8 settembre 2006 - G.Robreno Dolz www.granma.cu

 

 

 

José Martí, i non allineati

 

 

e l'equilibrio del mondo

 

 

 

 

 

 

Prossimi alla celebrazione, nel nostro paese, della XIV Conferenza del Movimento dei Paese Non Allineati, risulta opportuna la riflessione circa l'idea martiana dell'equilibrio del mondo e le motivazioni che hanno dato origine a questo insieme di paesi, fondamentalmente del Terzo Mondo e che superano i due terzi delle Nazioni Unite.

Esaminato il corso della storia recente, quando la disintegrazione dell'URSS e la sparizione del campo socialista europeo sembravano inclinare la bilancia rapidamente e definitivamente a beneficio del potere egemonico imperialista, capeggiato dagli Stati Uniti, si confermò l'urgenza e necessità di fortificare i paesi Non Allineati, irrobustire il loro ruolo nello scenario internazionale e non cedere nell'impegno fondante di indipendenza politica, giustizia sociale, solidarietà e pace.

I canti della sirena della "fine della storia", presagendo un'eternità di crudele sfruttamento, neoliberalismo, transnazionalizzazione e perdita di identità culturale, come conseguenza della sfrenata voracità capitalista, non ottennero i loro obiettivi e fallirono strepitosamente.

È possibile che i suoi promotori abbiano sopravvalutato le proprie forze e sottovalutato le nostre, ma il fatto è che non furono capaci di trascinare il mondo alla crudele conclusione di sottomissione e dominio totale ai quali aspiravano.

Il mondo resistette. Con difficoltà iniziali, dubbi di alcuni e rovesci momentanei; ma resistette. E nella prima linea di questa resistenza stette Cuba e, pertanto, Martí, guidando ed incoraggiando,
col suo pensiero che è sintesi monumentale della sua vita ed opera, quella resistenza.

 

Disse l'Apostolo: "No hay proa que taje una nube de ideas. Una idea enérgica, flameada a tiempo al mundo, para, como la bandera rústica del juicio final, a un escuadrón de acorazados". Con ragione possono articolarsi armoniosamente le concezioni filosofiche e politiche martiane sul miglioramento umano, l'utilità della virtù e l'equilibrio del mondo con quell'orizzonte migliore e più giusto che perseguono, nel loro insieme, i Paese Non Allineati. Al di là dell'eterogeneità e disegualità, prevalgono i tratti comuni, avvicinandoli inesorabilmente a Martí come il gran pensatore universale e conduttore di masse che si proietta verso il futuro e c'insegna ad unire per vincere come cultura di fare politica.

Così la definì: "La política en el arte de inventar un recurso a cada nuevo recurso de los contrarios, de convertir los reveses en fortuna; de adecuarse al momento presente, sin que la adecuación cueste el sacrificio, o la merma del ideal que se persigue; de ajar para tomar empuje, de caer sobre el enemigo, antes de que tenga sus ejércitos en fila, y su batalla preparada". Questo fu il suo apporto più originale alla storia delle idee politiche; in lui si riassumono i principi che sono la chiave della politico martiana, presenti nella Generazione del Centenario ed in tutto lo sviluppo della Rivoluzione che, sotto la direzione di Fidel Castro, l'ha come autore intellettuale.

Perché non dire allora che il Vertice dei Non Allineati di L'Avana deve essere il Vertice di Martí?

Nel suo seno graviterà l'idea martiana dell'equilibrio, che dirige non solo la politica, ma anche la natura, lo spirito, l'arte, la scienza, l'occasione, le relazioni sociali.... È dell'integralità di tutti gli aspetti della realtà che sorge questa sintesi brillante, la solo possibile per raggiungere una scala sociale, con etica e giustizia strettamente vincolate e con l'appoggio dei popoli.

Non senza ragione l'imperialismo e la reazione mondiale, esperti che i principi contenuti nella Lettera delle Nazioni Unite e nelle sue istituzioni sono un elemento essenziale per procurare oggigiorno l'equilibrio del mondo, si avvalgono delle manovre più sporche e perfide per ignorare o violare apertamente le basi giuridiche del diritto internazionale.

Visto dai Non Allineati, il pensiero del più universale dei cubani serve per orientarsi sul fondamento della giustizia e — come trascende ampiamente il suo tempo — si trasforma anche in bussola indicatrice dell'equilibrio del mondo per il secolo XXI.