Non si placano le polemiche sul segretario
alla Difesa degli Stati Uniti Donald Rumsfeld. Accusato dai generali - che
chiedono con insistenza le sue dimissioni - di una gestione fallimentare
della guerra in Iraq, ora è travolto dalle rivelazioni del rapporto sui
prigionieri di Guantanamo, il carcere speciale a giurisdizione americana
sull'isola di Cuba, in cui sono detenuti senza legittimo processo i
sospettati di terrorismo internazionale.
Nel documento stilato dall'organizzazione per i diritti umani 'Human
rights watch', Rumsfeld viene definito "personalmente responsabile" delle
torture sui prigionieri di 'Camp X Ray'. Di più: secondo un rapporto della
procura militare, citato nel documento, il ministro Usa della Difesa
avrebbe seguito con molto interesse gli interrogatori di un detenuto,
Mohammed al-Qahtani.
L'accusatore ha un nome, Randall M. Schmidt, un generale che rivelato
sotto giuramento - dopo aver concluso l'inchiesta e ascoltato per due
volte Rumsfeld - che il capo del Pentagono è "personalmente coinvolto"
nell'interrogatorio di al-Qahtani. Neanche il sostegno del presidente Bush
sembra riuscire ad evitare il vento di polemiche che travolge il
segretario della Difesa.
E va giù dura Joanne Mariner, la responsabile del programma Terrorismo e
antiterrorismo di 'Human rights watch', in una nota pubblicata sul sito
web dell'organizzazione: "A questo punto" ha detto , "la questione non è
se Rumsfeld debba o no di mettersi, ma se debba o no essere incriminato,
perché le dichiarazioni del generale Schmidt mostrano che era
perfettamente a conoscenza degli abusi commessi su al-Qahtani".
Nel rapporto della procura militare, riportato dal
giornale on-line 'Salon.com', sono descritti tutti i particolare delle
torture che il presunto terrorista fu costretto a subire per sei
settimane: dalla privazione del sonno agli abusi sessuali. E Rumsfeld
sapeva tutto. Ma, sostiene 'Human rights watch', anche se non lo aveva
ordinato, questo lo rende comunque responsabile: "Era a capo della catena
di comando, quindi doveva o avrebbe dovuto essere a conoscenza dei reati
commessi dai suoi subordinati".
Nel documento del generale Schmidt, inoltre, si afferma che il capo del
Pentagono aveva contatti "settimanali" con il generale Geoffrey Miller,
comandante del centro di detenzione di Guantanamo, sull'interrogatorio di
al-Qahtani, considerato una delle menti degli attacchi dell'11 settembre.
(15 aprile 2006)
GUANTANAMO L'accusa lanciata dall'organizzazione Human Rights Watch Guantanamo, Rumsfeld coinvolto in abusi .Il ministro della Difesa americano sarebbe implicato in modo diretto in un episodio di abuso. Il Pentagono: «E' falso»
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Il caso è quello di un detenuto saudita,
Mohamed al Qahatani,
che sarebbe stato interrogato e sottoposto ad abusi tra la
fine del 2002 e il 2003. A questi durissimi interrogatori -
rivela un rapporto interno dell’esercito americano ottenuto
dalla rivista online Salon - il ministro della Difesa avrebbe
partecipato personalmente. Non con la presenza fisica ma
restando in costante contatto telefonico con i militari
incaricati di «torchiare» Qahatani. Gli interrogatori
prevedevano il ricorso ad alcune tecniche che possono essere
equiparate alla tortura e che lo stesso esercito Usa ha
definito "abusive e degradanti". L’uomo venne privato del
sonno, costretto a mantenere posizioni fisiche faticose e
dolorose per diversi periodi di tempo, costretto a rispondere
alle domande nudo davanti a militari donne, ecc. ecc.
Immediata è arrivata la replica del Pentagono.
«Dodici rapporti, compreso uno redatto da una commissione
indipendente, confermano che il dipartimento della Difesa non
ha una politica che incoraggi o ammetta gli abusi - ha
dichiarato una portavoce, citata dal Guardian - Insinuare
altro è semplicemente falso».
La rivelazione sul ruolo di Rumslfeld negli interrogatori di Guantanamo Bay giunge nel momento peggiore per il ministro della Difesa. Sulla prima pagina del New York Times, ieri, c’erano sei fotografie che pesano come sei macigni. Sono i volti di sei ex generali del Pentagono che chiedono senza tanti giri di parole le dimissioni del segretario alla Difesa Donald Rumsfeld. Sono ormai così tante le voci di dissenso nei confronti del capo del Pentagono che uno dei generali ammutinati, John Batiste, si è affrettato a precisare che non è in atto una campagna coordinata per silurarlo. La pioggia di richieste di dimissioni, assicura, «è una assoluta coincidenza». Il presidente degli Stati Uniti George W. Bush si è affrettato a rilasciare una dichiarazione pesantissima per rispondere alle critiche. Rumsfeld, dice «è esattamente ciò di cui gli Stati Uniti hanno bisogno in questo momento difficile».
15 aprile 2006