L'illusione della

 

transizione a Cuba

 

 

 Javier Rodriguez 11/5/2006 - PL -

 

Dopo quasi mezzo secolo di frustrazioni e sconfitte nel tentativo di farla finita con la Rivoluzione cubana, gli Stati Uniti ed i gruppi anticubani inchiodati a Miami, si aggrappano ora all'illusione di una transizione senza la presenza di Fidel Castro.

Una pioggia di articoli, dichiarazioni  sino a pronunciamenti ufficiali del governo nordamericano, in questo senso,  satura ultimamente i circuiti delle agenzie di notizie e i principali spazi  dei mezzi di diffusione in tutto il mondo.

Operando dalla Florida le organizzazioni di elementi di origine cubana  ripetono, un ed un'altra volta, i loro agognati piani per l'ipotetico giorno nel quale, davanti all'assenza definitiva della direzione storica del processo rivoluzionario, possano i loro membri ritornare nell'isola e retrodatarla al passato sistema capitalista.

Lo stesso governo degli Stati Uniti che, durante quasi mezzo secolo, ha visto svanire gli innumerabili progetti dei suoi servizi segreti per assassinare Fidel Castro, proclama ai quattro venti il piano del presidente George W.Bush per la Cuba desiderata  dopo la sparizione fisica della direzione storica.

Le nuove speranze, come ha detto in un'occasione lo stesso mandatario cubano, sono basate sul sogno di un'azione della natura per risolvere quello che è stato impossibile per l'impero più poderoso conosciuto dall'umanità.

La campagna in questo senso costituisce, in primo luogo, il più chiaro riconoscimento all'impotenza dell'impasto di armi, aggressività politica e diplomatica e blocco economico commerciale esercitato da Washington contro L'Avana dal trionfo del 1° gennaio 1959.

Ma oltre a questa conclusione, che dimostra l'irreversibilità del processo rivoluzionario, per i cubani significa un'altra prova che gli Stati Uniti non solo non hanno appreso le lezioni della storia  ma anche ignorano la realtà di quello successo a Cuba durante quasi 50 anni.

Un numero innumerevole di analisti e specialisti, la Casa Bianca, il Pentagono, il Dipartimento di Stato e la CIA sembrano rifiutarsi di comprendere che i profondi cambiamenti strutturali ed ideologici successi nella società cubana segnino per sempre il futuro della nazione caraibica.

Le generazioni forgiate al caldo della lotta dei primi anni della Rivoluzione e quelle nate posteriormente in mezzo all'uragano sociale e politico provocato da questo fenomeno, si uniscono oggi ai giovani che coltivano lo stesso pensiero dalle aule del semenzaio dei centri educativi costruiti per loro.

La forza con la quale tutta la popolazione affrontò i duri periodi di difficoltà e scarsità imposti, per anni , dalla politica nordamericana, come la resistenza davanti ad aggressioni dirette, invasioni e terrorismo, mostrarono il livello di coscienza acquisito.

Le pagine di disinteresse personale scritte dagli internazionalisti cubani in distinti paesi del pianeta si uniscono al riconoscimento degli avanzamenti scientifici ed educativi cubani ed il rifiuto del blocco, negli organismi internazionali, suonano come smentite all'isolamento del paese e confermano il prestigio ottenuto.

Queste menzioni, ad alcuni aspetti di quello che è e rappresenta la Cuba di oggi, ridicolizzano, per esempio, il divulgato progetto nordamericano che si propone di alfabetizzare un paese senza analfabeti o vaccinare bambini che sono liberi da malattie perché sono vaccinati tutti gli anni.

Davanti a tale cumulo di fatti, non esiste dubbio che il poderoso vicino del Nord torna a sbagliarsi assumendo la strategia di aspirare a nuove generazioni di dirigenti dell'isola portati a piegarsi davanti alle sue esigenze ed a fare retrocedere l'orologio della Storia.

Tutto ciò senza contare che, come crudele ironia del destino, può imbattersi già nella proliferazione di un'istanza esistente in Cuba, per certo non esclusiva  ed ogni volta con maggiore numero di componenti grazie alla qualità superlativa dell'attenzione medica nazionale: il Club dei 120 anni.