GUANTANAMO

Donald Rumsfeld «va incriminato»
Lo chiede Human Rights Watch: un giornale online ha diffuso documenti che chiamano in causa il segretario alla difesa: era «personalmente coinvolto» nella tortura di un detenuto. Intanto altri ex generali chiedono le sue dimissioni

 

 

P.Desai 16 aprile 2006

 


Il punto ormai «non è se il segretario Rumsfeld debba dimettersi, è se debba essere incriminato», si chiedono i legali di Human Rights Watch, l'organizzazione per i diritti umani con sede a New York. Secondo loro, sì: il segretario alla difesa degli Stati uniti, Donald Rumsfeld, «può essere ritenuto penalmente responsabile per la tortura di un detenuto a Guantanamo avvenuta tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003». Si tratta di un caso specifico, avvenuto tra la fine del 2002 e l'inizio del 2003, su cui l'esercito americano ha poi indagato: e i rapporti di quell'indagine, usciti negli ultimi giorni, dicono che Rumsfeld vi era «personalmente coinvolto».
Il segretario alla difesa americano così è di nuovo nella tempesta. L'altro ieri il presidente George W. Bush ha interrotto le sue vacanze pasquali per difenderlo da un altro attacco, da parte di ormai numerosi ex generali dell'esercito che criticano la sua conduzione della guerra in Iraq, e ne chiedono le dimissioni. Sono ormai sei: ieri si è aggiunto a loro l'ex comandante della Nato Wesley Clark, che ha accusato Rumsfeld di arriganza. Mai, dai tempi della guerra in Vietnam, i militari avevano espresso una critica così forte ai dirigenti civili della difesa. Militari in riserva, si intende, ma tutti alti ufficiali che hanno partecipato in qualche modo all'inizio delle operazioni in Iraq: ed è diffusa la sensazione che quelli in riserva riflettano una critica crescente tra quelli in servizio attivo. Tanto che ieri è intervenuto nella contesa l'ex capo dello stato maggiore (Joint Chief of Staff), generale Richard Myers, per dire che è «inapproppriato» per dei militari, in servizio attivo o ritirati, esprimere giudizi.
Il nuovo attacco a Donald Rumsfeld però riguarda un altro fronte. Lo lancia Salon.com, giornale su internet con una solida reputazione negli Stati uniti, e riguarda i metodi di interrogatorio nel centro di detenzione di Guantanamo. Due corrispondenti del giornale on-line hanno chiesto e ottenuto, grazie alla legge sulla libertà d'informazione (Freedom of Information Act), il rapporto dell'ispettore generale dell'esercito che aveva indagato sul trattamento, che l'indagine militare definisce «degradanto e offensivo», subito da un certo detenuto di Guantanamo. Da quel rapporto si ricava che il segretario alla difesa era stato «personalmente coinvolto» in quegli interrogatori.
E' la prima volta che un'indagine sulle violenze e abusi sui detenuti nella cosiddetta «guerra al terrorismo» conduce personalmente a Donald Rumsfeld. I fatti (vedi qui a lato) riguardano il detenuto Mohammed al-Kahtani, un uomo di al-Qaeda da cui i militari statunitensi speravano di trarre informazioni preziose su Osama bin Laden, con cui era stato in contatto. Così l'hanno torchiato, con metodi che si ritroveranno poi nelle famose foto di Abu Gheib in Iraq: costretto a stare nudo di fronte a interrogatrici donne, a indossare biancheria femminile e stare al guinzaglio. Fa notare Joanne Mariner, legale di Human Rights Watch: «Un regime di 6 settimane di privazione del sonno, esercizi forzati, posizioni stressanti, umiliazioni sessuali sono atti specificamente intesi a provocare grave dolore fisico e grave sofferenza mentale: e questa è la definizione legale di tortura».
Dal documento ottenuto da Salon.com risulta che l'indagine militare ha messo in questione ma infine assolto il generale Geoffrey Miller, controverso comandante del centro di detenzione di Guantanamo. Soprattutto, il documento chiama in causa il segretario alla difesa. Riporta infatti la dichiarazione del luogotenente generale Randall M. Schmidt, che durante l'indagine ha interrogato due volte lo stesso Rumsfeld: dichiara che il segretario alla difesa era «personalmente coinvolto» all'interrogatorio del detenuto, tanto che «telefonava ogni settimana» al generale Miller. Schmidt afferma che Rumsfeld non ha specificamente prescritto i metodi di interrogatorio più «creativi» (usati con Kahtani), ma che le politiche da lui approvate «hanno permesso che ciò avvenisse».
Human rights Watch ora chiede che il governo nomini un pubblico ministero speciale per indagare sulla responsabilità di Donald Rumsfeld e altri nel caso al-Kahtani.
Donald Rumsfeld ha più volte negato che quanto autorizzato possa aver portato a trattamenti «inumani» a Guantanamo, e il portavoce del Pentagono Jeffrey Gordon giovedì ha detto (a Salon.com) che quel detenuto è un terrorista e ha fornito sotto interrogatorio «un tesoro» di informazioni ancora segrete - come dire che l'interessamento del segretario alla difesa era giustificato. Il portavoce ha aggiunto che l'interrogatorio era «guidato da un piano ben dettagliato e condotto da professionisti», e «nulla è stato lasciato al caso». Ma questo significa anche ammettere che il trattamento duro («creativo») su Kahtani non è stato iniziativa casuale di qualche soldato che ha calcato la mano.

