LA FINESTRA DELL’EDITORE

Lo Sheraton non è un caso isolato

G.Molina  21 marzo 2006 - GI -

 

La stravagante espulsione di 16 funzionari dall’Hotel María Isabel Sheraton in Messico, ha sollevato un’ondata di opinioni e congetture sulla sua origine ed i suoi obiettivi.

 

Perchè questa isterica reazione ora e non prima, dal momento che gli imprenditori petroliferi cubani e nordamericani avevano già conversato in altre sei occasioni? Perchè proprio adesso che la condotta sul piano interno ed internazionale del Presidente dei potenti Stati Uniti d’America è soggetta a così tante critiche provenienti da ogni parte?

 

Una curiosa rivelazione messa in risalto dall’incidente è l’insolita dipendenza del presidente George W. Bush nei confronti di gruppi legati al defunto tiranno Fulgencio Batista. Quello attualmente più influente è il Consiglio per la Libertà di Cuba (CLC), che si è separato dalla Fondazione Nazionale Cubano Americana (FNCA) ed ha sostituito questa nella riscossione dei favori dei Bush.

 

Al Karmen, opinionista del Washington Post, ha rivelato nel quotidiano che l’avvocato del consorzio di New York Starwood Hotels – proprietario della catena Sheraton – il cubano-americano Ignacio Iggy Sánchez, ha cercato di evitare che i rappresentanti Jeff Flake, repubblicano dell’Arizona e Howard L. Berman, democratico della California, inviassero una lettera critica della misura, firmata da 25 membri del Congresso USA, al direttore del Dipartimento del Tesoro John Show.

 

Sánchez, oltre ad essere avvocato dell’impresa alberghiera, fa parte del comitato direttivo del CLC, i cui personaggi di spicco sono Ileana Ros-Lehtinen ed i fratelli Díaz-Balart, di pura schiatta batistiana. Il CLC è sostenuto anche da diversi imprenditori ed altri rampolli di Batista, come la banda terrorista di Luis Posada Carriles e del suo socio nel traffico di droghe in America Centrale, Félix Rodríguez Mendigutía.

 

Il presidente Bush ha designato l’anno scorso Iggy Sánchez come membro del comitato direttivo del Centro Woodrow Wilson di Washington. Il fatto è che Iggy, che è anche avvocato della Bacardí ed ex membro della FNCA, è un vecchio e ben pagato partigiano dell’annessione di Cuba agli Stati Uniti, come dimostrò collaborando alla redazione degli articoli chiave della Legge Helms-Burton. Il suo apporto fu così importante che un senatore statunitense commentò che la Legge dovrebbe chiamarsi Helms-Bacardí Protection Act.

 

Sánchez, nell’ottobre 1998, formulò una proposta di emendamento alla Legge Finanziaria – a nome della Bacardí –, presentata dai congressisti Connie Mack e Bob Graham, affinché gli Stati Uniti ripudiassero il principio giuridico della protezione dei marchi registrati, negando a Cuba e Francia la proprietà (iscritta negli stessi USA) del rum Havana Club, marchio del quale la Bacardí vuole appropriarsi.

 

L’Amministrazione Bush è stata criticata duramente dai 25 congressisti repubblicani e democratici a causa del "ukáse" contro i funzionari cubani del settore petrolifero. I 25, nella loro lettera a Show, hanno considerato l’esclusione dei cubani come una "applicazione abusiva della legge statunitense, che potrebbe avere significative implicazioni mondiali" ed hanno preteso una spiegazione sulla ragione per la quale è stata decisa l’espulsione" (il 3 febbraio scorso) "dei funzionari cubani che partecipavano alla Riunione Energetica USA-Cuba".

 

Hanno segnalato che è stata proibita una riunione tra funzionari del Governo cubano e rappresentanti commerciali degli Stati Uniti, "nonostante che il Dipartimento del Tesoro abbia mantenuto per anni la decisione che le sanzioni contro Cuba non proibiscono ai funzionari statunitensi di imprese energetiche l’effettuazione di incontri informativi o contatti in paesi terzi con rappresentanti di nazioni soggette a sanzioni come Iran, Cuba e Libia".

 

Hanno avvertito che l’espulsione, fatto senza precedenti, implica che l’Ufficio di Controllo dei Beni Stranieri (OFAC la sigla in inglese) sta stabilendo il nuovo precedente in base al quale nessun albergo e nessuna impresa commerciale di proprietà statunitense può prestare un servizio ad un cittadino cubano.

 

Si chiedono se la OFAC verificherà le liste degli ospiti di tutti gli hotel nordamericani. "Secondo questa logica", hanno aggiunto ironicamente, "un’impresa statunitense proprietaria di un ristorante a Londra verrà penalizzata se un cittadino di una nazione soggetta ad embargo vi si reca per pranzare? Se un cinema di proprietà nordamericana in un paese straniero vende un biglietto di ingresso ad un cubano verrà sanzionato?"

 

È probabile che ai legislatori non sia sfuggito che la misura ha avuto la sua origine a Miami, quando hanno segnalato come un fatto grave che l’azione contro i cubani confermi che il Dipartimento del Tesoro sta utilizzando più risorse per l’applicazione delle sanzioni contro Cuba che per seguire le tracce di gruppi terroristici come Al-Qaeda.

 

Il quotidiano della Florida Sun Sentinel ha puntualizzato in un editoriale apparso il 13 febbraio che la misura ha semplicemente "messo in ridicolo gli Stati Uniti, ha infiammato il nazionalismo messicano contro di noi e, in ultima analisi, è illegale".

