Reporters Senza Frontiere

Ménard, socio europeo n.1 della campagna sporca di Bush contro Cuba
 


 

J.G.Allard – 19 maggio 2006 –

 

 

Tutto indica che Robert Ménard, segretario a vita di Reporters Senza Frontiere, potrà godere presto di un nuovo aumento del bilancio dei suoi conti bancari – e forse farsi un Mercedes d’Oro come quello offertogli dalla ditta tedesca per le sue aste d’elite nel 2004 –, per effetto del graduale scongelamento dei fondi destinati dal Dipartimento di Stato ai suoi migliori servitori.

 

Reporters Senza Frontiere ha ricevuto questo Mercedes "d’oro" nel 2004. Se il suo valore costituisce un’offesa al livello di vita nei paesi del Sud dove Ménard predica, è certamente in linea con la sete insaziabile di banconote provenienti da Washington e Miami del Segretario a vita di RSF.

 

Il ritardo nello scroscio di milioni di dollari del contribuente alla fauna sussidiata di Miami per il 2006 è dovuto al fatto – secondo le voci che circolano in Florida – che gli investigatori federali hanno iniziato a rendersi conto dell’enorme deviazione di fondi che costituisce la regola di questa guerra sporca.

 

Tuttavia il clan di Bush, come molte altre cose in questo paese, ha saputo liberare le sue amicizie, cominciando da Frank Calzón del Cuba Freedom Center, dai predatori che volavano sopra le sue bistecche.

 

La fortuna nordamericana di Ménard – la cui contabilità, secondo l’Internal Revenue Service, viene tenuta in uno studio di Alexandria, in Virginia, che si trova a meno di 15 minuti dal quartier generale della CIA – non ha smesso di crescere da quando questi si è recato per la prima volta a Miami a negoziare il costo dei suoi servizi.

 

Secondo diverse informazioni circolanti a Washington, alle assidue donazioni di Calzón e della Freedom House si sono aggiunte le banconote di un altro campione: Orlando Gutiérrez Boronat, del Direttorio Democratico Cubano, che con il suo sussidio di 663690 dollari del fondo speciale assegnato dal Dipartimento di Stato, ha battuto il record di Miami delle sovvenzioni orientate, secondo le cifre ufficiali.

 

Gutiérrez-Boronat fu membro, negli anni Ottanta, della cosiddetta Organizzazione per la Liberazione di Cuba, di Ramón Saúl Sánchez Rizo e anteriormente di Omega 7, che ebbe tra i suoi complici più conosciuti Pedro Crispín Remón, condannato a Panama assieme al boss Luis Posada Carriles.

 

Rémon, secondo il FBI, fu colui che assassinò il diplomatico Félix Rodríguez in mezzo ad una via di New York e che partecipò all’assassinio dell’emigrato cubano José Luis Negrín, nella sua casa del New Jersey, di fronte agli occhi di suo figlio.

 

Tutto il fan club di Miami di Robert Ménard appartiene alla risma che va dal Cuban Liberty Council ad Alpha 66.

 

 

COMPLICE DEL GOLPE CONTRO ARISTIDE

 

 

Ménard, a prescindere dalle inquietudini di diversi suoi collaboratori, che stanno iniziando a chiedersi fino a che punto possono vendersi in cambio delle comodità offerte loro dai milioni di RSF, sta continuando ad ampliare le sue ramificazioni a partire dal lavoro sporco che ha realizzato, alcuni anni fa, a margine del putsch nordamericano contro il presidente haitiano, Jean-Bertrand Aristide.

 

Ménard, su richiesta della banda di Caleb McCarry, oggi capo del Piano Bush contro Cuba ma allora fortemente coinvolto nel golpe haitiano, ha scatenato una guerra sporca – con la complicità dei suoi compari della cosiddetta Società Interamericana della Stampa (SIP) – rivolgendo al Governo haitiano di Aristide la falsa accusa di aver provocato l’assassinio del giornalista Jean Dominique.

 

Tuttavia, come ha documentato il ricercatore nordamericano Jeb Sprague, i RSF si sono astenuti dal condannare, dopo l’occupazione orchestrata da Washington, l’assassinio del giornalista Abdias Jean, della stampa comunitaria, l’assassinio della zia di Jeremy Duplan, il noto reporter di Radio Ti Moun, così come l’arresto, da parte della giunta al potere, di giornalisti molto noti, come Kevin Pina di Pacifica Radio e Jean Ristl.

 

McCarry disponeva di argomenti per garantire ai suoi soci dell’International Republican Institute le qualità particolari di questo mercenario francese, che aveva già mostrato il suo servilismo nel dossier cubano. Non hanno esitato a iscriverlo nel loro elenco di protetti: fra poco si saprà fino a dove è cresciuta e continua a crescere la generosità di questi amici di Bush, che hanno catapultato Ménard al di sopra di tutti gli altri nipoti europei dello Zio Sam.

 

Intanto Caleb McCarry sta conservando con cura il numero di telefono del suo amico Robert.

 

Il Segretario a vita dei Reporters Senza Frontiere ha appena approfittato ancora una volta della Giornata Internazionale della Libertà di Stampa per ribadire il suo abituale discorso anticubano, grazie alla sua rete di disinformazione, nella quale El Nuevo Herald di Miami occupa un posto importante.

 

Il protetto dei servizi segreti nordamericani – la cui reputazione inventata viene adesso discussa nelle sale di redazione parigine – ha tranquillamente dimenticato i molteplici attentati alla libera espressione che avvengono nei mass media che, interessatamente, lo lusingano.

 

Una delle violazioni più grossolane dimenticate dai RSF è l’improvvisa eliminazione di Ignacio Ramonet e Ramon Chao dagli spazi d’opinione che i due scrittori curavano nel quotidiano spagnolo La voz de Galicia. Senza nessuna spiegazione da parte della direzione della pubblicazione.

