La CIA di scorta

si chiama Ned

Ingloriosa storia e sistematici fallimenti del National Endowment for Democracy, che dovrebbe aiutare lo sviluppo della democrazia nel mondo. Un articolo da «Latinoamerica»

 

 

mercoledì 1 febbraio 2006 - tratto da il Manifesto  Wayne S. Smih*

 

 

Il NED (National Endowment for Democracy) è un ente che ha visto la luce nel 1983, grazie al presidente Ronald Reagan e al Congresso degli Stati uniti, con la finalità di offrire sostegno a quelle istituzioni estere che il governo federale, per la sua posizione ufficiale, non poteva aiutare, ad esempio i partiti politici di opposizione. In apparenza, il Ned è una fondazione privata, non governativa e senza scopo di lucro, e perciò sostiene questo tipo di istituzioni estere con il sotterfugio di fornire fondi privati e non governativi. In realtà si tratta di una finzione, poiché il Ned, malgrado sia a prima vista un ente privato, riceve un finanziamento annuale dal Congresso. La finzione ha una sua particolare importanza, naturalmente, perché nella maggior parte dei paesi, e anche negli Stati uniti, esistono leggi severe che controllano le attività dei cittadini che ricevono finanziamenti da un governo straniero. Negli Usa, tanto per fare un esempio, ogni individuo o ente «soggetto a controllo estero» deve essere registrato presso il dipartimento di giustizia, e inviare ogni sei mesi una relazione sulle proprie attività, comprese quelle finanziarie.

Ormai da molti anni il governo degli Stati uniti predispone in tutto il mondo interventi che hanno lo scopo di influenzare certi elementi delle diverse società civili, ad esempio la stampa, i partiti politici, le unioni sindacali e così via, per spingerli in una determinata direzione, sia essa a favore delle scelte politiche sostenute dagli Stati uniti oppure a sostegno dell'opposizione ai governi di quei paesi, quando non al loro rovesciamento. Fino a qualche tempo fa, come è noto, il ruolo chiave in questo senso era giocato dalla Cia e dall'Agenzia Usa per lo sviluppo internazionale (Usaid, Agency for International Development). Nel 1983 queste istituzioni confluirono nel Ned. Da allora, Usaid opera come canale trasparente: quando un'istituzione riceve finanziamenti da Usaid, si sa che essi provengano dal governo Usa. Il Ned, come già detto, opera in un mondo immaginifico e pieno d'ombre, continuando peraltro a dichiararsi una fondazione privata che elargisce denaro privato, sebbene nessuna delle due affermazioni sia vera.
 


Decisioni sconclusionate
 


La fondazione ha un suo consiglio, che a volte prende decisioni sconclusionate. In alcune occasioni ha sostenuto cause che contrastavano apertamente con le politiche statunitensi, finendo col compromettere gli obiettivi Usa e provocando confusione tra gli osservatori stranieri, perfettamente consapevoli che il Ned è, a tutti gli effetti, un'agenzia del governo Usa.

Ne è esempio un episodio avvenuto a Panama durante le elezioni del 1984, quando il Ned decise di finanziare un candidato sostenuto dai militari, Nicolás Ardito Barletta, in aperta contrapposizione con la politica governativa statunitense. Non solo gli osservatori panamensi, ma perfino i funzionari dell'ambasciata Usa a Panama non riuscivano più a capire chi comandasse.

Una delle iniziative più bizzarre del Ned si è avuta a metà degli anni Ottanta, quando il maggiore sindacato Usa, l'Afl Cio, uno dei principali beneficiari del Ned, approvò un finanziamento di 1,5 milioni di dollari per la «difesa della democrazia» in Francia. Agli occhi della maggior parte degli osservatori, la democrazia in Francia non appariva affatto in pericolo, ma il direttore dell'Afl Cio di Parigi, responsabile all'epoca delle relazioni internazionali, affermò: «la Francia... è minacciata dall'apparato comunista. Il pericolo è chiaro e attuale se ci proiettiamo nei prossimi dieci anni».

Considerato il tipo di mentalità, non sorprende che uno dei gruppi francesi che ha ricevuto il finanziamento del Ned sia stato l'Union Nationale Interuniversitaire, un sindacato interuniversitario da molti considerato un vivaio dell'estremismo di destra e sospettato di legami con il terrorismo. Quando le attività francesi del Ned vennero rese pubbliche da un quotidiano locale, il governo Usa si dissociò dall'intera operazione. Ciò nondimeno, l'episodio evidenzia chiaramente il rischio di consentire al Ned di perseguire la sua soggettiva politica estera con i soldi dei contribuenti.

