Il Piano Bush di "Assistenza ad una Cuba Libera"
 

Il mein kampf di Bush

 

e la bella addormentata
 

 

R.Alarcon de Quesada 18 luglio 2006 - www.granma.cubaweb.cu

 

 

Il 10 luglio 2006 Bush ha approvato "misure addizionali" contro Cuba alcune delle quali mirano direttamente a chi commercia con l'Isola o ha qui investimenti. Tra esse ripete la possibilità di iniziare i processi previsti nel Titolo III della Legge Helms-Burton selettivamente per alcuni paesi  — per il linguaggio usato sembra che minaccino d'iniziare con il Venezuela ma nessuno sa quello che succederà una volta che si scopra questo Vaso di Pandora — ed annuncia che "applicheranno vigorosamente" il Titolo IV "mettendo a fuoco specialmente la sua applicazione" precisamente in quei settori dove sono più coinvolti gli europei.

Quando nel 1996 gli Stati Uniti promulgarono la Legge Helms-Burton ci furono proteste in Europa. Qualificarono il testo nordamericano come extraterritoriale e contrario alle norme relative al commercio internazionale. Ma non condannarono il suo carattere genocida ed interventista, né il suo proposito di porre fine all'indipendenza e alla sovranità di Cuba e di sottometterla ad un regime di servitù e completa dominazione.

All'Unione Europea nient'altro disturbava che alcuni aspetti di quella Legge che colpivano i suoi propri interessi. Per questo motivo protestò, solamente, per i Titoli III ed IV dello sgorbio legislativo.

Il primo concede, un'autorità completamente illegale, ai tribunali nordamericani d'intraprendere giudizi, a partire da reclami presentati, per ipotesi, da ex padroni di proprietà nazionalizzate dalla Rivoluzione, contro qualunque persona che,
ora, li utilizzi  in qualsiasi modo e l'altro nega i visti di entrata negli Stati Uniti a chi investe in Cuba, proibizione che si estende anche al coniuge e figli e della quale sono già stati oggetto persone di diverse nazionalità.

Sul resto, la parte più grave ed estesa del documento, l'Europa non ha emesso suono alcuno. Di quei capitoli semplicemente non parlò perché i governi europei, in un modo o nell' altro, erano complici della politico anticubana di Washington.

Si videro obbligati a criticare parzialmente la Legge per la pressione dell'opinione pubblica e soprattutto per quella degli impresari del Vecchio Continente i cui vincoli economici e commerciali con Cuba, interamente legittimi, affrontavano sanzioni illegali e grossolane minacce da parte del governo degli Stati Uniti.

L'Unione Europea presentò allora una domanda ufficiale contro Washington davanti all'Organizzazione Mondiale del Commercio. Chi rivede la stampa di dieci anni fa facilmente troverà centinaia di articoli, dichiarazioni ed informazioni su questa domanda. Alcuni parlavano di un'imminente guerra commerciale. Sembrava che andasse a terminare il mondo.

Ma la stampa riportava giornalmente anche le frequenti riunioni dei rappresentanti di entrambe le parte: Stuart Eizenstat e Leon Britan. Quando il primo non visitava l'altro a Bruxelles, questo si muoveva per trovarlo a Washington. I loro banchetti erano riportati nei mezzi informativi quasi con lo stesso interesse con cui si trattano le più notorie coppie di comici.

Finalmente si misero d'accordo e l'annunciarono a grancassa: l'Unione Europea ritirava la sua domanda davanti all'OMC e dichiarava, inoltre, che avrebbe continuato ad appoggiare i tentativi nordamericani di sovvertire la società cubana. Da parte sua l'Amministrazione di Washington non avrebbe usato i menzionati titoli III e IV e s'impegnava a presentare davanti al suo Parlamento gli emendamenti necessari per modificare, in tal senso, la Legge Helms-Burton.