 

 

 


 

 

 

 

GUANTANAMO

Rumsfeld era al corrente delle torture
 

 

 

 

17 aprile 2005

 

 

 

 

Donald Rumsfeld, segretario alla difesa degli Stati Uniti, accusato da diversi generali che chiedono con insistenza le sue dimissioni per aver gestito in maniera fallimentare la guerra in Iraq, ora è stato travolto dalle rivelazioni del rapporto sui prigionieri di Guantanamo, il carcere nordamericano che si trova in territorio cubano, in cui sono detenuti senza accuse e processi i sospettati di terrorismo internazionale.

 

Nel documento stilato dall'organizzazione per i diritti umani "Human rights Watch", Rumsfeld viene definito "personalmente responsabile" delle torture inflitte ai prigionieri di Camp X Ray.

 

Secondo un rapporto della procura militare, citato nel documento, il ministro USA alla Difesa avrebbe anche seguito personalmente con molto interesse gli interrogatori di un detenuto, Mohammed al-Qahtani.

 

Chi accusa ha un nome, Randall M. Schmidt, un generale che ha rivelato sotto Giuramento, dopo la conclusione dell'inchiesta e dopo aver ascoltato per due volte Rumsfeld, che il capo del Pentagono è "personalmente coinvolto" nell'interrogatorio di al-Qahtani.

 

Neanche la protezione del presidente Bush riesce ad evitare le forti polemiche che stanno colpendo il segretario della Difesa.

 

Joanne Mariner, la responsabile del programma "Terrorismo e antiterrorismo" di Human rights watch, in una nota pubblicata nel sito web dell'organizzazione scrive: "A questo punto" ha detto , "la questione non è se Rumsfeld debba o no di mettersi, ma se debba o no essere incriminato, perché le dichiarazioni del generale Schmidt dimostrano che era perfettamente a conoscenza degli abusi commessi su al-Qahtani".

 

Nel rapporto della procura militare, riportato dal giornale on-line www.salon.com sono descritti tutti i particolare delle torture che il presunto terrorista ha subito per sei settimane: dalla privazione del sonno agli abusi sessuali. E Rumsfeld sapeva tutto e questo, sostiene Human rights watch, anche se non lo aveva ordinato lo rende comunque responsabile.

 

"È il capo della catena di comando e quindi doveva o avrebbe dovuto conoscere i reati commessi dai suoi subordinati".

 

Nel documento del generale Schmidt, inoltre, si afferma che il capo del Pentagono aveva contatti "settimanali" con il generale Geoffrey Miller, comandante del centro di detenzione di Guantanamo, sull'interrogatorio di al-Qahtani, considerato una delle menti degli attacchi dell'11 settembre.


 


 

 

 

GUANTANAMO

Rapporto ufficiale accusa: Rumsfeld direttamente coinvolto nelle torture

 

 

 

 

16.04.2006 di Roberto Rezzo

 

 


Secondo gli ispettori militari il capo del Pentagono aveva un filo diretto telefonico con i carcerieri di Guantanamo mentre erano in corso le torture. Il documento è stato redatto dall'Ispettorato generale del Pentagono nello scorso dicembre ma soltanto adesso ne sono trapelati ampi stralci in un'esclusiva del settimanale online Salon.com. Il caso riguarda Mohamed al-Qahtani - cittadino saudita considerato un operativo di primo piano di Al Qaeda, «il ventesimo dirottatore» secondo gli inquirenti - dopo l'arresto costretto a indossare indumenti intimi femminili, denudato e tenuto al guinzaglio. Una donna in divisa lo trascina per la stanza e lo fa stare carponi, poi saltare come un cane.