Sin dall'inizio, Cuba è stata l'obiettivo principale delle attività del Ned in America Latina. Durante gli anni Ottanta e anche oltre, uno dei principali destinatari della sua generosità era la Canf, Fondazione Nazionale dei Cubanoamericani, guidata dal famigerato Jorge Mas Canosa, uomo di destra votato al rovesciamento del regime di Castro. Mas Canosa è noto come amico stretto di Félix Rodríguez, funzionario e veterano della Cia nonché coordinatore delle spedizioni aeree dal Salvador verso la rete illegale dei rifornimenti ai contras di Oliver North. Altra figura chiave in questo quadro è Luis Posada Carriles, accusato di essere uno degli ideatori dell'attentato a un aereo di linea cubano che nel 1976 provocò 73 vittime. In un'intervista rilasciata nel 1998 al New York Times, riconobbe di aver preso parte a numerosi attentati contro alberghi turistici dell'Avana, che causarono la morte di almeno un turista e il ferimento di molte altre persone. Il denaro per finanziare l'operazione, disse, veniva da alcuni dirigenti della Canf.

Oggi il Ned non finanzia più la Canf, che dopo la morte di Jorge Mas Canosa ha in qualche modo moderato il proprio atteggiamento. Tuttavia è ancora molto impegnato nel progetto di rovesciare il regime cubano. Nel 1999 ha creato il Movimento mondiale per la democrazia, che ha immediatamente etichettato Cuba come uno dei governi più repressivi del mondo. Freedom House, una delle organizzazioni a cui il Ned destina molti dei suoi finanziamenti, descrive Cuba come uno tra gli undici «regimi più repressivi» del mondo. In realtà, una classificazione più obiettiva dei regimi repressivi è apparsa sulla rivista Parade il 13 febbraio 2005, e non include Cuba neanche tra i primi dieci. Vi compaiono, invece, l'Arabia saudita e il Pakistan, entrambi stretti alleati degli Usa. A voler essere coerenti, il Ned dovrebbe impegnarsi anche per rovesciare quei governi. Sì, per far cadere gli amici del presidente Bush che occupano la casa reale saudita.
 


Un governo repressivo
 


Comunque, a prescindere dal fatto che il governo cubano sia repressivo come o più di quelli degli alleati statunitensi, resta il fatto che si tratta di un governo repressivo. A Cuba c'è poco spazio per la libertà di espressione e di riunione, e ci si può ritrovare in carcere per la più arbitraria delle ragioni. Ed è naturale che gli Stati uniti vogliano spingere l'isola verso una maggiore apertura sociale. Il punto è che le politiche adottate dall'amministrazione Bush, e poi seguite dal Ned, sono profondamente sbagliate, totalmente controproducenti e portano solo a ulteriori restrizioni.

Ironicamente, le cose avevano iniziato a muoversi nella direzione giusta. Nel 2002 e fino al 2003 abbiamo assistito a un'incoraggiante tendenza verso una maggiore tolleranza dei dissidenti a Cuba. L'ex presidente Jimmy Carter ne ha incontrati alcuni durante un suo viaggio sull'isola nel 2002, così come hanno fatto altri leader internazionali e molti visitatori americani. Qualcuno dei dissidenti più noti ha avuto anche il permesso di recarsi in viaggio all'estero. Il governo può non aver apprezzato il Progetto Varela, che chiedeva un referendum per maggiori libertà politiche e riforme economiche, ma non ha imprigionato coloro che lo hanno proposto. E quando Carter nel 2002, nel suo discorso alla nazione cubana, si è richiamato a questo progetto, non solo è stato trasmesso in diretta dalla televisione nazionale, ma le sue parole sono state riportate parola per parola dalla stampa cubana.

Cosa non ha funzionato? Perché quell'improvviso cambiamento del 2003? Perché quell'imprevisto arresto di almeno 75 dissidenti? Gran parte della faccenda è stata una reazione alle provocazioni crescenti da parte dell'amministrazione Bush, che continuava a chiedere un cambiamento di regime e a dire che l'appoggio ai dissidenti sarebbe stato uno dei modi migliori per mettere fine all'epoca di Castro, un appoggio che in gran parte sarebbe stato fornito tramite Usaid e Ned. Non sorprende che il governo cubano abbia interpretato questo appoggio come una provocazione, sovversiva nella sua natura. E, a dirla tutta, quale sarebbe la reazione del ministro della giustizia Usa e del direttore della sicurezza nazionale se il capo dell'ufficio per gli interessi cubani a Washington decidesse di fornire assistenza materiale a gruppi di americani scontenti, dichiarando che il suo scopo è quello di provocare la caduta del governo americano e di sostituirlo con un nuovo sistema socialista? Verrebbe istantaneamente dichiarato persona non grata.

