Il Piano Bush di "Assistenza ad una Cuba Libera"
 

Fanno le stesse cose per

 

impadronirsi di Cuba
 

 

V.Pelaez 24 luglio 2006 - www.granma.cubaweb.cu

 


Durante più di 40 anni, tutti i presidenti nordamericani hanno presentato qualche
"nuovo" piano  per abbattere il Governo di Fidel Castro e "fare" ritornare Cuba nella famiglia delle nazioni latinoamericane sotto il dominio USA. Ogni "nuovo" progetto assicura al partito di governo i voti dei cubani anticastristi della Florida e di altri angoli del paese. Contemporaneamente mostra il presidente come il maschio "Joe Six-Pack" ( un lavoratore comune di razza bianca)...

In questo secolo XXI, chiamato "metallico" dove ogni dettaglio della vita e del pensiero è interpretato in termini di denaro, non sorprende che questa volta il prezzo del progetto di "democratizzazione di Cuba" sia elevato a 80 milioni di dollari. Come tutto sale, la cosa "innovativa" del Piano Bush è che più di 100 studiosi al servizio del governo, guidati da Condoleezza Rice e dal segretario del Commercio Carlos Gutiérrez impiegarono più di un anno, con spese milionarie, per copiare il piano di transizione democratica elaborato per Afghanistan ed Iraq. Lo fecero sapendo perfettamente che i nordamericani non si sarebbero resi conto, come disse l'evangelista Gary Bauer: "Joe Six-Pack non capirà mai i cambiamenti che si stanno producendo nel mondo e né perché egli non possa capire tutto questo".

Questo piano ignora completamente l'esistenza di Cuba come paese sovrano ed il
suo popolo che, con molto sacrificio, riuscì a trasformare il paese in una delle nazioni più colte, più educate e più salutari del pianeta nonostante l'austerità che sta soffrendo, da più di 40 anni, dovuta al blocco economico USA.

Il Piano parla della necessità di ricreare un nuovo sistema socioeconomico capitalista nell'Isola e, come in Iraq, privatizzare tutta la sua infrastruttura produttiva e sociale sotto la bacchetta delle corporazioni nordamericane. Come per l'Iraq gli autori del piano vaticinano che il paese riceverà con i "fiori i suoi liberatori arrivati da Miami per dirigere il destino di una Cuba nuova", d'accordo con il FMI. Poveri illusi. Tutto il mondo sa quello che accadde in Afghanistan ed Iraq dopo la loro "liberazione". Il primo si trasformò in una "superpotenza di eroina" producendo ora l' 87% di questa droga per il consumo mondiale.

L'Iraq è un vicolo di terrore senza uscita per le truppe nordamericane. Il petrolio tanto desiderato dai neoconservatori si é trasformato in un sanguinante incubo che sta trascinando verso il precipizio, non solo il Medio oriente, bensì gli stessi Stati Uniti.

Tutto questo piano è pura retorica per soddisfare il complesso nordamericano di superiorità. Non possono tollerare che un paese di 11 milioni di abitanti non si chini di fronte ad un colosso di 287 milioni. Nel libro The Southern Dream of Caribbean Empire, 1860, il suo autore scrive: "Un impero si alzerà e schiavizzerà il mondo intero da San Diego nel Pacifico fino a Messico e all' America Centrale, espandendosi a Panama, Nuova Granada ed Ecuador, attraversando le Ande verso l'Amazonía e di lì all'Atlantico."

La realtà è che Cuba continua ad essere un paese sovrano nonostante tutti gli sforzi del nord america...

(Frammenti da El Diario La Prensa, di New York)