Di nuovo...un atteggiamento

 

differente

 

 

7 agosto 2006 - R. Taladrid Herrero www.granma.cubaweb.cu

 


 

 

Davanti a quanto successo la settimana scorsa a partire dalla pubblicazione del Proclama del Comandante in Capo al popolo di Cuba, abbiamo potuto constatare due atteggiamenti molto differenti.

Il prima accaduto tra Miami e Washington, USA, che ha avuto vari componenti.

1. i cinque congressisti federali di origine cubana, ma che sono 100% nordamericani, corsero a Washington a riunirsi col Consiglio Nazionale di Sicurezza ed il Dipartimento di Stato.

Come venne riportato, dall'agenzia EFE, la Sig.ra. Ros-Lehtinen parlando a nome dei congressisti, dichiarò Non diamo dettagli su queste conversazioni.

Molto bene, il colloquio è segreto, ma, perché è tanto occulto? Sarà perché si discusse sul famoso annesso segreto che il Piano Bush ha su Cuba?

Ossia, è valido ipotizzare che quello che si discusse fu su come questi nordamericani chiesero al loro governo di aggredire militarmente un paese straniero, prendendo come modello la barbarie già vista in Afghanistan, Iraq o Libano.

Quando si legge il discorso pubblico di questi cinque congressisti nordamericani troviamo frasi su come liberare Cuba, la fine della tirannia, etc.

Ovviamente non parlano di farlo con la loro base elettorale, ma pregano il governo imperiale di aggredire il loro paese di origine per poi venire dietro ai marine.

2. la reazione a Miami, specificamente di fronte al Ristorante Versailles e nella calle 8, guarda caso nei posti dove va sempre la televisione locale a cercare le reazioni di questa comunità quando succede qualcosa relazionato con Cuba. Lì abbiamo visto uno spettacolo ripugnante, inumano ed antireligioso, nient'altro e niente meno che i chiamati "festeggiamenti" per la supposta morte di Fidel.

Tuttavia, si é potuto vedere solo poche centinaia di persone, ciò dimostra che c'è molta gente decente in quella comunità che sono anche vittime dell'intolleranza, il totalitarismo e la brutale repressione di questa mafia anticubana che controlla il potere in quella Contea.

E molto alcool. El Diario de Leon, Spagna, mediante un'inviata speciale che stava in questa città ci rivelò, nella sua edizione digitale di giovedì 3 agosto, che uno degli euforici "celebranti" gridò ala giornalista: "questo è l'happy corner", mentre finiva il suo mojito a ritmo di reaggeton.

Pare che la bibita abbia avuto effetti magici ed un'altra "celebrante" rivelò al Diario de Leon uno dei grandi misteri della sociologia contemporanea, il significato reale della parola dissidente quando si riferisce a Miami. La "celebrante" fu semplice e chiara, quando disse: sono dissidente per eredità genetica. Senza dubbio sempre s'impara qualcosa di nuovo.

Ci fu anche un deficit di bandiere cubane, la spiegazione la diede un personaggio che apparve in un programma d'intrattenimento che si trasmette dal canale locale 41 della citata città, quando un reporter si avvicinò ad un uomo che aveva decine di bandiere cubane nelle sue mani, gliene chiese una e questo gli rispose: mira mi amor, qui non si regala niente, da quando sono arrivato in questo paese a me non mi hanno regalato nulla.

E non poteva mancare il terrorismo, onnipresente in tutto ciò che succede attorno a questa mafia che controlla questa città e che controllava anche questi festeggiamenti. L'inviata speciale del giornale spagnolo El Periódico, nella sua edizione digitale del 3 agosto, riportava che nelle "celebrazioni", si trovava Luis Fuentes, un uomo che si rifiuta di essere fotografato e che porta orgoglioso un anello della Brigata 2506 ed una spilla del MRR (Movimento di Recupero Rivoluzionario che, da Miami, cerca di eseguire azioni di sabotaggio a Cuba) si dà arie di avere percorso per anni l'America Latina preparando attentati contro Castro — il primo serio tentativo si organizzò in Messico e cercarono di fare la stessa cosa che si fece in Egitto con Anuar Sadat.

Naturalmente, terroristi tipo Luis Fuentes sanno per certo quale sarebbe il loro destino se osano venire a Cuba, per questo motivo riconobbe, in questa intervista, al giornale spagnolo El periodico: Se devo andare, andrò con l'Esercito statunitense.

Lì si stava "celebrando" anche il commercio batistiano.

Può leggersi, nell'edizione digitale di El Diario de Leon del 3 agosto, quando la sua inviata speciale a Miami descrive i citati "festeggiamenti" che: José, Jorge e Heliodoro, assicurano che ritorneranno in Cuba a reclamare le loro proprietà — Io lasciai lì chilometri quadrati di terre — dice Jorge che di seguito riprende — Tu non sarai per Zapatero, no? Perché egli è un socialista. Nella sua lista nera ci sono anche Hugo Chávez, Evo Morales e Kennedy... questo finisce nel sangue conclude José che non dà più spiegazioni.

È parte della "tormenta perfetta" di cui parlarono i giudici di Atlanta nella loro sentenza che ha annullato il giudizio contro i Cinque Eroi, l'illusione di recuperare i latifondi con la bestialità batistiana compresa. Ah, e che curioso, la mafia terroristica di Miami continua a dire, dalla sua propria voce, che Kennedy stava nella sua lista nera; lo dicono loro stessi.