 

«Mancano solo le fotografie e abbiamo davanti un'altra scena come quelle che abbiamo visto ad Abu Ghraib», si legge nella testimonianza giurata resa dal colonnello Randall Schmidt. Il documento non accusa Rumsfeld di aver esplicitamente ordinato di usare le maniere forti per sciogliere la lingua al prigioniero, ma una cosa pare certa: il segretario alla Difesa si è costantemente tenuto al corrente sui progressi degli aguzzini con numerose telefonate all'allora comandante della base di Guantanamo, il generale Geoffrey Miller, trasferito quindi a dirigere proprio Abu Ghraib. «Chiamava almeno una volta alla settimana».

 

Human Right Watch - una delle organizzazioni che si battono per la chiusura di Guantanamo - ha esaminato una copia integrale del verbale di interrogatorio di Al-Qahtani e ritiene che le tecniche con cui è stato condotto rientrino a pieno titolo nelle torture e siano in violazione di tutte le leggi e i trattati internazionali sul trattamento dei prigionieri. Human Right Watch ha chiesto l'immediata nomina di un gran giurì per indagare sulle responsabilità di Rumsfeld. «La questione a questo punto non è se Rumsfeld debba dare le dimissioni, ma se merita di essere incriminato e rimandato a giudizio - spiega Joanne Mariner, responsabile del programma antiterrorismo dell'organizzazione - La testimonianza giurata del colonnello Schmidt suggerisce che Rumsfeld fosse perfettamente al corrente degli abusi cui è stato sottoposto al-Qahtani». Gli esperti di diritto sottolineano che il segretario alla Giustizia Alberto Gonzales non ha alcuna credibilità per investigare su questo caso in quanto direttamento coinvolto nello scandalo per aver stilato il parere legale servito all'amministrazione Bush per negare l'applicazione della Convenzione di Ginevra a Guantanamo.

 

Le prove che inchiodano il capo del Pentagono al vergognoso capitolo delle torture emergono in una situazione di già grave difficoltà per Rumsfeld, le cui dimissioni sono state chieste pubblicamente da sei generali in congedo, che lo accusano di arroganza e di imperdonabili errori nella pianificazione della campagna in Iraq. George W, Bush sinora lo ha difeso a spada tratta: «Il segretario Rumsfeld è esattamente il tipo di leader energico e risoluto di cui l'America ha bisogno in questo momento difficile». Da quando l'amministrazione Bush ha lanciato la sua Guerra globale al terrorismo, per la sequela di scandali sui prigionieri torturati sono finiti nelle maglie della giustizia solo militari di basso rango. Le organizzazioni per la difesa dei diritti umani hanno sempre insistito che le responsabilità andavano cercate molto più in alto. L'ultimo rapporto venuto alla luce ne è la prova.

 

Tra il novembre del 2002 e il gennaio del 2003, Al-Qahtani per sei settimane è stato intenzionalmente privato del sonno, forzato a restare in posizioni scomode e dolorose, umiliato con pratiche sessuali prese dai peggiori fumetti a luci rosse, nutrito artificialmente attraverso sonde endovenose inserite nelle braccia e purgato ripetutamente con clisteri. Non è chiaro il valore delle informazioni estorte con questi sistemi.
 

 

 

 

 

GUANTANAMO

Le accuse da una relazione dell'organizzazione 'Human right watch'
"Il capo del Pentagono personalmente responsabile delle torture"
Rapporto Usa inguaia Rumsfeld "Sapeva di torture a Guantanamo"

 

 

New York 15.04.06

 

 

Non si placano le polemiche sul segretario alla Difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld. Accusato dai generali - che chiedono con insistenza le sue dimissioni - di una gestione fallimentare della guerra in Iraq, ora è travolto dalle rivelazioni del rapporto sui prigionieri di Guantanamo, il carcere speciale a giurisdizione americana sull'isola di Cuba, in cui sono detenuti senza legittimo processo i sospettati di terrorismo internazionale.

Nel documento stilato dall'organizzazione per i diritti umani 'Human rights watch', Rumsfeld viene definito "personalmente responsabile" delle torture sui prigionieri di 'Camp X Ray'. Di più: secondo un rapporto della procura militare, citato nel documento, il ministro Usa della Difesa avrebbe seguito con molto interesse gli interrogatori di un detenuto, Mohammed al-Qahtani.

