GUANTANAMO

 

 

"Chiuderemo il carcere quando non sarà più necessario"

"È un’anomalia che deve sparire" ha detto Straw

 

 

 

AFP 05/04/2006
 

 

"Il centro di detenzione nella base navale di Guantánamo, a Cuba, verrà chiuso quando non sarà più necessario", ha dichiarato la segretaria di stato Condoleezza Rice, che ha aggiunto che gli Stati Uniti non vogliono essere i carcerieri del mondo.

Queste parole sono la reazione a un commento del segretario di stato britannico, Jack Strow, durante una conferenza stanpa data in comune a Blackburn, nel nordovest dell’Inghilterra, dove Straw ha confermato la posizione britannica che sostiene che il campo di concentramento stabilito nella base navale statunitense "è un’anomalia che deve scomparire.

 

"Gli Stati Uniti non vogliono mantenere Guantánamo più tempo del necessario, perchè non vogliamo essere i carcerieri del mondo", ha dichiarato la Rice, precisando che questo non è certo l’obiettivo della politica degli USA. La segretaria nordamericana ha sottolineato che centinaia di detenuti sono stati già liberati e inviati nel loro paese.

 

"L’alternativa di lasciare liberi per le strade individui che potrebbero nuovamente compiere cattive azioni è però esclusa" ha dichiarato ancora, dicendo anche che: "Questo non significa che gli Stati Uniti non saranno soddisfatti il giorno in cui potremo chiudere il campo di Guantánamo".

 

Nella base degli USA, che si trova in territorio cubano, sono sempre detenuti circa 500 prigionieri stranieri senza accuse o processo, ma perchè Washington pensa che sono presunti membri dell’ex regime Talibano dell’Afghanistan o simpatizzanti dell’organizzazione terrorista Al Qaeda.

 

La Rice ha effettuato una visita a Blackburn invitata da Straw, che è il deputato di questa città.

 

"Aspettiamo la chiusura del campo di Guantánamo, ha affermato Straw, ricordando che i detenuti sono stati portati in questa prigione nel lontano gennaio del 2002, arrestati dopo gli attentati del 11 settembre del 2001.

 

La visita della Rice è stata marcata da molte manifestazioni di condanna contro la guerra e l’occupazione dell’Iraq.