 

Fortunatamente e senza la partecipazione dell’autodesignato difensore della libertà di stampa, il gruppo internazionale di intellettuali "In difesa dell’Umanità" ha segnalato in un messaggio al quotidiano che, "dopo che il suo direttore era stato costretto a dimettersi", erano state messe a tacere le voci che ogni settimana offrivano un’opinione dissidente di fronte alla valanga del pensiero unico".

 

Qualificando la decisione di La Voz de Galicia come colpo contro "il giornalismo veramente indipendente in tutto il mondo", la lettera collettiva ha denunciato "coloro che s’impegnano a sequestrare la verità e ad utilizzare i mass-media come strumento di dominazione ed inganno".

 

La descrizione sembra fatta su misura per Ménard e il suo clan.

 

 

LA SCANDALOSA ESPULSIONE DI JIM DEFEDE

 

 

Il padrone dei RSF non menziona, in quello che definisce un resoconto annuale del suo milionario gruppo, la scandalosa espulsione dalle pagine del Miami Herald del più popolare columnist, Jim DeFede.

 

Il 10 luglio 2005, DeFede ha pubblicato in questo quotidiano, sotto il titolo "Il terrorismo è il terrorismo, sia a Londra che a Cuba", un articolo nel quale si chiedeva il reale significato dei commenti fatti da Ileana Ros-Lehtinen condannando il terrorismo, quando la stessa congressista repubblicana ha difeso ripetutamente Luis Posada Carriles e Orlando Bosch, accusati di aver fatto esplodere un aereo civile cubano nel 1976.

 

Due settimane dopo, il 27 luglio, DeFede ha registrato una conversazione con l’ex delegato di Miami, Arthur E. Teele, accusato e processato per corruzione e in attesa di un secondo processo, apparso improvvisamente nella reception dell’Herald, visibilmente disperato. Dopo una breve conversazione telefonica con DeFede, al quale ha espresso tutto il suo fastidio per un articolo pubblicato nel settimanale Miami New-Times, Teele ha impugnato una pistola e si è suicidato.

 

Alcune ore dopo il fatto la direzione del Miami Herald ha licenziato uno spaventato DeFede. Il pretesto: la diffusione di conversazioni registrate senza permesso viene sanzionata nello stato della Florida.

 

Più di 500 giornalisti non sono stati così ingenui da farsi sopraffare dalla manovra e hanno espresso la loro solidarietà a DeFede in una lettera scritta da Peter Wallsten, del Los Angeles Times e da Charlie Savage del Boston Globe.

 

L’Herald si è rifiutato di reintegrare DeFede nel suo posto di lavoro ed i RSF si sono rifiutati palesemente di denunciare quest’ingiustizia, la più flagrante avvenuta quest’anno nella stampa nordamericana.

 

Intanto Carlos Alberto Montaner, condannato per terrorismo all’Avana nel 1960 quando si dedicava a mettere bombe nei grandi negozi, continua a pubblicare i suoi commenti lacrimosi nella stessa pubblicazione.

 

 

COSA SUCCEDE CON SAMI AL HAJ,

SEQUESTRATO A GUANTÁNAMO?

 

Ménard sta mantenendo un atteggiamento totalmente sprezzante sul caso del cameraman sudanese di Al-Jazeera, Sami Al-Haj, sequestrato nel 2001 dalla CIA in Afghanistan, incarcerato da quel momento a Guantánamo e fatto "scomparire" da RSF, che non gli ha prestato attenzione fino a poco tempo fa, quando è stato denunciato l’atteggiamento scandalosamente di parte di quest’organizzazione.

 

I RSF hanno quindi denunciato soltanto nel 2006 un arresto avvenuto nel 2001 mentre la Federazione Internazionale dei Giornalisti, che non ha niente a che fare con la SIP, lo aveva già fatto nel 2003 contemporaneamente al sequestro di Tayssir Alouni, un altro giornalista di Al-Jazeera, la cui scomparsa non ha commosso il piccolo capo del gruppo parigino.

 

Per quanto riguarda la crudele sorte di Sami Al-Haj e del timido appello dei RSF per la sua liberazione, il ricercatore francese Maxime Vivas commenta: "La verità è che non si può chiedere il favore di fare un gesto umanitario a un paese che sequestra giornalisti a migliaia di km dal suo territorio".

 

Si suppone che la rinuncia di Maria Dolores Masana, avvenuta negli ultimi giorni di gennaio, di una vicepresidentessa e di sei membri della direzione della filiale spagnola dei RSF, sia in qualche modo legata agli amici particolari di Ménard, che in quel paese ha avuto la disgrazia di unirsi al Partito Popolare di Rajoy e Moragas, eredi del franchismo, nel dibattito sullo statuto della Catalogna.

 

Nel 2004, i Reporters Senza Frontiere hanno ricevuto dalla Mercedes un’auto Classe A, coperta con 3.000 foglie d’oro a 24 carati da specialisti in restauro e poi verniciata per resistere alle intemperie.

 

La macchina ha un valore scandaloso – il solo costo dell’oro raggiunge i 20.000 euro – e non ha niente a che fare col tenore di vita di giornalisti come Sami Al-Hami (vittima già da 5 anni dei torturatori della CIA) e con la miseria che patisce il Terzo Mondo, dove Ménard si dedica a dare lezioni.

 

Ma corrisponde alla sete insaziabile per il denaro di questo sulfureo personaggio, in particolare quello che scorre in grandi quantità dai Giardini della Casa Bianca fino alla Via 8 di Miami, attraverso la rete di funzionari con pochi scrupoli dell’USAID e della NED.