Le cose insolite della

 

“Ley de Ajuste”

 

 

O.Oramas Leon 27/4/2006 - GI -

 

 

Marlene Bastien, direttrice della Haitian-American Grassroots Coalition, che raggruppa varie organizzazioni comunitarie di Haiti a Miami crede la legge debba essere uguale per tutti, anche se i fatti dimostrano il contrario.

 

Di recente è giunta in Florida un’imbarcazione con 46 immigranti di Haiti accompagnati da un cubano.

 

Il gruppo è riuscito a sbarcare nella contea di Broward, a nord di Miami, ma la Legge di Accordo, ha segnato le differenze: i 19 uomini, 15 donne e due bambini di Haiti sono stati detenuti e un giudice ha determinato il loro rimpatrio forzato. La Bastien considera ingiusto che solo il cubano sia “rimasto libero”.

 

È immorale deportare adesso gli haitiani, ha affermato e non scappano da questa regola neanche i bambini del gruppo che non hanno età per comprendere perchè un bambino cubano è diventato famoso, vittima della Ley de Aduste. 

 

Sono fresche nella memoria le immagini della caccia all’uomo avvenuta nella  città della Florida per l’arrivo di un’imbarcazione carica di immigranti di Haiti che correvano, cercando si scappare alla polizia o dell’arrivo di una lancia rapida con la quale i cubani sfidavano i guardacoste per poter giungere a terra.

 

Cubani e haitiani rischiano la vita tentando di giungere in territorio nordamericano, ma i primi per l’irrazionale interpretazione “piedi bagnati, piedi asciutti”,  possono rimanere nell’Unione, ricevono il permesso di lavoro e la residenza in un anno e un giorno, una sorta di premio alla sopravvivenza. Questi privilegi sono sicuramente uno stimolo al traffico illegale che tra gli altri obiettivi si può prendere come pretesto per un’aggressione nell’Isola.  

 

Senza dubbio gli immigranti della povera e occupata Haiti sono di bassa categoria nella scala nordamericana, condannati al rimpatrio, anche se Marlene Bastien crede che la legge debba essere uguale per tutti.

 

La Ley de Ajuste cubana ha tutti i crismi per essere considerata assassina, uno strumento criminale della politica aggressiva degli Stati Uniti contro Cuba, ma è anche la prova d’una filosofia discriminatoria  e razzista.

 

Solo per questo Washington merita una condanna in materia di diritti umani, anche se  nega di optare per un posto nel fiammante nuovo Consiglio, che ha sostituito la CDH di Ginevra, la stessa che gli USA hanno usato come tribunale dell’inquisizione contro i paesi del Terzo Mondo.

 

Si deve sperare che il Consiglio dei diritti umani si occuperà delle denunce delle politiche razziste e tra queste quella dei “piedi bagnati, piedi asciutti”, che l’amministrazione Bush utilizza per fomentare l’emigrazione illegale da Cuba.