L'offerta nordamericana era, di sicuro, ridicola. La sostanza del Titolo III è la minaccia di intavolare cause davanti ai suoi tribunali federali il cui numero poteva essere di tale grandezza da gettare nel caos il sistema giudiziale come notò, per tempo, lo stesso governo nordamericano. È per questa ragione e per nessun altra che la stessa Legge Helms-Burton diede l'autorità al presidente per sospendere per sei mesi il diritto a promuovere tali processi, qualcosa che Clinton fece dall'istante in cui promulgò la Legge — molto prima del primo gemito europeo — e che continuò a fare, egli e Bush, e l'hanno fatto già venti volte. Gli Stati Uniti "davano" all' Europa quello che
, dal primo giorno, si erano già dati a sé stessi per il loro interesse.

In altre parole, dopo tanto disordine, l'Europa si accontentava di un'insulsa promessa ed in cambio ella era l'unica che agiva per fare esattamente quello che le ordinavano.

Sono passati dieci anni. Né l'amministrazione Clinton né quella Bush in nessun momento, in qualsiasi forma, in modo diretto o indiretta, hanno fatto atto alcuno per compiere quello che avevano solennemente promesso. Neanche hanno cercato di simularlo. Semplicemente non hanno fatto niente. Assolutamente niente.

E non lo hanno fatto perché neppure il loro interlocutore ricordava il supposto impegno. L'Europa ha lasciato trascorrere dieci anni senza sbattere le palpebre benché Washington non mantenesse la sua promessa. Peggio ancora. Non ha mai reagito, durante questo periodo, quando i nordamericani hanno punito arbitrariamente imprese europee a difesa di una Legge che segue intatta. L'Europa, in profonda quiete, dormiva.

Perché gli Stati Uniti dovrebbe rispettare il loro impegno se sanno di poter contare sempre sui servizi dell'ubbidiente, disciplinata Unione Europea?

Più ancora, ogni volta che lo considera opportuno, il governo nordamericano ringrazia pubblicamente la cooperazione europea nella realizzazione del suo piani anticubani. Cooperazione tanto generosa e disinteressata che non è stata colpita dalle ripetute violazioni della sua sovranità e dei diritti delle sue imprese e dei suoi cittadini. Niente perturba il suo sereno sonno.

Arrivò il mese di maggio del 2004. Con gran fanfare Bush mise in vigore il suo Piano in cui, in fedele obbedienza alla Legge Helms-Burton, descrive fino al dettaglio il genocidio che immagina potrà realizzare con Cuba ed i cubani. Il Piano Bush contiene anche nuove misure per rendere più crudele la guerra economica che c'impone.

E tra queste misure ci sono quelle, molte specificamente, riferite ad altri paesi che includono i membri dell'Unione Europea. Né una parola di modifica della Legge Helms-Burton. Molte — quasi 500 pagine — per ripetere fino alla stanchezza che l'imporranno con ogni rigore.
Bush ha minacciato, tra le altre numerose aziona,  di permettere i processi previsti nel Titolo III ed ha annunciato il rafforzamento dell'apparato burocratico incaricato di eseguire le sanzioni che contempla il IV.

Sono passati altri due anni completi. Arriviamo a luglio del 2006. L'Unione Europea rimane in silenzio. Nessuna Cancelleria ha sussurrato almeno una parola.

Fino ad ora nessuno in Europa si è dato per informato.

Chieder loro che condannino il piano segreto per attaccare la Rivoluzione, le nuove e ancor più crudeli restrizioni alle famiglie cubane, le stupide e criminali proibizioni contro le sue Chiese, i vergognosi tentativi di seppellire l'Operazione Miracolo ed i servizi di salute che salvano la vita a milioni di persone, sarebbe, sicuramente, chieder loro troppo.

Ma lo è, per caso, suggerir loro che difendano gli interessi dei propri cittadini? Ricordar loro, col dovuto rispetto, quella carta che sottoscrisse il cavaliere Britan col suo inseparabile amico? Probabilmente non vale la pena.

Forse sarebbe più pratico non perturbare il sonno della Bella Addormentata.

In fatto di scendere a patti coi fascisti, di lasciar loro le mani libere, c'è abbastanza esperienza al di là dell'Atlantico. Ma c'è anche esperienza, dolorosamente, delle sue conseguenze. Non sono pochi, per fortuna, chi ricorda ancora Monaco e Chamberlain ed il suo ombrello e tutto l'orrore che venne dopo.