 

L’accademico Wayne Smith, ex capo dell’Ufficio Diplomatico degli Stati Uniti a Cuba, si è espresso in sintonia con il quotidiano ed ha ricordato come il Governo del defunto presidente Juan Domingo Perón fece applicare le leggi nazionali quando Washington pretese di disconoscere la sovranità argentina, così come adesso con il Messico del presidente Fox.

 

Smith si riferiva alle regolamentazioni in vigore dal 1960, che proibiscono a qualsiasi sussidiaria degli USA di sostenere commerci o transazioni commerciali con Cuba. Il Governo peronista ordinò nel 1974 a queste ditte di vendere a Cuba, oltre ad altre merci, auto Chevrolet e Ford fabbricate nel paese australe dalla General Motors e dalla Ford Motor Company.

 

Il Governo peronista, quando il Dipartimento del Tesoro sostenne che si trattava di una violazione delle leggi nordamericane e che le compagnie potevano essere multate, rispose che fino a quando queste fossero rimaste in territorio argentino avrebbero dovuto attenersi alle leggi nonché alla politica commerciale argentina e che, in caso di inadempienza, i dirigenti avrebbero potuto venire arrestati e le compagnie nazionalizzate. Washington dovette adeguarsi a questa virile condotta.

 

L’ambasciatore USA, il repubblicano Robert C. Hill, ammise secondo Smith che "le norme internazionali non sono dalla nostra parte" e si adoperò affinché queste venissero riconosciute dal suo Governo, cosa avvenuta nel 1974.

 

Le leggi vennero rispettate per 18 anni ma nel 1992 venne nuovamente instaurata la proibizione, con il progetto presentato dal membro della Camera dei Rappresentanti Robert Torricelli, finanziato dalla FNCA e dalla Bacardí. Le bande cubano-americane avevano recuperato la loro forte influenza grazie al "nuovo ordine" di George Bush padre.

 

Wayne Smith si è mostrato sorpreso dalla condotta passiva del Governo messicano, giacché il segretario agli Esteri di questo paese, Luis Ernesto Derbez, ha dichiarato che si trattava di una questione tra privati e di una decisione dello Sheraton. Ma quando l’autorità municipale, retta dal Partito della Rivoluzione Democratica, ha chiuso l’hotel il Governo centrale (nonostante le critiche della stampa per la "sovranità oltraggiata" e nonostante la legge del 1996 approvata come protezione contro la Legge Helms-Burton di Washington), ha censurato la misura in quanto lesiva di un centro di lavoro ed il provvedimento è stato rapidamente revocato.

 

Il contrasto tra queste due reazioni dimostra che, con l’attuale Governo, il Messico ha cessato purtroppo di essere il più fermo difensore della dottrina Estrada di "non intervento negli affari interni di altri Stati".

 

José Reveles, in un articolo apparso sul quotidiano messicano El Financiero, ha espresso acutamente che il vero motivo dell’incidente allo Sheraton è il petrolio di Cuba.

 

Il giornale, basandosi su quanto affermato dagli esperti Fabio Barbosa e Miguel García Reyes durante una sessione dell’Istituto di Ricerche Economiche, riferisce sulle riserve che si assicura esistano nella parte cubana del Golfo del Messico, già sondate dalla compagnia spagnola Repsol.

 

Gli specialisti, di fronte a diverse decine di persone, hanno analizzato la questione dell’espulsione dei funzionari cubani che si stavano riunendo con imprenditori petroliferi della Exxon e di altre importanti imprese statunitensi. Non c’erano le texane alle quali appartengono i Bush. Collegando i fatti tra loro si sono spiegati la virulenta reazione dell’Amministrazione di George W., che ha fatto applicare extraterritorialmente in Messico la Legge Helms-Burton, umiliando il Governo messicano.

 

Cuba ha denunciato come i legislatori cubano-americani stiano esercitando dallo scorso anno crescenti pressioni nei confronti della Casa Bianca affinché questa acceleri le misure che permettano di soffocare la Rivoluzione cubana prima che sia troppo tardi. Si sono accordati con i Bush per compiere un’intensa attività lobbystica nel prossimo mese di maggio, allo scopo di intensificare le aggressioni e raggiungere questi obiettivi.

 

La CLC ha mobilitato funzionari del Governo nei confronti dell’Europa, nonché figure ed organizzazioni al soldo della National Endowment for Democracy (NED), entità che si occupa essenzialmente di finanziare le attività di ogni tipo contro Cuba, assieme ad altre istituzioni della CIA, per cercare consensi nei confronti di questi piani.

 

L’incidente allo Sheraton non è né isolato né casuale. È la punta di un iceberg. Rifiutarsi di alloggiare "gente di colore", come chiamavano gli afro-americani ed i latinoamericani, è un piacere che era stato tolto agli albergatori degli Stati Uniti. Dev’essere stato ben assaporato dalla direzione del Santa Isabel e dall’arrogante elite del potere. Ed è conforme alle idee, ai modi di fare ed alle necessità dei Bush e della loro banda del CLC.

 

L’approvazione di una nuova Commissione dei Diritti Umani a Ginevra dominata da Washington, rientra negli obiettivi da perseguire in Europa. Un altro strumento di propaganda per il vecchio continente ed il nuovo è la congiura nata nella televisione di Amburgo, che insiste nel resuscitare le accuse contro il Governo cubano per l’assassinio del presidente Kennedy.

 

Queste grossolane manovre danno una sensazione di disperazione.