai suoi ricordi ha citato la conversazione tra Walsh e il ‘Che’ sulla visita a Buenos Aires del campione mondiale di scacchi, il cubano José Raúl Capablanca e come da lì “passarono a sfoggiare una serie di versi” e accadde che “tutti e due esibirono le loro conoscenze scambiando citazioni”.

 

Sono tre persone morte in differenti circostanze – ha continuato - le quali “saranno anche polvere, ma polvere innamorata”.

 

Viñas ha fatto una specie di radiografia di ciò che pubblicano i quotidiani di destra in America Latina tra i quali La Nación, di Buenos Aires, El Mercurio, di Santiago, o El Nacional, di Caracas.

 

Ha smontato la doppia morale de La Nación, dove – ha ricordato - ogni giorno si pubblicano il calendario dei santi del giorno e poche pagine dopo le inserzioni a pagamento, tra le quali quelle delle “accompagnatrici”.

 

Quel quotidiano “si dedica ad uccidere la storia, ad annunciare che le ideologie sono morte e in terzo luogo ad annunciare anche la morte del soggetto”.

 

Viñas ha fatto altri esempi. “Quando pubblicano fotografie del presidente Chávez, nell’epigrafe si legge di un Chávez che gesticola, mai che parla e sempre si scopre una malattia diversa di Fidel”.

 

Ma la storia – ha sottolineato Viñas -, continua a funzionare, specialmente in America Latina, a Cuba, in Venezuela, in Bolivia e (ultimo capitolo) in Cile, dove una donna è stata eletta presidentessa e la prima cosa che ha detto è “io non dimentico mio padre (generale dell’Esercito cileno leale al presidente Allende e assassinato dai golpisti)”.

 

Presumibilmente morti,secondo La Nación, sono la storia, l’ideologia e il soggetto – ha concluso David Viñas -.

 

Verrebbe da dire allora: I morti che voi uccidete, godono di buona salute.

 

 

I GIURATI E LE OPERE

 

 

Essendo la 47ª edizione del Premio – ha detto Jorge Fornet, direttore del Centro delle Ricerche Letterarie della Casa - non si può fare altro che cadere nella tentazione delle cifre: in questi anni sono state presentate come concorrenti 23.328 opere; 1.160 intellettuali latinoamericani e dei Caraibi hanno partecipato come giurati e le opere premiate sono state 314.

 

“È questo voto di fiducia in una competizione che non può offrire altro che il suo prestigio a spiegare la nostra sopravvivenza”.

 

In quest’occasione si concorre in cinque categorie: poesia (200), racconto (80), saggio storico-sociale (25), letteratura brasiliana (saggio e testimonianza 60) e letteratura dei Caraibi in inglese o in creolo (10).

 

La giuria di poesia è composta da Douglas Bohórquez (Venezuela), Horacio Salas (Argentina), Nicolás Suescún (Colombia), Natalia Toledo (Messico) e Georgina Herrera (Cuba).

 

Il Premio per il Racconto verrà assegnato da Vicente Battista (Argentina), Mario Mendoza (Colombia), David Toscana (Messico), Horacio Verzi (Uruguay) e Laidi Fernández de Juan (Cuba).

 

Per quanto riguarda il saggio storico-sociale la giuria è composta da Alberto Acosta (Ecuador), Claudia Briones (Argentina), Gisela Cánepa (Perú) e Eduardo Torres Cuevas (Cuba), mentre quella di letteratura brasiliana è formata dai brasiliani José Murilo de Carvalho ed Evelina Dagnino, nonchè dal portoghese Boaventura de Sousa Santos.

 

Notevole anche la giuria della letteratura dei Caraibi, con le scrittrici Joceline Clemencia (Curazao), Velma Pollard (Giamaica) e Margarita Mateo (Cuba).

 

I risultati della 47ª edizione del Premio Casa verranno resi noti il prossimo 26 gennaio.