Uno degli aspetti ancora più cruciali del giro di vite è stato l'avvio della strategia Usa degli attacchi preventivi e l'inizio della guerra in Iraq. Ai cubani è sembrato che gli Stati uniti avessero chiaramente deciso di attuare una politica di azioni militari contro ogni stato ritenuto una possibile minaccia nei loro confronti, ignorando organizzazioni e leggi internazionali. È tempo, hanno concluso i cubani, di chiudere i boccaporti. «Chi lo sa?, mi ha detto un cubano, la prossima volta potrebbe toccare a noi».

Anche in quest'ottica, il giro di vite e l'arresto dei dissidenti sono stati una reazione esagerata da parte cubana. Hanno indebolito il sostegno all'isola da parte dell'Unione europea e di altri paesi, cosa di cui Cuba proprio non aveva bisogno, soprattutto se teme qualche tipo di incursione militare da parte degli Stati uniti.
 


Attività controproducenti
 


Il punto è che se il giro di vite cubano non ha fatto gli interessi dell'isola, la politica statunitense - e le attività del Ned - sono state decisamente controproducenti per gli interessi Usa. Il modo migliore per portare Cuba verso una maggiore apertura sociale è di ridurre le tensioni, aumentare il dialogo e allargare i contatti. La vecchia strategia dell'embargo, delle pressioni e delle operazioni per rovesciare il regime non ha funzionato, malgrado sia in piedi da tempo, e i trucchi ancor più aggressivi dell'amministrazione Bush e del Ned non funzioneranno oggi. Anzi, sono riusciti soltanto a capovolgere la tendenza verso una maggiore tolleranza dei dissidenti e a spedire in carcere tanta brava gente. Esattamente il contrario dell'obiettivo cui dovrebbero mirare gli Stati uniti.

Stessa sorte sembra investire il Venezuela, l'altro stato dell'America Latina nel quale il Ned ha le maggiori implicazioni. Nelle dichiarazioni pubbliche relative alle sue attività in questo paese, l'organizzazione ricorda il sostegno offerto a vari gruppi locali impegnati per la democrazia. Di fatto, tuttavia, molti di coloro che hanno sostenuto il fallito colpo di stato dell'12 e 13 aprile 2003, che mirava a rovesciare il presidente Chávez, ricevevano sovvenzioni proprio dal Ned. Ciò non significa necessariamente che dietro il complotto ci fosse la fondazione Usa. I legami con le persone che parteciparono al golpe, però, hanno inevitabilmente suscitato questo sospetto nel governo venezuelano, che spesso ha accusato l'ambasciata americana di aver avuto un ruolo diretto nell'incoraggiarlo.

Più recentemente, il Ned ha finanziato diversi gruppi venezuelani coinvolti nell'organizzazione del referendum revocatorio dell'agosto 2004; gli oppositori del governo, e apparentemente anche gli Usa, credevano che la consultazione avrebbe messo fine alla presidenza di Chávez. Invece così non è stato, e Chávez ha vinto anche facilmente. I fatti mostrano ancora una volta, e con chiarezza, che mentre gli Stati uniti si oppongono a Chávez, e mentre il Ned agisce contro di lui nella convinzione che rappresenti un pericolo per il sistema democratico, egli viene democraticamente eletto dal popolo del Venezuela, vince il referendum revocatorio, e ora, secondo gli ultimi sondaggi, è sostenuto da circa il 70% dei suoi cittadini, quando solo il 39% degli americani approva l'operato di George Bush.

È tempo ormai che gli Stati uniti lascino perdere i metodi da guerra fredda che ancora praticano nei confronti di Cuba e del Venezuela. Piuttosto che cercare di rovesciarne i governi, potrebbero ottenere di più avviando con questi paesi un dialogo costruttivo e ragionevole. Il Ned è un passo indietro verso la Guerra fredda, e le sue attività minano la volontà stessa degli Stati uniti di contare su una leadership illuminata ed efficiente. Come dice il vecchio adagio, sarebbe ora di consegnare il Ned alla pattumiera della storia.


 


* Capo dell'Ufficio di interessi degli Usa a l'Avana durante la presidenza Carter e ora membro senior del Center for International Policy di Washington e professore associato presso la Johns Hopkins University di Baltimora.

Tratto dal n. 93 di Latinoamerica, in vendita
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