Finalmente, spuntarono le orecchie ai sempiterni agenti della CIA facendo il loro lavoro.

Nel programma Radio Miami diretto dal giornalista cubano Max Lesnik che si trasmette dall'emittente WOCN di detta città si rivelava, il passato giovedì 3 agosto, quanto segue: Il giornalista Carlos Alberto Montañer deve essere molto disgustato dal suo collega Ariel Remos del Diario Las Américas perché questi pubblicò, nell'edizione del passato martedì, alcune dichiarazioni nelle quali diceva che Fidel Castro era morto e che il Governo cubano stava tentando di nasconderlo. Sembra che in effetti, Montaner disse ciò a Remos ma non affinché questi la pubblicasse sul giornale come affermazione di Montaner, bensì come notizia di fonte confidenziale senza attribuirla direttamente a Montañer.

L'intenzione di Carlos Alberto non era altra che quella di mandare alle stampe la diceria della morte di Fidel, pubblicando la notizia falsa su un giornale — il Diario Las Américas — in modo che altre pubblicazioni del mondo facessero eco alla falsa morte del dirigente cubano, approfittando dell'attesa causata dalla notizia della subitanea operazione chirurgica a cui era stato sottoposto e che era stata annunciata ufficialmente, lo scorso lunedì, dalla televisione cubana.

Questo, nel gergo della CIA si chiama propaganda nera, cioè dare un' informazione falsa, per ingannare l'opinione pubblica ed i governi amici e nemici.

Ma come ci disse un collega giornalista, amico di Ariel Remos, questo si rese conto che Montaner lo voleva utilizzare come strumento per pubblicare un'informazione falsa. Il giornalista Remos, del Diario Las Américas, rispose alla trappola di Montaner con un'altra trappola...


Dice un vecchio proverbio popolare che ciò che è uguale, non è trappola. La falsa notizia della morte di Fidel Castro fu tutta un'invenzione di Carlos Alberto Montaner; sappiamo che fu Carlos Alberto l'autore della falsa notizia, perché Ariel Remos lo ha premesso al dar la notizia. Benché sia chiaro, cane non mangia cane se i due sono dello stesso branco.

Immediatamente si cominciò a ripetere la misura attiva della CIA

Quello che io credo è che l'ha assassinato un membro del suo esercito, perché l'Agenzia Centrale di Intelligenza non può toccarlo, ha dichiarato un certo Luis Pastor a Miami allo spagnolo Diario de León.

È stato un attentato dell'Esercito gridava il già citato Luis Fuentes, terrorista della Brigata 2506 e del MRR, al giornale spagnolo El Periodico.

La stessa storia di quando la Fondazione Nazionale Cubano Americana annunciò, in un comunicato nel 1997, che le bombe che i mercenari complici di Luis Posada Carriles avevano messo in ristoranti e hotel a L'Avana, eseguendo il programma del Gruppo Paramilitare Segreto della FNCA, erano opera di militari ribelli.

E con un atteggiamento poco serio, il senatore USA, Melquíades Martínez, ex ministro nel governo Bush, si lasciò trascinare dall'euforia in una situazione ridicola ed affermò, con allegria, al canale 41 di Miami: Fidel è morto.

Come dissi all'inizio, c'è un secondo atteggiamento che emerge per i principi.

In primo luogo quando, proprio Fidel, una volta ancora, affrontò con prodezza e senza trucchi la verità e spiegò nel suo messaggio:
"Io non posso inventare notizie buone, perché non sarebbe etico, e se le notizie fossero cattive, l'unico a trarne vantaggio sarebbe il nemico.

 

Nella situazione specifica di Cuba, dovuto ai piani dell'impero, il mio stato di salute si converte in un segreto di stato che non può essere diffuso costantemente; ed i compatrioti devono comprendere questo. Non posso cadere nel circolo vizioso dei parametri di salute che costantemente, durante il giorno, variano".

La verità come bandiera, l'impegno permanente con l'onestà e l'etica sia quale che sia la situazione, come sempre
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E la seconda ha avuto migliaia di espressioni, da tutto il mondo, da capi di Stato e di Governo, da importanti intellettuali, fino a persone umili, in reconditi luoghi; come questo nobile fatto che si verificò nella lontana Ucraina, raccontato dall'inviato Germán Ferraz, addetto al commercio dell'ambasciata di Cuba in detta Repubblica, che in sintesi dice così:

Oggi arrivò all'Ambasciata un uomo, un contadino di Chernivtsi (é nei Carpazi). L'uomo venne a sapere delle notizie sul Comandante, è apicultore, molto povero. Tirò fuori il miele che aveva nei suoi alveari, lo vendette e venne a Kiev per darci il denaro necessario per aiutare Fidel. Ti immagini che emozionane, un semplice ucraino povero, che neppure parlava il russo, ma che sapeva di Fidel. E' inutile dire che non accettammo, lo ringraziammo e gli dicemmo che non c'era bisogno di denaro che il solo fatto del suo gesto c'era sufficiente. Ci lasciò una lettera augurando un pronto ristabilimento del Comandante.

Oggi non chiederò che tiriate le vostre conclusioni (ciò che potete anche fare) ma vorrei che mi permettessero di esprimere la mia convinzione che, in parte grazie a Fidel, già un mondo migliore si sta rendendo possibile.