L'accusatore ha un nome, Randall M. Schmidt, un generale che rivelato sotto giuramento - dopo aver concluso l'inchiesta e ascoltato per due volte Rumsfeld - che il capo del Pentagono è "personalmente coinvolto" nell'interrogatorio di al-Qahtani. Neanche il sostegno del presidente Bush sembra riuscire ad evitare il vento di polemiche che travolge il segretario della Difesa.

E va giù dura Joanne Mariner, la responsabile del programma Terrorismo e antiterrorismo di 'Human rights watch', in una nota pubblicata sul sito web dell'organizzazione: "A questo punto" ha detto , "la questione non è se Rumsfeld debba o no di mettersi, ma se debba o no essere incriminato, perché le dichiarazioni del generale Schmidt mostrano che era perfettamente a conoscenza degli abusi commessi su al-Qahtani".

Nel rapporto della procura militare, riportato dal giornale on-line 'Salon.com', sono descritti tutti i particolare delle torture che il presunto terrorista fu costretto a subire per sei settimane: dalla privazione del sonno agli abusi sessuali. E Rumsfeld sapeva tutto. Ma, sostiene 'Human rights watch', anche se non lo aveva ordinato, questo lo rende comunque responsabile: "Era a capo della catena di comando, quindi doveva o avrebbe dovuto essere a conoscenza dei reati commessi dai suoi subordinati".

Nel documento del generale Schmidt, inoltre, si afferma che il capo del Pentagono aveva contatti "settimanali" con il generale Geoffrey Miller, comandante del centro di detenzione di Guantanamo, sull'interrogatorio di al-Qahtani, considerato una delle menti degli attacchi dell'11 settembre.


(15 aprile 2006)

 

 

 
 

 

 

 

GUANTANAMO

L'accusa lanciata dall'organizzazione Human Rights Watch

Guantanamo, Rumsfeld coinvolto in abusi .Il ministro della Difesa americano sarebbe implicato in modo diretto in un episodio di abuso. Il Pentagono: «E' falso»

 

 

WASHINGTON - Un coinvolgimento diretto e personale. E' pesante l'accusa rivolta da Human Rights Watch a Donald Rumsfeld. Secondo l'organizzazione per i diritti umani, il ministro della Difesa americano è implicato in modo diretto e in prima persona in un episodio di abuso e torture ai danni di un prigioniero di Guantanamo Bay. Per la prima volta, quindi, Rumsfeld viene accusato non solo per la sua responsabilità come vertice della catena di comando, ma anche in termini personali.

 

Il ministro della Difesa Usa Donald Rumsfeld (Reuters)

Il caso è quello di un detenuto saudita, Mohamed al Qahatani, che sarebbe stato interrogato e sottoposto ad abusi tra la fine del 2002 e il 2003. A questi durissimi interrogatori - rivela un rapporto interno dell’esercito americano ottenuto dalla rivista online Salon - il ministro della Difesa avrebbe partecipato personalmente. Non con la presenza fisica ma restando in costante contatto telefonico con i militari incaricati di «torchiare» Qahatani. Gli interrogatori prevedevano il ricorso ad alcune tecniche che possono essere equiparate alla tortura e che lo stesso esercito Usa ha definito "abusive e degradanti". L’uomo venne privato del sonno, costretto a mantenere posizioni fisiche faticose e dolorose per diversi periodi di tempo, costretto a rispondere alle domande nudo davanti a militari donne, ecc. ecc.

Immediata è arrivata la replica del Pentagono. «Dodici rapporti, compreso uno redatto da una commissione indipendente, confermano che il dipartimento della Difesa non ha una politica che incoraggi o ammetta gli abusi - ha dichiarato una portavoce, citata dal Guardian - Insinuare altro è semplicemente falso».
 

La rivelazione sul ruolo di Rumslfeld negli interrogatori di Guantanamo Bay giunge nel momento peggiore per il ministro della Difesa. Sulla prima pagina del New York Times, ieri, c’erano sei fotografie che pesano come sei macigni. Sono i volti di sei ex generali del Pentagono che chiedono senza tanti giri di parole le dimissioni del segretario alla Difesa Donald Rumsfeld. Sono ormai così tante le voci di dissenso nei confronti del capo del Pentagono che uno dei generali ammutinati, John Batiste, si è affrettato a precisare che non è in atto una campagna coordinata per silurarlo. La pioggia di richieste di dimissioni, assicura, «è una assoluta coincidenza». Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush si è affrettato a rilasciare una dichiarazione pesantissima per rispondere alle critiche. Rumsfeld, dice «è esattamente ciò di cui gli Stati Uniti hanno bisogno in questo momento difficile».

 

 

15 aprile 2006